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July 10, 2018
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New York e i nuovi grattacieli: le ragioni del boom dell’edilizia verticale

Nella Grande Mela è in corso una “ri-skyscraperizzazione”, complici i tassi bassi e l'abbondanza di soldi da trasformare in mattoni

James HansenbyJames Hansen
New York e i nuovi grattacieli: le ragioni del boom dell’edilizia verticale

La nuova skyline di New York.

Time: 2 mins read

L’Europa si consola dei suoi molti guai con la convinzione che ci sia in corso un drammatico declino degli Stati Uniti. Porta a prova la personalità sgradevole dell’attuale inquilino della Casa Bianca e la crescente indisponibilità ad intervenire per risolvere i problemi europei.

L’immagine qui sopra ritrae la nuova skyline emergente della città di New York. I grattacieli luccicanti del rendering sono quelli attualmente in costruzione. Crescono sugli “Hudson Yards”, i vecchi scali ferroviari che ora si coprono per costruirci sopra. Ci sono altri progetti minori – si fa per dire – in altre parti della città.

La “ri-skyscraperizzazione” di New York è in corso da qualche anno. La città già ospita più di 6.486 palazzi “high rise” alti più di 35 metri. All’ultimo censimento edilizio – aprile 2016 – ce n’erano altri 494 in costruzione o in cerca degli ultimi finanziamenti. Cominciano ad uscire anche da Manhattan per allargarsi a Brooklyn, Queens e the Bronx.

La zona a più alta densità di skyscraper nuovi comprende larghe parti dei vecchi quartieri di Hell’s Kitchen e Chelsea. Il più grande dei singoli progetti è quello che riguarda gli undici ettari di spazio edificabile ricavato sopra uno scalo utilizzato come parcheggio per i treni pendolari che servono la metropoli. La “piastra” si posa sopra i binari su 234 grandi pilastri e reggerà un parco pubblico con 28mila piante e 225 alberi – nonché 16 nuovi grattacieli in mezzo al verde.

I motivi del boom dell’edilizia verticale sono molti, soprattutto la disponibilità di soldi da “trasformare in mattoni” mentre i tassi sono ancora bassi. C’entra anche l’Europa, seppure indirettamente.  È convinzione americana che l’Unione Europea, pur di punire la Gran Bretagna per la sua temerarietà nel votare la Brexit, farà di tutto per distruggere Londra come capitale finanziaria – con riflessi però più a favore di New York che di Francoforte o Parigi – …

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James Hansen

James Hansen

Americano della West Coast, vivo in Italia da molti anni. Sono arrivato, giovane, nel servizio diplomatico USA come vice console a Napoli. Lì ho capito che “da grande” non volevo fare l’ambasciatore. Sono passato al giornalismo come corrispondente dell’International Herald Tribune e del Daily Telegraph, in seguito spostandomi “dall’altra parte della scrivania” come capoufficio stampa di Olivetti, di Fininvest e infine di Telecom Italia. Da tempo mi occupo di “diplomazia privata”, accompagnando grandi aziende italiane nelle loro avventure internazionali. È la diplomazia che mi immaginavo da ragazzo, con obiettivi più o meno chiari e i mezzi e l’autonomia per perseguirli. An American from the West Coast, I have been living in Italy for many years. I got here young, with the diplomatic service as the US vice consul in Naples. There I realized that, as a grown up, I didn't want to be an ambassador. I turned to journalism as a correspondent for the International Herald Tribune and the Daily Telegraph, and later on, I moved to the “other side of the desk” as chief of press for Olivetti, Fininvest and finally Telecom Italia. I deal with "private diplomacy", backing up large Italian companies in their international adventures. It's the diplomacy as I imagined it when I was young, with more or less clear goals and the means and autonomy to pursue them.

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