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De Blasio domina le elezioni e attacca Trump: “Un messaggio alla Casa Bianca”

Il sindaco uscente trionfa, come da pronostico, sulla repubblicana Nicole Malliotakis con il 66,5%, ma solo il 22% è andato a votare

Davide MamonebyDavide Mamone
De Blasio domina le elezioni e attacca Trump: “Un messaggio alla Casa Bianca”

Il sindaco Bill de Blasio con una sua sostenitrice, il giorno della sua riconferma a primo cittadino (Foto da Twitter: @BilldeBlasio)

Time: 3 mins read

Vittoria bulgara doveva essere, vittoria bulgara è stata. Il sindaco Bill de Blasio vince, anzi, domina le elezioni, attacca la Casa Bianca (“New York ha lanciato un messaggio, non si voltano le spalle ai nostri valori”) e ottiene il secondo mandato come primo cittadino di New York, al termine di una campagna elettorale blanda, senza forzature, senza tensioni. L’affluenza al voto è stata bassissima: appena il 22% è andato a votare. E il distacco, rispetto alla candidata repubblicana Nicole Malliotakis, è stato come da pronostico e da sondaggi abissale: quasi 40 punti percentuali (66,5% a 27,8%). Bill de Blasio ha trionfato nel Bronx con il 79%, a Brooklyn con il 72,6%, a Manhattan con il 72,1% e nel Queens con il 61%, lasciando a Malliotakis solamente la solita repubblicana Staten Island (dove de Blasio non è andato oltre un misero 25,5%).

Ma com’è riuscito l’italo-americano Bill a vincere le elezioni di riconferma con così tanta tranquillità, nonostante la metropolitana a pezzi – il cui servizio, è vero, dipende dallo Stato di New York governato da Andrew Cuomo, ma i cui disservizi ricadono fisiologicamente sulla città – e un inizio mandato tutto in salita? Principalmente per cinque ragioni: l’economia cittadina in crescita e il tasso di microcriminalità in diminuzione, la costruzione di nuove case popolari a prezzi calmierati e l’asilo nido pubblico per 70mila bambini, fino alla riforma della cosiddetta stop-and-frisk, la pratica di temporanea detenzione, interrogatorio e, a volte, fermo di civili in strada, per presunti reati come il possesso illegale di armi o il possesso di stupefacenti. Una pratica considerata discriminatoria verso le minoranze afro-americane e inutile (il 90% dei casi – indica uno studio del 2011 – ha sempre portato al rilascio della persona fermata, senza prove a suo carico) e il cui intervento ha rappresentato una promessa mantenuta da parte del sindaco.

Sono state proprio le minoranze, del resto, il punto di forza di Bill de Blasio, amato più dai poveri che dai ricchi, più dalle comunità nere discriminate di Brooklyn che da quelle bianche e privilegiate di Manhattan. Un sindaco che ha sempre veleggiato sul 70-75% di indice di gradimento e che fin dal novembre 2016 è stato sostenuto da due dei principali sindacati per le elezioni di secondo mandato. Qualcuno però, tra gli affezionati più radicali che lo hanno ri-votato pur rimanendo parzialmente delusi dal primo mandato, ora attende una svolta più a sinistra. Quella che tutti a destra temono da tempo e che in pochi a sinistra hanno ancora visto, nonostante tutto. Un fatto, questo, parzialmente ammesso anche dallo stesso Bill de Blasio, che nel suo discorso dopo la vittoria ha detto davanti ai suoi sostenitori: “Dobbiamo diventare una città più giusta e dobbiamo farlo presto, dobbiamo farlo velocemente. Avete visto alcuni importanti cambiamenti negli ultimi quattro anni, ma ancora non avete visto nulla”. Che la virata “comunista” possa concretizzarsi proprio in questi secondi quattro anni, che de Blasio amministrerà libero dalle catene “elettorali”? Difficile dirlo. Certo è che, riprendendo le parole dello stesso sindaco, “per la prima volta in 32 anni, un sindaco democratico è stato rieletto a New York”. E per questo, Bill de Blasio ha promesso di più: “Sarà l’inizio di una nuova era progressista che vedrà i Democratici alla guida della città per parecchi anni a venire”.

Secondo il cittadino rieletto di New York, tra l’altro questa sua vittoria schiacciante assume un valore politico decisamente più ampio: “Stasera la città di New York ha mandato un messaggio alla Casa Bianca” ha infatti evidenziato il primo cittadino newyorkese, che ha definito le elezioni del 7 novembre “una buona nottata per i progressisti”, riferendosi alle vittorie dei Democratici in Virginia e nel New Jersey. Nella stessa notte, infatti, Ralph Northam ha trionfato nelle elezioni del suo Stato, diventando governatore della Virginia e imponendosi contro Ed Gillepsie (53,9% vs 45%). Mentre nel New Jersey è diventato governatore il democratico Philip D. Murphy che ha sconfitto (55,5% vs 42,4%) il repubblicano Kim Guadagno, “delfino” del governatore uscente Chris Christie. Si tratta della prima grande vittoria elettorale dei Democratici, dall’elezione di Donald Trump. Con lo sguardo, ora, sempre più attento, alle elezioni di mid-term del 2018, sempre più vicine e ogni giorno più importanti.

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Davide Mamone

Davide Mamone

Davide Mamone è un giornalista freelance di base a New York. Cresciuto a Milano, di origini palermitane, collabora con Radio Popolare, ha scritto reportage per testate italiane come L'Espresso, Panorama e InsideOver e per testate americane come Market Watch del gruppo Dow Jones Newswires. Ha coperto le Nazioni Unite per La Voce di New York.

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