Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login
  • Register

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in Sicilia
September 2, 2018
in Sicilia
September 2, 2018
0

Pantelleria, paradiso dell’agricoltura per i maestri che imparano dalla terra

Storie di aromi, sapori e sbornie celebri nell'isola dove chi coltiva entra a far parte del mondo in cui vissero gli dei

Roberto BrambillabyRoberto Brambilla
Pantelleria, paradiso dell’agricoltura per i maestri che imparano dalla terra

Coltivazione a zibibbo di un piccolo appezzamento in una vallata interna. La vite ad alberello di Pantelleria è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, ed è la prima pratica agricola considerata bene immateriale e culturale. (Foto Roberto Brambilla)

Time: 6 mins read

Contrariamente alla maggior parte delle isole minori del Mediterraneo, popolate da marinai o pescatori che vivono del mare che li circonda, gli abitanti di Pantelleria sono contadini che hanno sempre vissuto dei prodotti della loro terra.
Questa caratteristica ha radici storiche e morfologiche.
Le prime sono legate alle ripetute invasioni e saccheggi da avventurieri battenti bandiere diverse a caccia di Ossidiana, mentre le seconde derivano dal fatto che l’accesso al mare fosse impossibile per ben due terzi delle sue coste.
Il risultato è che i panteschi hanno per secoli guardato al mare come a una fonte di pericolo, preferendo costruire i loro villaggi in cima alle colline e vivere dei frutti delle loro campagne.
Ma se nel 1960, gli agricoltori di Pantelleria producevano più di 300,000 quintali di uva zibibbo, e oltre 20,000 quintali di capperi, già nel primo numero de “Il Panteco” nell’agosto 1974, si lamentava il calo del raccolto dell’uva a 270,000 quintali, e quella dei capperi a meno di 15,000. Da allora, la produzione agricola dell’isola e’ drasticamente diminuita e, oggi l’isola produce meno di 30.000 quintali di uva e circa 1.000 quintali di capperi.

La raccolta dei capperi a Pantelleria inizia a maggio e termina a settembre, un lavoro faticosissimo e quasi senza soste, in quanto il cappero deve essere colto prima che la pianta fiorisca. (Foto R. Brambilla)

“E’ una vergogna che questo territorio, così ricco di prodotti agricoli di qualità, non sia stato capace di valorizzarli adeguatamente” – si lamenta Giovanni (vedovo inconsolabile di Francesca), uno dei coltivatori locali che ancora vende direttamente i suoi prodotti da un garage di Rekhale.

“Pantelleria profuma di aromi e produce prodotti di qualità superiore alla concorrenza, tra cui l’uva zibibbo, un’uva dolce che non ha uguali nel mondo”.

“Non ha uguali nel mondo? – gli chiedo con un ombra di incredulità – e, perché?”

“Perché questa qualità deriva dalla natura vulcanica del sottosuolo, e contribuisce non solo a intensificare i sapori, ma anche arricchire la nostra frutta e le verdure di minerali preziosi”.

“La ragione – aggiunge – è che la crosta vulcanica del sottosuolo di Pantelleria trattiene umidità, per cui sotto due o tre metri di terra c’è una fascia d’acqua che consente la crescita di uva, capperi, patate, zucchine, pomodori, melanzane, zucche, meloni, eccetera, senza quasi bisogno di innaffiamenti”.

I terrazzamenti delle colline, una caratteristica del paesaggio dell’isola per consentire coltivazioni intensive. (Foto Rebeca San Andres)

“Ma quale è, dunque, la causa del calo di produzione?” – domando.

“Una delle cause principali è la Mafia palermitana” – mi confida Battista, un altro produttore diretto.

“Fino alla metà degli anni ‘70, oltre un terzo della produzione di uva dell’isola veniva venduta al mercato generale di Palermo, controllato dalla Mafia; poi, da un giorno all’altro, lo zibibbo scomparve, sostituito dall’Uva Italia”, un prodotto della zona di Agrigento, a sua volta controllato dalla mafia. Questo cambiamento infierì un colpo mortale alla distribuzione del nostro zibibbo”.

Pasquale, uno dei giovani panteschi che ha scelto di continuare la tradizione degli avi. (Foto Salvatore Gabriele)

Pasquale, un giovane contadino che ha scelto di lavorare le campagne dell’isola, attribuisce la colpa del crollo di produzione ai “malfattori, imbroglioni e incompetenti gestori della ex-Cantina sociale”.

“Dopo aver accudito direttamente per secoli alla distribuzione dei loro prodotti agricoli” – mi spiega Pasquale – “gli agricoltori di Pantelleria decisero di consorziarsi, creando due cooperative, la prima per vendere l’uva, e la seconda per vendere i capperi. Mentre la cooperativa dei capperi ha funzionato abbastanza bene nel corso degli anni, quella dell’uva fu un vero albatros!”.

“E perché?”-  gli chiedo,

“Per incompetenza e per malafede”- risponde Pasquale.

“Mentre i miei nonni consegnavano ogni anno tutto il raccolto di uva alla cooperativa, i politicanti disonesti che la dirigevano presero l’abitudine di non distribuire tutti i proventi delle vendite ai contadini, adducendo perdite amministrative”.

“Il colmo di questa storia è che la cantina sociale, malgrado avesse ricevuto anche sussidi e contributi governativi per oltre 15 miliardi di lire, finì per fallire con più di nove miliardi di debiti”.

“Questa bancarotta penalizzò finanziariamente gli agricoltori dell’isola e molti di loro, sfiduciati, abbandonarono le campagne”.

E’ una storia comune a molte altre iniziative del genere in Italia, e Giovanni mi conferma che, al momento del fallimento, la cantina gli era debitrice di oltre cento milioni di lire.

Salvatore Gabriele, Direttore di Pantelleria Internet, mi precisa che solo un terzo della produzione degli anni 60 era uva zibibbo, un terzo uva passa e il rimanente passito.

“La verità è più complessa”- mi dice Salvatore, -“E per quanto sia vero che il boicottaggio degli elementi mafiosi del Mercato Generale di Palermo causò un calo della domanda del nostro zibibbo, altri fattori contribuirono al crollo di produzione dell’uva passa e del moscato passito”.

“Per esempio, all’inizio degli anni ‘80, la nostra uva passa era acquistata quasi esclusivamente dai produttori di Panettoni. Ma l’uva secca di Pantelleria, per quanto dolcissima, aveva i semi, mentre altre produzioni provenienti dalla Turchia e dal Medio Oriente erano senza semi; e questa è la ragione per cui i produttori di panettoni decisero di cambiare fornitori, causando una notevole diminuzione della domanda della nostra uva passa”.

“E, per quanto riguarda il passito di Pantelleria, una volta eravamo tra i pochissimi a produrlo. Ma, con il passar degli anni e il contributo degli enologi, la qualità dei vini moscati e passiti migliorò dovunque in Italia, creando valide alternative al nostro ‘nettare’ da dessert”.

I Giardini Panteschi sono prodigiosi recinti in pietra per proteggere uno o più alberi di limone. (Foto Roberto Brambilla)

Ninuzzo, uno dei  produttori vinicoli locali, aggiunge che “una delle cause principali della crisi dell’agricoltura a Pantelleria è dovuta all’ingerenza di alcune grandi compagnie vinicole siciliane e continentali nei meccanismi di marketing e distribuzione dei nostri prodotti”.

“Queste grandi società vinicole mischiano le nostre uve con altre provenienti dalla Sicilia o dal continente, e questo processo diminuisce l’unicita’ e la qualità dei nostri vini, abbassando i prezzi all’origine per massimizzare i profitti dei distributori”.

Faccio presente che la colpa è anche dei giovani panteschi che hanno abbandonato il lavoro dei padre, con conseguente riduzione della mano d’opera locale. “Non sarebbe forse il caso” – domando – “di puntare sugli immigrati per sopperire alla carenza di mano d’opera agricola?”

Il mio accenno agli immigrati gela improvvisamente il dibattito. L’isola ha appena eletto una nuova Giunta Comunale che rappresenta il movimento politico schierato contro le “frontiere aperte”.

Cerco di riportare il discorso su come riavviare la produzione:

“Dal momento che la qualità dell’uva, dei capperi, e di tutti gli altri prodotti agricoli di Pantelleria è fuori discussione, perché i Panteschi non creano un marchio di qualità dell’isola con conseguenti maggiori incentivi economici per gli agricoltori, imbottigliando in-situ i loro vini e passiti, e cercando di controllarne direttamente la distribuzione come avveniva cinquant’anni fà?”

La Cantina “Donna Fugata”, progettata dall’Architetto Gabriella Giuntoli (Foto Rebeca San Andres)

“Questo processo sta avvenendo”- mi risponde Salvatore Gabriele -“negli ultimi anni c’è stata una riscoperta di tutti i prodotti gastronomici dell’isola, non solo dell’uva e dei capperi, per cui si spera che questo sia l’inizio di una inversione di tendenza”.

“Oggi”- conclude Salvatore -“un discreto numero di piccoli produttori locali ha anche cominciato a vendere direttamente al pubblico via Internet, creando nuove nicchie di mercato”.

Uno di questi piccoli imprenditori è Gigino Dello Iacono, un napoletano trapiantato sull’isola da più di 35 anni. All’inizio, Gigino faceva pesca subacquea ma, ben presto, il suo DNA contadino lo spinse ad occuparsi di agricoltura. Comprò un ettaro di terreni sotto il monte Gibele e cominciò a piantare uve diverse dallo zibibbo.

L’uva Syrah coltivata da Gigino Dello Iacono (Foto Roberto Brambilla)

“La qualità della terra di Pantelleria è tale da assicurare prodotti agricoli superiori”- mi conferma Gigino,-“per cui mi sembrava logico tentare di diversificare la produzione. Mi sono quindi chiesto perché limitarsi allo zibibbo e non sperimentare con uve nere, e ho cominciato a piantare uve Syrah, Grenage e Nerello Mascalese”.

Oggi Gigino produce, secondo me, i migliori rossi dell’isola, vini interamente biologici e al 100% panteschi, che distribuisce direttamente.

L‘esempio più clamoroso di questo nuovo corso sembra essere quello del “Sangue Nero”, il Passito prodotto dall’attrice francese Carole Bouquet.

Gerard Depardieu e Carole Bouquet, nei primi anni del loro inebriamento per Pantelleria. (Foto Salvatore Gabriele)

Carole Bouquet e Gérard Depardieu arrivarono insieme sull’isola negli anni ’90 e se ne ‘inebriarono’, col risultato di acquistare più di 10 ettari di vigneti abbandonati nella Valle del Monastero da destinare a produzione vinicola.

Gérard era un grande bevitore, e la sue frequenti visite alle campagne e cantine dell’isola entusiasmavano i locali.

Racconta Salvatore Gabriele che, una sera, Gérard bevve più del necessario e Carole tentò ripetutamente di limitarne gli effetti. A un certo punto Gérard, esasperato, le mollò un cazzotto in un occhio, e questo causò la fine del loro amore e del comune business vinicolo.

La valle del Monastero dove sono situati i vigneti di Carole Bouquet. (Foto Roberto Brambilla)

Carole si tagliò i capelli a zero, un atto di ostilità e di rifiuto per Gérard che li aveva accarezzati con tanto amore per anni, rifiutò le sue scuse, e pubblicizzò senza alcuna timidezza per molte settimane il suo occhio nero.

Salvatore Gabriele intervista Carole Bouquet, “Ambasciatrice dei Vini” dell’isola.

La coppia si separò, Gérard abbandonò Pantelleria e Carole sviluppò da sola il suo “Sangue d’oro” che viene oggi apprezzato nei migliori ristoranti di Parigi.

Carole Bouquet venne poi nominata dal Sindaco “Ambasciatrice dei Vini di Pantelleria nel Mondo”, un incarico diplomatico per cui non si sarebbe potuto trovare miglior messaggero.

 

 

 

 

 

(Segue)

Share on FacebookShare on Twitter
Roberto Brambilla

Roberto Brambilla

Roberto Brambilla, milanese, architetto, vive e lavora a New York da 50 anni. Torna ogni tanto in Italia, ma per andare nell' isola più vicina all'Africa: Pantelleria. Roberto Brambilla, a milanese architect headquartered in New York since the early 1970s, travels often to Italy to regenerate his creativity in the closest island to Africa: Pantelleria.

DELLO STESSO AUTORE

Pantelleria, l’isola dove puoi tentare di scoprire il segreto dell’immortalità

Pantelleria, the Island Where You Can Try to Discover the Secret of Immortality

byRoberto Brambilla
Arte, Amore e Creatività: la magia di Pantelleria

Art, Love and Creativity: The Magic of Pantelleria Island

byRoberto Brambilla

A PROPOSITO DI...

Tags: Carole BouquetGerard DepardieuPantelleriapassito di pantelleriavini siciliani
Previous Post

Sarah, in Italia per insegnare inglese, con una passione per… la pasta fresca

Next Post

A Venezia, Guadagnino supera il modello Dario Argento

Discussion about this post

DELLO STESSO AUTORE

Gabriella Giuntoli, Passionate and Poetic Architect, Savior of Pantelleria

byRoberto Brambilla
Quando a Pantelleria, dopo quel racconto di Turi, sognai l’elefante di Annibale

The Time in Pantelleria That I Dreamed of Hannibal’s Elephant After Turi’s Story

byRoberto Brambilla

Latest News

Il ritorno di Casanova di Salvatores: il senso di una vita al tramonto

Il ritorno di Casanova di Salvatores: il senso di una vita al tramonto

byGiuseppe Sacchi
Duemila studenti all’Assemblea Generale dell’ONU per il CWMUN2023

Duemila studenti all’Assemblea Generale dell’ONU per il CWMUN2023

byNicola Corradi

New York

Alla Triangle Shirtwaist Factory si ricordano le donne italiane morte nel 1911

Alla Triangle Shirtwaist Factory si ricordano le donne italiane morte nel 1911

byLa Voce di New York
Paolo Scaroni al GEI: “Non abbiamo nemmeno iniziato la transizione energetica”

Paolo Scaroni al GEI: “Non abbiamo nemmeno iniziato la transizione energetica”

byNicola Corradi

Italiany

La crisi dell’istruzione nel mondo: 2/3 dei bambini non capiscono cosa leggono

Master Fondazione Italia-Usa: altre 200 borse di studio “Next Generation”

byLa Voce di New York
World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

World Pasta Day: negli USA sempre più Made in Italy grazie all’ICE

byNicola Corradi
Next Post
A Venezia, Guadagnino supera il modello Dario Argento

A Venezia, Guadagnino supera il modello Dario Argento

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro

  • New York
    • Eventi
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 - 2022
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017

No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Elezioni 2022
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Speciale Venezia
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In
By clicking on "Create my account" or by registering, you accept the Term of Service and the Privacy Policy.

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?