Perché si incontrino per strada più agenzie di scommesse sportive che panetterie, è evidente: non ci si azzecca (quasi) mai.
Prendi la Juve. Anonima in campionato, sotto il mirino di procura della Repubblica e federale per le plusvalenze fasulle e già abbastanza derisa per l’esame taroccato che Luis Suarez sostenne a Perugia per dimostrare di essere ‘abbastanza’ italiano, quindi tesserabile dalla Signora.
In sintesi: la Juve di quest’anno riflette un’immagine sbiadita e logora di quella che, solo due anni fa, aveva chiuso un ciclo di nove scudetti vinti consecutivamente.
C’è un solo esperto di calcio e scommettitore che avrebbe pronosticato una marcetta trionfale per la Juve in Champions League? Ebbene, la squadra di Allegri è l’unica italiana ad aver chiuso il suo girone al primo posto, scongiurando il pericolo di trovare, a febbraio, una big al primo scontro diretto.
E’ uscito il Milan e l’Inter ha perso il primato nel suo girone, dopo la netta sconfitta con il Real Madrid.
Anche in Spagna pare che non esista una regola che dia certezze allo spettatore. Il Real ha un miliardo e 600 milioni di debiti (in euro) e il Barcellona lo segue a ruota con un passivo di circa 1.2. Ebbene il Real è primo in campionato (la Liga) e, al solito, si segnala come favorito alla vittoria in Champions, mentre il Barcellona è settimo a 16 punti dall’eterna rivale e, battuto dal Bayern, fuori dalla Champions.
Il calcio sfugge alle regole che lui stesso si è dato e da ogni pronostico sensato. E forse è bello per questo: sa essere comunque sorprendente.
Per i bolognesi lo è stato, anche se la loro squadra si sta lentamente plasmando per diventare esportabile in Europa e alle partite di Coppa assistono neutrali. Ma è successo che, appena ottenuta la libertà provvisoria, Patrick Zaki, il giovane studente egiziano dell’Alma Mater, abbia pronunciato poche parole di ringraziamento a chiunque lo abbia aiutato a sopravvivere. Tra queste, due che hanno aperto il cuore molto più di una bella vittoria: “Forza Bologna”. Proprio così, forza Bologna, detto da chi è stato in carcere per 22 mesi, molto probabilmente ‘colpevole’ di aver chiacchierato in libertà sulla sua pagina Facebook.
A prima vista, un mescolare il sacro con il profano. In realtà, la soddisfazione di sapere che i ricordi più spensierati di questo ragazzo sono legati a quelle due ore di evasione che Patrick passava allo stadio con i suoi compagni di università, evidentemente ‘contagiosi’. Un raggio di sole, un ritorno al significato migliore dello sport, mentre i palloni sono sempre più d’oro, i bilanci sempre più ‘rossi’ e in tanti prendono le scorciatoie per sistemarli.

Chiusa parentesi, si torna alle faccende di campo. Sapevamo che tutti i club italiani avevano puntato sugli allenatori da copertina, veri e propri influencer delle curve, per soddisfare così la sete di novità del pubblico, in mancanza di denaro per acquistare calciatori. Il più Special tra questi allenatori è senz’altro il neo romanista Mourinho. Un flop, per ora.
Mou ha portato entusiasmo e il suo linguaggio mai banale è stato un panno che ha asciugato l’acqua che usciva dai tubi giallorossi. Poi si è inzuppato e anche lui, come la sua Roma, ha iniziato a mostrare i limiti che si conoscevano. La Roma non è da scudetto, casomai lo è soltanto il suo allenatore. Ma ovviamente non basta a mantenere calma una ‘piazza’, dove per strada sonnecchiano in parecchi ma allo stadio sono tutti iperattivi.
I prossimi giorni saranno quelli dell’attesa. Prima che delle gare di campionato, del biglietto di ringraziamento che la Juve potrebbe spedire alla Samp. La squadra di Genova ha il grande merito, all’occhio dei bianconeri, di essersi presa la prima pagina delle grane giudiziarie legate al calcio. Il suo presidente, Massimo Ferrero, è stato arrestato e, per evitare che possa inquinare le prove, tradotto in carcere per una serie di fallimenti pilotati di alcune delle sue innumerevoli società.
L’attenzione della cronaca giudiziaria si è quindi spostata da Torino e Genova, dove sono in spasmodica attesa di un nuovo presidente e di una nuova dirigenza che ripulisca in fretta le impronte lasciate da Ferrero. Il favorito alla successione pare essere Gianluca Vialli, vecchia gloria doriana e della Nazionale, che farebbe capo a un gruppo (o un fondo, non è ben chiaro) targato Usa.

E queste sono le righe più adatte per un sentito ‘grazie’ italiano a finanzieri e imprenditori americani, perché senza di loro il nostro calcio sarebbe già colato a picco: sono diciotto, delle quali sedici in serie A e due in serie B (Spal e Pisa) le proprietà americane.
Presto nei nostri stadi saranno esposti gli stessi cartelli confezionati in Italia nella primavera del ’45: WELCOME YANKEE!