È uno degli eventi sportivi più attesi dell’anno, negli Stati Uniti e non solo. La 51esima edizione del Super Bowl è alle porte e l’attesa per le due finaliste è ormai conclusa. All’NRG Stadium di Houston, domenica si affronteranno due squadre che hanno dimostrato una grande superiorità nel corso dei Playoffs NFL 2017: da una parte i New England Patriots, dall’altra gli Atlanta Falcons.
Cresciuto sulle orme del calcio e del rugby, importati dalla Gran Bretagna, il football americano nasce il 6 novembre 1869, quando viene giocata una partita di football collegiale tra la Rutgers University e la Princeton University, che allora si chiamava “College of New Jersey”. Il pallone aveva ancora una forma sferica e le regole erano molto diverse da quelle attuali, ma la passione verso quello sport considerato così strano, così intenso e allo stesso tempo così particolare stregò decine e decine di giovani in tutto il Paese. La creazione della linea di scrimmage – per intenderci, la linea di spazio vuoto che divide oggi le due formazioni all’inizio di ogni azione -, la svolta regolamentare del primo quindicennio del ‘900 e la nascita di figure storiche come Walter Camp, Glenn “Pop” Warner e Jim Thorpe ha cambiato sia lo sport sia il suo ruolo all’interno della società americana.
Per arrivare al Super Bowl, però, si dovrà attendere ancora qualche anno: il 1967. Nel mezzo, la fondazione di due leghe professioniste diverse e autonome (la AFL e la NFL), che amavano competere tra loro rubandosi i migliori talenti collegiali a vicenda. Poi la loro fusione in un’unica lega, la NFL per l’appunto, nel 1966. Infine, la crescita di un movimento culturale sportivo che ha portato il football americano nella quotidianità di centinaia di famiglie statunitensi, e nei cuori di grandi e piccini. Da quel 15 gennaio 1967, quando i Green Bay Packers sconfissero i Kansas City Chiefs 35-10, in una tiepida domenica losangelina, il fascino della NFL e in particolare del Super Bowl ha fatto presa in tutto il mondo. Anche in Italia. Nel Mediterraneo, si sa, il calcio, quello che gli americani chiamano soccer, è il primo della classe senza nessuna ombra di dubbio. Ma il seguito della NFL, così come degli sport americani in genere, è in crescita e sono sempre di più i fan delle squadre della lega. Ne sono una prova gli sport bar che stanno iniziando a lanciare la moda del “Super Bowl Party”. Da Milano a Catanzaro (!), passando per Venezia, Roma, Grosseto e Bari, il menù è sempre lo stesso: american food, nachos, birra a volontà e la finalissima NFL proiettata in maxi-schermo nel cuore della notte.
Ma che il seguito, in Italia, sia in crescendo lo denotano altri due fattori. Da una parte, la presenza mediatica in televisione, che negli ultimi anni è notevolmente aumentata: il Super Bowl LI, ad esempio, quest’anno sarà trasmesso in diretta sia sul satellite (su Fox Sports), sia in chiaro (su Italia 1). Dall’altra parte, la fan base sul web e sui social network, decisamente più “fitta” di un tempo. Ne sono un esempio i ragazzi di “Radio NFL Bonanza” , punto di riferimento online per appassionati e simpatizzanti, con i loro podcast settimanali, dall’ottobre del 2013. Sono sette (Mattia Luchetta, Massimiliano Di Blasi, Massimiliano Spinelli, Francesco Ciavattini, Daniel Molinari e Davide Cavati), sono appassionati e dopo averli raggiunti telefonicamente conveniamo tutti su una cosa: “l’America si ferma per il Super Bowl”, “il grande ballo del Super Bowl è arrivato” e la retorica attorno ai costi degli spot pubblicitari sono cliché tutti italiani che sarebbe bene evitare, per capire il vero significato di un evento del genere.
“Io seguo la NFL dalla metà degli anni ’90 ed è stato amore a prima vista” ci racconta sorridendo Francesco Ciavattini, uno degli speaker dei podcast, che prova a spiegarci così le ragioni di questa crescita: “Credo sia dovuto al fatto che il football, comunque, sia ancora una passione di nicchia: ti identifichi di più nello sport, prima ancora che nella squadra per cui simpatizzi e riesci a viverla da tifoso nel senso più positivo del termine”. Una tendenza che non sembra affievolirsi: “No, e la cosa bella è proprio il seguito del Super Bowl: l’evento finale, piuttosto che essere divisivo perché rimangono solo due squadre e spesso non è quella per cui simpatizzi, finisce per essere la ragione per cui tutti si riuniscono”. Un esempio? “Direi che io sono un bell’esempio: tifo Dallas Cowboys e se la mia passione fosse dipesa dai loro risultati forse non seguirei più…”.
Ma per quale motivo negli States il football americano è così seguito? “Beh, c’è una cultura sportiva che forse noi in Italia abbiamo un po’ perso: credo aiuti anche il fatto che tutte le squadre, prima o poi, possono avere l’opportunità di vincere o comunque di arrivare in fondo”, ci spiegano i ragazzi di Radio Bonanza. Nella NFL infatti, così come nella NBA, il monte stipendi – il cosiddetto salary cap – regolarizza le situazioni finanziarie dei team. Non ci sono patron miliardari che salvano baracca e burattini spendendo milioni di euro in giocatori, e se ci sono il loro operato è comunque moderato da un sistema che premia la strategia manageriale (durante il draft, nelle scelte dei free agent in off season e nelle trade), più dell’investimento economico in sé.
Un caso che riassume perfettamente tutto questo, del resto, forse lo sono proprio gli Atlanta Falcons. Etichettati come una delle squadre più perdenti della storia NFL, una sola presenza al Super Bowl prima di quest’anno (nel 1998, sconfitti dai Denver Broncos), i Falcons non si qualificavano ai Playoffs dal 2012. Questa stagione, invece, sono lì a giocarsi il Super Bowl, guidati dal quaterback di ghiaccio con l’aspetto da impiegato e la faccia pulita: Matt Ryan. In Europa si parlerebbe di favola (scrivere Leicester su Google per conferma), nella NFL invece è sorprendente ma normale. I Falcons, però, per agguantare il premio Vince Lombardi si troveranno di fronte un bell’ostacolo: i New England Patriots del duo d’oro, coach Bill Belichick e il quaterback più vincente della storia NFL (con Joe Montana), Tom Brady. Grazie a questi due ragazzacci, i Patriots negli ultimi 16 anni hanno raccolto qualcosa come 14 apparizioni ai Playoffs e 6 presenze al Super Bowl, trionfando in quattro di questi: 2002, 2004, 2005, 2015. Domenica si giocheranno la settima chance.
E quest’anno, a proposito, come finirà? La palla torna ai ragazzi di Radio Bonanza NFL: “Troppo difficile sbilanciarsi” ci dicono. “Se proprio devo, dico Patriots, perché Belichick è il miglior coach dell’ultimo decennio e se ha due settimane per preparare una partita può fare male: ma è tutto imprevedibile” aggiunge Francesco. La speranza di tutti? È sempre la stessa. Che sia una partita bella, equilibrata, coinvolgente e divertente: del resto, la NFL e il football vivono da proprio di questo.
Orari:
Italia: Notte tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio: 00.30
USA: Domenica 5 febbraio: 6.30pm Eastern Time; 9.30pm Western Time