Vancouver, 5 Luglio 2015 Finale della Coppa del Mondo di calcio femminile: USA – Japan 5-2
Tra fughe di notizie sul referendum in Grecia e l’ennesimo quanto assurdo allarme per le alte temperature, il 5 luglio domenicale in Italia è trascorso senza altre preoccupazioni. Le famiglie con dimora nel lato italiano poggiato sulla costa hanno passato al mare la giornata festiva mentre l’altra metà ha deciso di rinfrescarsi le idee all’ombra delle conifere pedemontane ed alpine, ricca vegetazione autoctona del nostro belpaese. Una domenica senza inquietudini, senza eccessi di nervosismo dovuti alle intemperanze della canicola che a queste latitudini si sa, gioca brutti scherzi. Con i bassifondi in ammollo lungo i 5000 km delle nostre gli uomini raggiungono le spiagge privi dei più banali mezzi di comunicazione poiché in Italia e nel resto d’Europa non è in programma nessun evento sportivo degno di nota.
In questa domenica di Luglio ormai trascorsa, quando in Italia era già notte fonda, un nome rimbalza incessante tra i social di mezzo mondo. Un nome che a molti suona poco familiare , quasi sconosciuto, ma che negli States è già un mito. Appena quindici minuti dopo il fischio d’inizio della finale mondiale femminile tra gli Usa ed il Giappone, Carli Lloyd, 32 anni, centrocampista della squadra americana, aveva già infilato tre palloni in fondo al sacco della porta del Giappone. Evento unico nella storia del calcio mondiale, maschile o femminile che dir si voglia. Con il gol della Holiday il conto dopo appena un quarto d’ora di gioco era di 4 a 0 per gli USA. E la quarta rete della Lloyd è stato un capolavoro balistico di alta scuola, un invenzione geniale , un tocco di pennello su una tela pregiata. (Vedi il video)
La Lloyd si libera di un avversaria, porta la sfera sul destro, vede il portiere fuori area ed un lampo di genio attraversa la sua mente in un decimo di secondo brevissimo quanto interminabile se hai il dono di essere accarezzato dal talento. Fa due passi e calcia di precisione da circa 40 metri, proprio dalla linea del centrocampo. Il pallone si ferma a mezz’aria, pare osservare dalle sue altezze la folla in delirio, si sente il protagonista della scena e decide quindi di fare un bel lavoro. Sfiora docilmente le vertiginose altezze impresse dal piede fatato della Lloyd, poi decide di planare verso il terreno di gioco in un armonia gravitazionale quasi mistica. La traiettoria è di quelle che non lasciano scampo. Il Pallone adora fare il suo mestiere e si lascia precipitare incurante della fisica dietro le spalle del povero portiere nipponico che nulla può fare se non assecondare il genio e la follia di quel tiro così ardito. Quando il cuoio accarezza la rete un esplosione di voci lo accompagna come trionfante e lui se ne sta lì, sul fondo della rete assaporando il suo momento di gloria fatto da sessantamila voci osannanti. Che bel mestiere fare il pallone di calcio quando chi dovrebbe prendersene cura si chiama Carli lloyd, 32 enne atleta giocatrice della squadra americana che grazie ai suoi gol , ed al suo genio , ha vinto la sua terza Coppa del Mondo.
Come da pronostico hanno vinto i favoriti. La squadra USA ha annientato quella nipponica a suon di gol e di caparbia volontà, ribaltando il verdetto che le ha viste soccombere quattro anni or sono nella finale di Francoforte. Stavolta le trombe hanno squillato a favore delle americane in una gara in cui nulla è stato fatto per favorire il caso. Stavolta la tombola dei rigori in una fatale coincidenza cabalistica non ha avuto nessuno spazio, il destino questa volta si è accomodato tra gli spalti del BC Place di Vancouver ad assistere ad uno spettacolo incomparabile di forza e di tecnica calcistica senza alcun precedente, Il fato ha deciso di starsene a casa tra birra e patatine ad osservare, senza essere protagonista in alcun modo della vittoria degli Stati Uniti.
Un successo durato quattro anni di lavoro, di tattiche, di allenamenti e, perché no, assaporando anche la rivincita. Ecco, forse il destino ha fatto qualcosa prima di accomodarsi in poltrona a non fare nulla, ha deciso di far disputare la finale alle stesse squadre di quattro anni fa. Qualcosa non era andato per il verso giusto a Francoforte , e quindi la sorte ha stabilito di dare una possibilità alle americane di rifarsi con gli interessi. Poi si è adagiato ed ha osservato in silenzio plenario concedendo il libero arbitrio alle due contendenti. Senza in alcun modo intervenire. In questo modo ha vinto la squadra più forte, la squadra che ha meritato questo mondiale con 14 gol fatti ed appena tre subiti.
“Che grande vittoria, Grande Team, Venite a trovarmi alla Casa Bianca al più presto” twitta il presidente Barack Obama in preda ad una imprevedibile trance post agonistica. L’America è fiera di queste ragazze e lo sport in generale ne esce vittorioso almeno per una volta. Tra gli scandali che mortificano il calcio d’altra sponda e gli stadi semi deserti, questo Mondiale ha garantito ai posteri un evento da raccontare. Uno spazio di sport incontaminato da alibi, stratagemmi e falsi miti. Un Mondiale di calcio all’insegna della partecipazione. Gli impianti erano stracolmi di persone e di gioia , una volta tanto vedere una partita di calcio mi ha reso felice. Si calcola che almeno un miliardo di persone hanno assistito alla finale in tutto il pianeta con centinaia di televisioni collegate per dare lustro meritato all’evento , una grancassa mediatica notevole. Tranne che in Italia, ovviamente.
Appuntamento oltre oceano, tra quattro anni in Francia, Paese scelto per ospitare i Mondiali del 2019. La terza volta che il vecchio continente avrà a che fare con un Mondiale Femminile. Dopo i fasti canadesi possiamo solo augurare alla Francia almeno di replicare la cornice fantastica di pubblico che ha avuto il Canada. Non possiamo conoscere lo stato degli impianti in cui si giocherà il prossimo mondiale ma abbiamo ancora negli occhi i meravigliosi stadi canadesi, strutture esaltanti per un avvenimento che ha meritato una giusta dose di popolarità e di radiazione cosmica fatta di luce e di colore, di onestà sportiva e di sorrisi, di debolezze e di forza fisica. Di leggiadria e di bellezza. Per un mese ci siamo divertiti ad osservare uno spettacolo mondiale. Abbiamo trasferito il freddo calcio d’altra sponda a chi aveva il posteriore in ammollo sui lidi nostrani, ed ai crassi politici abbaimo lasciato l'onere di occuparsi della pericolosità dei piccioni nei nostri centri storici.
Piacevole nota sul sito della FIFA in cui giganteggia la foto del trionfo americano ed alcune foto della manifestazione. Nessuna nota di Blatter… che sia in ammollo anche lui?