Un’altra conferenza internazionale convocata per decidere le nuove misure da adottare per bloccare l’incremento della temperatura globale dell’atmosfera terrestre. Un’altra riunione convocata nel quadro dell’Expo di Milano per discutere le tecniche per migliorare la produttività dell’agricoltura, eliminare gli sprechi alimentari e organizzare una efficace distribuzione delle risorse. Un bilancio annuo degli arrivi con barconi e della strage di naufraghi nel Mediterraneo (fra i tanti tragici naufragi si è arrivati sino ad 800 morti, poi 400, in continuo altri annegati in numero più o meno ingente). Milioni di rifugiati nei Paesi limitrofi alla Siria, Libano, Turchia, Giordania ecc., altri milioni sono già arrivati via terra attraverso i Paesi dell’Est e ancora ne arrivano. Le ridicole, inefficaci e ipocrite misure degli Stati dell’Unione Europea stessa, ovviamente inapplicabili, evitano di affrontare il problema alla sua multiforme origine che richiede aiuti alimentari, sanitari ed investimenti per dare occasioni di lavoro nei Paesi di origine, prima che gli abitanti emigrino fuori da quelle nazioni.
Si tratta di un compito vasto, di dimensioni colossali, globali, ma queste sono le misure ingenti da adottare, dove possibile, ma non sono le sole necessarie. Occorrono campi per i rifugiati di dimensioni adeguate, cioè molto grandi e dotati di attrezzature sanitarie organizzate dall’ONU, dall’UNESCO, dalla CROCE ROSSA, ecc., e dalle moltissime organizzazioni non governative attualmente esistenti e solitamente dotate delle competenze occorrenti, ma le quali tutte hanno disperatamente bisogno di ogni tipo di aiuto.
Occorre un piano internazionale di tutti i Paesi interessati a combattere le sacche di basso o nullo livello di istruzione, origini del fanatismo e del dogmatismo dai quali provengono i terroristi. Occorrono scuole e moschee organizzate e gestite da persone ben istruite in dottrina e democrazia e consapevoli dell’importanza del loro compito. Le moschee e le scuole devono informare, educare ai valori civili delle nostre società. Tutti devono avere un equo livello, anche minimo ma equo, di mezzi per vivere, alloggiare, nutrirsi, vestirsi.
Se i Paesi più sviluppati – e, dunque, economicamente più ricchi ed obiettivo e meta di salvezza per chi desidera salvare la vita – non vogliono essere invasi da ondate sempre più grandi di migranti, debbono mettere in pratica un energico controllo su scala mondiale delle nascite umane (e, quindi, limitare il bisogno di allevare animali da nutrimento) facendo ricorso a tutti gli strumenti atti a disincentivare la natalità umana al fine di evitare l’impoverimento delle risorse del pianeta, con riferimento sia a quelle rinnovabili, sia a quelle minerali o gassose non rinnovabili.
L’evidente, attuale deterioramento dell’ecosistema terrestre ha già condotto ad uno squilibrio delle risorse nel mare, nell’aria e nella terra. L’abnorme crescita demografica, sempre maggiore, di viventi umani e animali produrrà sempre minore disponibilità di risorse sufficienti a sfamarli. Occorrerà disboscare e mettere a cultura altre aree per produrre cereali ed quegli altri vegetali utili per servire da nutrimento. Ciò significa continuare a sottrarre spazi vitali naturali agli animali e ai vegetali selvatici, privandoli del loro habitat. Proseguendo con questa distruzione, specie animali e vegetali si estingueranno.
Le guerre sono da sempre una delle grandi cause di movimenti migratori. Si tratta di milioni di persone, come, per esempio, si è già verificato in Medio Oriente, nelle complesse lotte religiose, economiche, politiche fra Irak, Kurdistan, Siria, Libano e Turchia. Ma come si è già visto, nei decenni scorsi e nel presente periodo, anche in altre grandi aree del mondo, fra i vari Paesi africani sono notevolissime le grandezze degli strati di popolazioni ormai ridotte alla fame e alla sete. Milioni e milioni, queste sono le cifre che riguardano i movimenti migratori già in atto.
E’, però, estremamente importante avere la consapevolezza che i fattori demografici, il sovrappopolamento, la bassa qualità dell’industrializzazione e la bassa produttività in ogni tipo di attività, agricoltura inclusa, nonché lo squilibrio fra popolazione ed economia sono i responsabili dei movimenti migratori. Noi tutti, abitanti dei Paesi sviluppati, dobbiamo acquisire la consapevolezza piena, profonda, della realtà di questi mutamenti nella distribuzione e nelle condizioni di vita delle popolazioni interessate. Non basta sapere, occorre la piena consapevolezza, per rendersi conto che i movimenti migratori non sono temporanei, aumenteranno in modo considerevole anno dopo anno, non si potranno fermare, si tratta di un fenomeno epocale.
Le ridicole ed ipocrite misure europee non servono a nulla, nemmeno meritano menzione, sono solo pietose, quando non demenziali. L’Europa, quale fu fondata dai grandi europei del passato, non c’è più. Lungi dall’essere una grande istituzione destinata a riunire in un grande organismo Paesi una volta nemici, ma ora insieme compartecipi delle comuni risorse in un’economia, libera da vincoli doganali e confinari, ma con una struttura sociale e democratica, è una divenuta solo una burocrazia capace di amministrare egoismi nazionali ed è diretta da meschini politicanti. I nostri governi ingannano le nazioni che così superficialmente e sconsideratamente rappresentano e malamente amministrano. L’Unione Europea è divenuta debole, incapace di una politica coerente, concreta, impotente perché non riesce ad analizzare i problemi, ormai divenuti assillanti, delle migrazioni odierne.
L’Europa non ha una politica estera adeguata ai problemi incalzanti che riguardano i Paesi confinanti e quelli limitrofi. Negli anni ’90 si era discussa e valutata la possibilità di creare una Zona Mediterranea di Libero Scambio che potesse includere tutti, o quasi, i Paesi rivieraschi del Mediterraneo. Tale Zona avrebbe dovuto vedere la luce nel 2010. Tale progetto, da tempo, è stato dimenticato del tutto. Oggi, ovviamente, le condizioni politiche non sono più quelle di allora, ma anche nella situazione odierna potrebbero e dovrebbero realizzarsi, ove possibile, tutti gli accordi praticabili e provvedimenti realistici per fare fronte alle pressanti richieste della realtà.
Le problematiche sulla crescita della popolazione mondiale umana non sono questione dell’epoca presente, ma avevano posto seri problemi nei secoli passati. Gli economisti se ne erano occupati già, in particolare, alla fine del 1700, proprio all’inizio della rivoluzione industriale che sconvolse tutta l’economia mondiale con l’introduzione della macchina a vapore. L’energia in quantità pressoché illimitata produsse uno sviluppo della motorizzazione delle grandi fabbriche, nei trasporti ferroviari e navali ed aumentò enormemente la ricchezza dei popoli. Malthus si rese conto del pericolo incombente. Previde gravi problemi, proponendo, già nel 1798, il controllo dello sviluppo della natalità. Le controversie fra gli economisti furono molteplici, anche perché implicavano valutazioni politiche complesse che includevano valori morali e religiosi. Le chiese erano generalmente contrarie al controllo e le organizzazioni sociali e politiche, per motivi diversi, erano anche loro contrarie.
La società moderna, nonostante enormi, perfino eccezionali cambiamenti, conserva ancora un atteggiamento positivo nei confronti della natalità, perché vede soltanto i propri desideri limitati alle esigenze individuali e non riesce ad avere una visione ampia dei problemi gravissimi che incombono su noi tutti. C’è stato, semplificando per brevità, nell’epoca moderna, un’illusione di un progresso continuo e senza limiti, garantito dal successo della grande facilità di procurarsi l’energia, dalla fantastica evoluzione tecnologica e scientifica, un fenomeno inimmaginabile ieri. Tuttavia, non sono mancati, già da tempo, coloro che, provvisti di cultura scientifica e industriale, hanno visto, al di là delle illusioni, il futuro che si stava preparando a breve termine.
Nel 1965, durante un congresso internazionale sullo sviluppo economico, un italiano, già noto dirigente

Aurelio Peccei
industriale, Aurelio Peccei, diede luogo alla fondazione di un club che divenne famoso nel mondo: il Club di Roma. Il Club commissionò al MIT (Massachussets Institute of Technology) un “Rapporto sui limiti dello sviluppo” che ebbe una profonda influenza e generò una vasta polemica internazionale fra influenti economisti di tutto il mondo ed è attualmente in corso. La sostanza del “Rapporto” è presto detta: le risorse della Terra sono limitate e i limiti verranno raggiunti all’incirca nei prossimi cento anni. In mancanza di uno sviluppo sostenibile, di un controllo delle nascite, delle risorse e dei consumi, ci sarà un crollo improvviso delle capacità produttive ed un incontrollabile declino della popolazione mondiale, ma con gli esiti drammatici delle carestie, delle malattie infettive e delle epidemie di tutti i generi.
E’ incredibile, ma succede di continuo, che ogni volta e in ogni occasione nella quale si invita al risparmio energetico, anche in relazione all’elevazione della temperatura globale, ciò non si mette in relazione con le cause vere, quelle fondamentali del fenomeno in gioco. Dobbiamo ricordare che nel mondo si contano 7 miliardi di esseri umani. Il dato è riferito al dicembre del 2011. Poiché la popolazione mondiale cresce al ritmo di 80 milioni di umani in più ogni anno, oggi dovremmo essere intorno a 7 miliardi e 300 milioni circa di esseri umani. Vent’anni fa sulla terra si contavano 5 miliardi di essere umani. Oggi siamo oltre 2 miliardi in più. Da qui le grandi migrazioni che, nei prossimi anni, non si fermeranno.
Le pretese di risolvere i problemi del nutrimento, ora oggetto di dichiarazioni di molti all’Expo di Milano, sono favole, perché non tengono in conto degli abnormi incrementi annuali nelle nascite delle popolazioni animali. L’effetto serra che si vuole ridurre, per diminuire di 2 gradi la temperatura terrestre, come può essere realizzato con incrementi annui come quelli già detti?
L’acqua, anch’essa una risorsa fondamentale per animali e vegetali, nonché per ogni altra attività, verrà a mancare fra breve anche in zone attualmente ricche. In conclusione, il controllo dell’ambiente può essere perseguito veramente, realisticamente e non per chiacchere, solo col controllo ferreo delle nascite. Riuscirà l’umanità a comprendere questa necessità impellente?
* Nella vita Guido Masotto è un fisico teorico. O meglio, insegnava fisica teorica all'università. Oggi è in pensione. Oltre a riflettere sull'equazione di Schrödinger e sul principio di indeterminazione di Heisenberg, si diletta a riflettere sul futuro dell'umanità. Così, per noi, ha vergato una riflessione su uno dei grandi drammi del nostro tempo: l'emigrazione. Non nega guerre e carestie. Ma ci ricorda che il problema da affrontare è la crescita democrafica sulla Terra.
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