Juventus Barcellona è una di quelle finali che non ti aspetti. Ad inizio stagione, in corso Galileo Ferraris l’obiettivo iniziale era centrare i quarti di finale, anche se, a dispetto di quasi tutti i pronostici, sabato 6 giugno i bianconeri cercheranno di portare a casa la terza Champions della loro storia.
Sicuramente non si può non temere la forza del Barça, che può sfoggiare il miglior reparto offensivo visto in Europa negli ultimi 20 anni. Che dire? Sarà una sfida tanto complicata quanto storica. Rappresenta una di quelle finali che arrivano ogni tanto, come Real Madrid – Bayer Leverkusen o Valencia – Bayern Monaco. Queste sfide, nonostante i grattacapi creati dalle outsider, si sono comunque risolte a favore delle big; ma non sempre è andata così.
A farne le spese è stato il fortissimo Milan di Fabio Capello, che nel 1993 perse contro l’Olympique Marsiglia di Rudi Völler a causa del gol di testa di Boly, ma che l’anno successivo si prese la rivincita proprio ai danni dei Blugrana allenati da Johan Cruijff, asfaltati per 4 a 0 fra lo stupore generale dei tifosi e dei dirigenti iberici.
Senza falsi moralismi, la Juventus parte come sfavorita, ma le eccezioni che hanno confermato la regola ci sono sempre state. La “Vecchia Signora” ne sa qualcosa, con le due coppe perse il 1997 e il 1998 contro Borussia Dortmund e Real, quando la corazzata di Lippi era la squadra più temuta d’Europa e considerata un esempio da seguire per un vecchio lupo come sir Alex Ferguson.
Si tratta di quelle circostanze in cui ci si deve appigliare ai propri valori e sperare che lo spirito di Davide si erga contro quel Golia che in attacco si trova 6 gambe che valgono complessivamente circa 300 milioni di euro.
Serve proprio quell’animo che nel 1950 portò alla più grande sorpresa della storia del calcio. In un Maracanã gremito, il Brasile si apprestava a conquistare la sua prima Coppa Rimet. Ai verdeoro bastava solo un pareggio contro l’Uruguay, in virtù del girone all’italiana in cui si affrontavano le due regine del Sudamerica, oltre a Spagna e Svezia. Erano già state stampate 500 mila maglie con la scritta “Brasil campeão 1950”, ma non erano stati fatti i conti con i valori morali di 11 uomini veri.
I brasiliani andarono in vantaggio con Friaça al ’47, complice un’incertezza del portiere Màspoli, ma fra il ’66 e il ’79 accadde l’impensabile. Prima Schiaffino e poi Ghiggia freddarono gli avversari ed un intero paese con un uno-due terrificante. Quella che doveva essere una festa, si trasformò nella tragedia di una nazione: il Maracanaço, con dieci infartuati e due suicidi dagli spalti alla fine del match, che salirono nei giorni successivi rispettivamente a 56 e 34.
Analizzando la storia, i due club partono da un’assoluta parità. In 6 match complessivi, ci sono stati 2 pareggi, 2 vittorie e due sconfitte per parte. Di conseguenza, nonostante i marziani di Luis Enrique possano far paura a chiunque per l’innegabile spessore tecnico, il passato dice che in una partita secca può succedere qualunque cosa. Nel 1950 al Maracanã c’erano poco più di cento tifosi uruguagi, eppure la Celeste, con l’alto profilo morale di capitan Varela compì una fra le più grandi imprese della storia, zittendo tutto il panorama internazionale che la dava già per spacciata.
Allo stesso modo, Buffon, Tevez e gli altri guerrieri bianconeri dovranno trovare dentro di loro la forza necessaria per compiere all’Olympiastadion di Berlino un autentico Olympiaço.
Peraltro, la storia parla di 6 precedenti tra i due club fra il 1986 e il 2003, con due vittorie, due sconfitte ed altrettanti pareggi per parte.
Sarà dura, ma, arrivati a questo punto: sognare è lecito, provarci un obbligo. Historia docet!