Dopo 12 anni l'Italia riesce nell'impresa di portare tre squadre nelle semifinali europee. Il Napoli e la Fiorentina in Europa League e la Juventus in Champions League. Il calcio nostrano si è preso una netta rivincita nei confronti delle altre squadre del ranking UEFA, difatti quasi la metà delle partecipanti alle semifinali sventoleranno il tricolore ed assieme alle spagnole Siviglia, Barcellona e Real Madrid si confronteranno in una spartizione ideale del calcio latino rispetto al calcio anglosassone ed europeo in generale fatta eccezione della tedesca Bayern semifinalista di Champions e del Dnipro, squadra ucraina prossima avversaria del Napoli in Europa League. Certo i tempi non sono ancora maturi per poter affermare che il calcio italiano gode di ottima salute, ma i risultati ottenuti in Europa lasciano comunque ben sperare per il futuro. In ambito europeo siamo passati dal quinto al quarto posto nella classifica dell'UEFA e se riuscissimo nell'impresa, folle ma fattibile, di collocare due o tre squadre in finale, la nostra posizione UEFA ne risulterà migliorata di parecchio. L'obiettivo della federazione è quello di portare la quarta squadra in Champions per i prossimi due anni, target che la UEFA, considerata la penuria di prestazioni delle squadre italiane nel decennio in corso, ci aveva disonorevolmente privato. Il vantaggio comunque di ripartire in posizione di superiorità tabellare rispetto ai colleghi inglesi, che quest'anno non hanno piazzato nemmeno una squadra nel calcio che conta, ci riempie di amor patrio e ci allontana, seppure per un solo anno, dalla strafottenza psicologica che i britannici hanno sempre avuto nei nostri confronti. Ora sono loro a dover guardare con ironico distacco davanti ad uno schermo le nostre imprese in Europa mentre le squadre italiane parteciperanno attivamente alle competizioni più ambite di tutto lo scenario europeo.
Il Sorteggio di Europa League
La paura di tutti era dentro ciascuno di noi ma nessuno osava parlarne per scaramanzia. Il dramma del derby in semifinale prendeva corpo ad ogni ora che separava le sorti di Napoli e Fiorentina dalla palla di vetro con dentro i bussolotti con inseriti i nomi delle squadre semifinaliste. Oltre alle due italiane la dea bendata avrebbe dovuto scegliere il Siviglia ed il Dnipro. Sia a Napoli che a Firenze si pregava affinché fosse quest'ultimo ad affrontare la propria squadra del cuore considerato che gli spagnoli sono sulla carta decisamente superiori agli ucraini. Le preghiere di Via Chiaia e di Via Toledo sono state più ascoltate di quelle di Ponte Vecchio e la sorte ha scelto che sarà il Napoli ad affrontare il club ucraino. Alla Fiorentina è toccato l'ostico Siviglia, squadra dalle ambizioni chiaramente definite e squadra data come una delle vincitrici del torneo già dal mese di novembre quando non era ancora chiaro ancora un bel niente.
Il Dnipro è alla portata dei partenopei che giocheranno al San Paolo la gara di andata il 7 maggio e dalla loro parte avranno il calore del proprio pubblico ed il fattore B7 che sta per la settima semifinale giocata da Rafa Benitez nella sua carriera che in tre casi poi si è portato a casa anche il trofeo. La Viola farà visita al “Sanchez Pizjuan” di Siviglia per la prima semifinale di Europa League e ad attenderla ci saranno 55000 tifosi andalusi che suoneranno la carica alla squadra di casa come in una corrida. E' emozionante assistere a decine di migliaia di voci che diventano una sola grande voce ad intonare l'Inno “del centenario” prima di ogni partita del Siviglia, ma speriamo che poi alla fine saranno i toscani a cantare le gesta della propria vittoria.
Il Sorteggio di Champions.
L'aria era tesa e pesante nei corridoi del Palace di Nyon e lungo tutta la penisola italiana per il sorteggio che definiva le nostre prossime avversarie in Champions. Già dalle prime ore della mattina le ansie e le scommesse su quale fosse la prossima avversaria dei bianconeri si ramificavano come in un complicato sistema nervoso periferico da Aosta a Cefalù inquietudine palesemente manifestata nelle discussioni degli sportivi sulle tre squadre rimaste a contendersi la finale assieme ai bianconeri. Meglio il Barcellona così ci togliamo subito il pensiero, anzi no meglio il Bayern Monaco perché noi italiani da sempre siamo favoriti contro i tedeschi. La sorte invece ci ha affibbiato il Real Madrid. Gli addetti alla stampa di settore e persino i dirigenti bianconeri hanno salutato questa combinazione come fosse la meno difficile. “Il Real Madrid non è in forma”: la eco di queste parole rimbalzava da un lembo all'altro dei bar, degli uffici e nelle pagine sui social. Voci di corridoio riguardo a presunti infortuni ed ambiente madridista spaccato dopo le ultime prove opache delle “Merengues” hanno riempito di ottimismo i cuori dei tifosi e in modo avventato anche tra i colleghi della carta stampata. Una sorta di velato atteggiamento fiducioso sta facendo breccia negli animi della metà degli italiani che tifano Juventus. Non metterei la mano sul fuoco sull'altra metà della penisola. La verità è che avremo di fronte pur sempre una squadra a cinque stelle che nei momenti in cui deve far valere la sua rinomata superiorità non esita a trasformarsi in un lupo affamato di vittoria e di lustro. Una semifinale di Champions è l'anticamera del trionfo, uno sguardo sul podio più eccelso di tutto il calcio europeo e quando il gioco significa così tanto sarà difficile che i “Blancos” si facciano condizionare dalla avversaria di turno, sia essa la Juventus o qualsiasi altra squadra del pianeta. La formazione del Real a dirla tutta sembra non finisca mai di sorprenderci per quanti sono i campioni che ne formano l'organico, ma la Juventus avrà la consapevolezza di esserci, di fare parte di un qualcosa di grande e di glorioso dopo troppi anni dietro la lavagna, annichiliti e ridimensionati. Oggi finalmente abbiamo trovato gioco e mentalità e, quello che più conta, abbiamo sorpassato le paure che ci legavano le gambe e la mente lasciando al cuore l'ultimo battito, quello della finale.
Serie A, 32 giornata.
Chi parte e chi resta, chi sogna e chi è sveglio ormai da un pezzo. Le squadre che non sono impegnate in Europa stanno vivendo questa fase di campionato in tono abbastanza dimesso e disilluso, tranne quelle a ridosso della seconda piazza che comunque significa un posto in Champions. Le due milanesi assenti ingiustificate dalle competizioni europee stendono un abbozzo di progetto per il futuro e fanno bilanci anticipati sulle sciagure in campionato che le colloca una dietro l'altra al nono ed al decimo posto in classifica. Stagione che non porterà un posticino nel calcio extraterritoriale nemmeno il prossimo anno con conseguente perdita di introiti commerciali ed economici oltre che di stima dei propri tifosi. Dopo un derby giocato solo mezz'ora le due squadre di Milano dovranno finire il campionato almeno in modo sereno e con qualche vittoria nel sacco per non accentuare ulteriormente gli animi già abbastanza agitati dei tifosi. Il MIlan ha affrontato l'Udinese nell'anticipo di Sabato al “Friuli” e ne è uscita sconfitta e con le ossa rotte. Stramaccioni aveva un maledetto bisogno di punti per ottenere la salvezza anticipata di qualche giornata ed ha reso la vita difficile ai rossoneri di Pippo Inzaghi che ormai non sa davvero più a che santo votarsi. Udinese non vinceva da sei turni in campionato mentre il Milan era reduce da due pareggi consecutivi. La sintesi della disfatta sta tutta nelle statistiche: 40 tiri verso la porta difesa da Diego Lopez da parte della truppa di Stramaccioni mentre il Milan ha avuto un possesso palla leggermente maggiore ma ha effettuato soltanto 13 tiri di cui uno solo nello specchio della porta dei friulani. E con un solo tiro non si può dire di aver perso una partita, ma di non averla nemmeno giocata.
L'Inter attendeva la AS Roma al “Meazza” nella sfida serale dell'anticipo di sabato per una gara molto sentita e delicata per entrambe le squadre: l'Inter per ricucire lo strappo con la tifoseria e l'ambiente e salvare la faccia in campionato, i giallorossi per cercare di riconquistare il secondo posto senza la coabitazione scomoda e blasfema con l'altra squadra cittadina: la Lazio. All'andata vinse la Roma 4-2 con una doppietta di Pjanic ed un gran gol di Gervinho quando ancora correva imprendibile per la metacampo avversaria seminando panico e difensori. Ora in campo appare solo l'ombra di se stessa. Stavolta ha vinto l'Inter per 2-1 in una gara tesa e nervosa ma ben giocata ed affrontata a viso aperto dalle due squadre. Il tempo di iniziare la gara ed al 15' l'Inter passa in vantaggio con un gran gol del "profeta" Hernanes che sfrutta tutta la sua abilità balistica per infilare di precisione l'angolino basso della porta di De Sanctis. Quattro minuti più tardi la Roma centra il palo con Ibarbo che tira di controbalzo appena fuori dall'area di rigore. Un paio di ammonizioni per gioco duro chiudono il primo tempo senza lampi di cronaca. La ripresa vede sempre l'Inter più caparbia in attacco ed al 52' Icardi si divora il raddoppio. Un minuto dopo il capitano Francesco Totti viene sostituito da Garcia per l'ingresso in campo di Keità. Brutto pomeriggio del Pupone che non ha mai trovato la chiave di lettura della partita. Lo scambio tra Pjanic e Florenzi in area senza effetti è la vigilia del gol di Nainggolan che su assist del solito Pjanic gira verso la porta di Handanovic ed insacca. L'Inter non si demoralizza ed appena qualche minuto dopo De Sanctis deve compiere un miracolo per sventare la minaccia di Guarin che dentro l'area indirizza la sfera sotto il montante. Tocca ad Handanovic emulare il collega su punizione di Pjanic, il migliore dei suoi. Quando mancano cinque minuti al fischio finale Icardi fa lo slalom e dribbla quasi tutta la difesa giallorossa ma il suo tiro termina di pochissimo alto sopra la traversa, azione che fa da preludio al raddoppio nerazzurro: invito di Podolski in area per Icardi che si gira e calcia rasoterra la sfera che finisce in rete. C'è ancora tempo per un incursione di Palacio in contropiede che sfiora il palo sinistro della porta romanista e dopo un altro paio di ammonizioni comminate per proteste (Nainggolan) e per perdita eccessiva di tempo (Handanovic) la gara si chiude con il triplice fischio finale che consegna la vittoria all'Inter di Mancini. La Roma invece consegna il secondo posto alla sua rivale, la Lazio che non sa approfittare del passo falso dei giallorossi e si lascia raggiungere dal Chievo dopo essere passata in vantaggio con Miroslav Klose.
La Lazio ha ospitato all'Olimpico un Chievo ormai già salvo e quindi senza la consueta adrenalina da retrocessione, eppure questo traguardo ormai raggiunto da Maran ha avuto l'effetto di un boomerang per i biancocelesti che si aspettavano una squadra appagata dalla salvezza ed invece la tranquillità con cui i clivensi hanno affrontato la gara si è dimostrata determinante per il risultato. Paloschi al 75' ha pareggiato con un bel gol di controbalzo sotto la traversa ed ha avuto anche un paio di occasioni per passare in vantaggio. Tutto sommato il Chievo ha disputato una gara vivace senza mai rinunciare al gioco. La Lazio ha perso una occasione enorme per staccare di tre lunghezze la Roma ma conquista il secondo posto in solitaria scrollandosi di dosso la scomoda promiscuità dei romanisti.
La Follia
La domenica pomeriggio ci riserva il piatto forte del Derby della mole, un derby definito “di classe” per la storia delle due tifoserie divise da due differenti aspetti sociali. Stavolta però la follia si è impadronita dei tifosi. Alcuni di fede granata hanno atteso il pullman della Juventus che sbucava da una via secondaria dello stadio per riservare una calda accoglienza alla squadra bianconera. Un fitto lancio di sassi ed uova mazze, calci e pugni ed ogni oggetto adatto ad offendere sono stati indirizzati verso il pullman della Juventus arrivato nel piazzale dello stadio molto danneggiato Sputi ed insulti indecorosi sono stati rivolti verso gli ospiti del mezzo ed il più gettonato è stato Marotta seguito da Moggi, sempre presente quando si tratta di insulti da parte degli avversari per chiosare con dirigenza bianconera tutta. Ma queste sono state solo le avvisaglie di quello che è accaduto sugli spalti del Comunale. Una "bomba carta" è esplosa nel settore dove erano stipati i supporters granata. Il bilancio dell'esplosione è stato di dieci feriti, alcuni per la perforazione del timpano a causa dello scoppio, altri dalle schegge dei seggiolini dello stadio andati letteralmente in frantumi per l'esplosione dell'ordigno. Parafrasando una celebre trasmissione satirica di qualche anno fa possiamo dire che è stata tranquillamente sfiorata una strage. Solo che qui di satirico c'è ben poco. Un fatto analogo che coinvolge solo i giocatori si è verificato allo stadio "Atleti Azzurri d'Italia" dove il giocatore atalantino German Denis, dopo aver avuto un diverbio in campo con Tonelli, a fine gara lo va a trovare negli spogliatoi e dopo un brusco faccia a faccia gli sferra un destro che lo stende e lo mette KO per parecchi minuti. Cinque giornate all'atalantino ed una al toscano. Potrebbe essere un'idea per gli inventori di un ipotetico pentathlon, nuoto, corsa, bike, calcio e boxe in rapida simultaneità. Dopo i fatti della scorsa domenica la cronaca non manca di regalarci altri frammenti di ordinaria violenza e certamente gli appelli triti e conditi di frasi ad effetto dei conduttori televisivi e dei loro ospiti non servono assolutamente a nulla se non sono poi seguiti da interventi decisi da parte di chi deve tutelare l'ordine e non riesce a farlo.
La Partita del Comunale.
I granata avulsi dalla classifica che li vede lontani anni luce dai bianconeri volevano vincere per ottenere una rivalsa storica nei confronti dei bianconeri ed una vittoria che mancava da 20 anni. All'andata una magia di Pirlo in “zona Cesarini” regalò la vittoria alla Juventus dopo che il Toro aveva pareggiato con un grandissimo gol di Peres il vantaggio su rigore di Vidal. Sempre Pirlo (e chi altri) con un altra magia serve il gol del vantaggio della Juventus su punizione, la sua ventisettesima punizione vincente in Serie A secondo solo a Sinisa Mihailovich che si è detto onorato di farsi superare da un fuoriclasse come Andrea Pirlo, chissà perché mentre lo diceva gli cresceva smisuratamente il naso.
Il pareggio di Darmian con un auto assist ed il gol di Quagliarella, che non esulta, ribaltano il risultato del primo tempo e dell'andata ed il Toro vince meritatamente questo derby importante che fa sognare i tifosi ed il tecnico Ventura che definisce questa vittoria "la ciliegina sulla torta di quattro anni di lavoro". Quanto ha ragione lo testimoniano, come sempre, i fatti. Il Torino della gestione Ventura ha disputato due campionati in serie B; approdato in Serie A nel 2012 ha finito al 16° posto e, nell'anno successivo, il 2013 ha conquistato un eccellente settimo posto. Oggi si ritrova ad aver disputato i quarti di finale di Europa League ed in campionato è in corsa per bissare il successo dello scorso anno e ritagliarsi un posto in Europa.
Il posticipo serale della domenica tra il Napoli e la Sampdoria ha chiuso degnamente la settimana calcistica. Benitez in questo scorcio finale di campionato si è permesso di zittire quasi tutti i suoi denigratori che lo volevano esonerato già prima di Natale e che con il suo proverbiale intuito in ottica europea è riuscito a portare il Napoli alle semifinali di Europa League e a rincorrere il secondo posto in campionato che fino a qualche giornata addietro era un sogno quasi proibito. Gli azzurri affrontano ogni gara con la stessa voglia di vincere ed utilizzano le stesse armi per affondare l'avversario sia che esso si chiami Wolfsburg, oppure Scafatese o Puteolana oppure la stessa Sampdoria senza discernimento alcuno. Questa forse è la chiave di lettura di una trasformazione in positivo che ha avvolto la squadra del Napoli in queste ultime fasi tra campionato e coppa. La grande forza di volontà e la capacità di giocare sempre per i tre punti. Tra l'altro il Napoli è la squadra, assieme alla Sampdoria che vanta tre attaccanti puri in campo nel campionato di Serie A. Non poteva quindi finire a reti bianche questo confronto tra il Napoli, che ambiva ad avvicinarsi alla seconda posizione ed i blucerchiati che cercavano di non perdere terreno nei confronti delle altre squadre per un posto in Europa. La gara è stata disattesa solo dalla Samp che non ha praticamente giocato ed ha affidato a Viviano l'onere e l'onore di essere il migliore in campo dei suoi compiendo parate strepitose pur subendo ben quattro reti ed una papera in occasione del primo gol di Gabbiadini.
Il resto della giornata riserva sorprese a non finire: La Fiorentina perde contro il Cagliari e subisce pure tre reti, Montella parla di stanchezza dovuta alla serata europea. Il Parma ormai non perde quasi più e si prende alcune belle soddisfazioni. La vittima di turno è il Palermo sempre meno coinvolto in campo in questa fase finale del campionato e sempre più attento alle voci di mercato. Il Genoa batte il Cesena ed inguaia Di Carlo costringendolo ad un ritiro da asceta per il prossimo turno di campionato. Il Verona batte il Sassuolo per 3-2 e l'Atalanta pareggia una bella sfida contro l'Empoli dopo essere passata in svantaggio per due volte.
Classifica della Serie A:
Juventus punti 73
Lazio 59
Roma 58
Napoli 56
Sampdoria 50
Fiorentina 49
Genoa 47
Torino 47
Inter 45
Milan 43
Palermo 41
Verona 39
Udinese 38
Chievo 37
Sassuolo 36
Empoli 35
Atalanta 31
Cagliari 24
Cesena 23
Parma 16*
(*Parma penalizzato di 7 punti)