Analizzando il profilo infiammatorio di 54 pazienti sottoposti a biopsia, è stato dimostrato che chi è affetto da diabete di tipo 1 mostra, a livello della mucosa intestinale, uno stato infiammatorio specifico, “diverso” da quello presente nei pazienti affetti da celiachia e negli individui sani. I pazienti con diabete di tipo 1 presentavano processi infiammatori a carico del duodeno.
Da qui, si è ipotizzato il legame tra una forma batterica e l’insorgere della malattia. La scoperta è stata successivamente pubblicata dal Journal of Clinical Endocrinology&Metabolism e potrebbe aprire la strada alla comprensione delle alterazioni del sistema intestinale nei pazienti diabetici.
Questo tipo di diabete si manifesta prevalentemente in età giovanile, anche se si riscontrano insorgenze in età adulta e rientra nella categoria delle malattie autoimmuni, nel senso che è causato dalla produzione di anticorpi, i quali distruggono tessuti propri non riconoscendoli come appartenenti al corpo, ma come esterni e attaccano le cellule beta, all’interno del pancreas, produttrici di “insulina”.
La carenza di insulina non consente al corpo di utilizzare gli zuccheri introdotti attraverso l’alimentazione e, in questa condizione, l’organismo è costretto a produrre energia attraverso il metabolismo dei grassi, il che comporta la produzione di corpi chetonici. I sintomi della scarsità o assenza di insulina impediscono all’organismo di utilizzare il glucosio per produrre energia e si verifica un aumento del volume urinario, un calo di peso improvviso ed un aumento del senso della sete.
I fattori scatenanti sono l’ereditarietà, fattori, quindi fattori genetici, e appunto fattori immunitari, legati ad attacchi batterici, infezioni. Un batterio in particolare, il Mycobacterium avium subspecies paratubercolosis (Map) che colpisce prevalentemente animali, sembra essere in relazione con l’insorgenza del diabete di tipo 1. La maggiore incidenza di questa forma di infiammazione che determinerebbe il diabete di tipo 1 si è riscontrata in Sardegna, in Veneto e nei paesi del nord Europa.
Il batterio raggiungerebbe l’organismo umano attraverso il cibo, in particolare latte e latticini e carni macellate e verdure contaminate e non lavate accuratamente. Negli individui geneticamente predisposti, il sistema immunitario verrebbe “ ingannato” dal mimetismo molecolare, scambiando le proteine del proprio corpo per quelle del microbatterio, provocandone la “reazione autoimmune” che dà luogo alla infiammazione e, alla lunga, favorirebbe l’insorgenza del diabete di tipo 1.
Gli studi suggeriscono che le proteine del microbatterio Map siano simili a quelle delle cellule beta del pancreas, e che ciò favorirebbe la reazione autoimmune contro le cellule che producono insulina, nei soggetti geneticamente predisposti. Dal diabete di tipo 1 non si può guarire, ma un corretto stile di vita, una dieta sana e una terapia insulinica sostitutiva, rendono più facile il controllo della glicemia e attutirne l’impatto sulla qualità di vita.