E’ uno stabile declino quello dei casi e dei ricoveri della variante Omicron negli Stati Uniti. Secondo i dati raccolti dalla John Hopkins University, infatti, l’ultima settimana ha visto una media di tamponi positivi giornalieri pari a 88.589: un salto incredibile rispetto ai 242 mila di due settimane fa. Solo un mese prima, il 10 gennaio di quest’anno era stato registrato il picco di infezioni dall’inizio della pandemia, con 1.336.000 persone infettate sul suolo americano.
“Penso che uno dei fattori che sta influenzando questo declino, naturalmente, sia il fatto che Omicron sta iniziando a non avere più nessuno da infettare”, ha detto il Professore Thomas Russo, direttore della sezione dedicata alle malattie infettive dell’Università di Buffalo, commentando la riduzione dei casi del 50% in due settimane nello stato di New York.
Russo, al contrario di altri esperti, non dà per scontato che questa fase sia un chiaro sintomo della trasformazione del COVID19 da malattia pandemica ad endemica, e quindi più prevedibile. Secondo il professore esistono due possibili scenari per il futuro. Il primo, che l’immunità di gregge ottenuta grazie ai vaccini e alla vasta diffusione di Omicron permetta una primavera ed estate tranquille, con pochi casi, che aumenterebbero poi durante la stagione dell’influenza in maniera meno tragica rispetto a quest’anno. Il secondo, ben più preoccupante, che il virus evolva in un’ennesima nuova variante, capace di evadere l’immunità raggiunta fino ad oggi. Ma“non è chiaro se possa evolversi in una variante del genere”, ha dichiarato. “Dovremo aspettare di vedere ciò che succederà. In molti si stanno adagiando dicendo ‘nel tempo i virus diventano meno virulenti’, ma non è vero. I virus evolvono per riuscire ad infettarci”.
Anche William Schaffner, della Vanderbilt University, si è detto ottimista, ma ha spiegato che è troppo presto per cantare vittoria. Secondo Schaffner, la rimozione delle restrizioni che sta avvenendo in molti stati è prematura e non prende in considerazione tutti i dubbi che persistono sulla pandemia. “Il mio motto è: meglio mettere le mascherine per un mese più del dovuto che rimuoverle un mese prima e causare una nuova ondata improvvisa” ha commentato Schaffner.
Le preoccupazioni del professore derivano dalle iniziative delle ultime settimane, che hanno portato i governatori di stati come New York, New Jersey, California e molti altri a rimuovere l’obbligo di mascherina al chiuso. Proprio lo scorso venerdì, poi, il governatore repubblicano dello Utah, Spencer Cox, ha scelto di iniziare un modello “stabile” per gestire la pandemia, come la Spagna qualche settimana fa.
L’idea, quindi, è di chiudere i grandi centri dove vengono effettuati i test, riportare con frequenza minore i dati relativi al COVID, e permettere ai cittadini di prendere decisioni personali nella gestione della malattia. In questo modo, lo stato inizierà a trattare il coronavirus come l’influenza stagionale. “Voglio essere chiaro: questa non è la fine del COVID, ma l’inizio di una nuova fase nella quale tratteremo il COVID come trattiamo gli altri virus respiratori stagionali”, aveva annunciato Cox.
Nello stesso giorno, la città di Boston ha eliminato l’obbligo di vaccinazione per entrare negli spazi al chiuso grazie, a detta della sindaca Michelle Wu, “ai grandi progressi effettuati con vaccini e terze dosi”.
Le nuove regole fanno sentire “dimenticati” i molti cittadini immunocompromessi del Paese che, anche dopo aver ricevuto tre dosi del vaccino, mantengono un grande rischio di essere infettati. In Virginia per esempio, dove il governatore Glenn Youngkin ha permesso la richiesta di esenzioni dall’obbligo di mascherine nelle scuole, un gruppo di famiglie ha deciso di fare causa alla sua amministrazione per aver messo a rischio i bambini con disabilità ed aver violato l’Americans with Disabilities Act.
“Durante tutta la pandemia, la nostra società, i media ed i governi hanno reso chiaro che le persone disabili o ad alto rischio sono una perdita accettabile”, ha detto Tasha Nelson, madre di un bambino immunocompromesso e una dei querelanti. “Stiamo facendo il possibile per cercare di sopravvivere anche a questa pandemia”.