Negli USA ogni giorno i nuovi contagi aumentano rispetto a quello precedente, e il Paese si ritrova ora ad affrontare la terza ondata della pandemia di coronavirus. Quasi 62,000 persone sono al momento ricoverate in ospedale e i casi giornalieri di positività al COVID-19 hanno raggiunto quasi i 140,000, un numero da brivido. Anche NYC, che avevano tenuto il virus sotto controllo, ora trema. In cima alla classifica per numero di casi vi sono il North Dakota, South Dakota, Iowa, e Wyoming.

Il numero di persone ricoverate in ospedale, calcolato dal Covid Tracking Project, è più che raddoppiato da settembre, e ora supera il picco raggiunto all’inizio della pandemia, quando 59.940 pazienti ricoverati sono stati segnalati il 15 aprile. Il secondo picco, in estate, non era arrivato a questi numeri da record, e a Luglio i ricoveri si erano rapidamente attenuati, ma con l’avvicinarsi dell’inverno gli esperti si aspettano che la situazione possa solo peggiorare.
Gli Stati Uniti, che domenica hanno superato i 10 milioni di casi, registrano in media più di 111.000 nuovi casi al giorno, secondo il database del New York Times. Il paese ha superato i 100.000 casi ogni giorno per una settimana, spingendo la media di sette giorni a oltre 123.000 al giorno. Quattro stati continuano a stabilire record di casi giornalieri; 34 stati e Guam hanno raggiunto più casi nell’ultima settimana che in qualsiasi altro periodo di sette giorni. Martedì sono stati segnalati oltre 1.440 nuovi decessi, con una media settimanale di oltre 1.000 nuovi decessi al giorno per la prima volta dal 19 agosto.

A preoccupare più di ogni cosa, è la carenza di infermieri e altro personale medico, che limita la possibilità di aggiungere più letti ospedalieri per prendersi cura dei malati. L’Ohio ha registrato un picco senza precedenti nei ricoveri ospedalieri di Covid-19. I letti in terapia intensiva a Tulsa, Oklahoma, sono pieni. Gli ospedali del North Dakota non hanno abbastanza medici e infermieri. E gli amministratori degli ospedali in Iowa avvertono che si arriverà presto al limite di disponibilità di posti letto.
Questa carenza di personale, soprattutto negli stati della costa Ovest, che lottano per attirare medici e altri operatori sanitari anche nei momenti meno bui, sta causando un crescente allarme e spingendo alcuni luoghi ad adottare misure straordinarie. Per esempio, El Paso, nel Texas, che conta quasi 680.000 abitanti, registra ora il maggior numero di persone ricoverate in ospedale rispetto ad ogni altro stato – 1.076 a partire da martedì – e per questo sta adottando alcune misure: ha raddoppiato la propria disponibilità di mortuari portatili, da 4 a 10. Il Centro medico universitario, un ospedale universitario a El Paso, ha allestito tende per curare i pazienti in un parcheggio. Un centro congressi è diventato un ospedale da campo e lo stato ha iniziato a trasportare decine di pazienti in terapia intensiva in altre città per liberare più spazio possibile.

In North Dakota, invece, stato che registra al momento i più alti tassi di infezione e mortalità negli USA, il governatore Douglas J. Burgum ha annunciato lunedì che gli operatori sanitari che risultano positivi al COVID-19, ma sono asintomatici, possono continuare a lavorare negli ospedali e nelle case di cura, a patto che trattino solo pazienti con COVID-19. A New York City, dove i casi sono iniziati di recente ad aumentare, si teme di ritornare ai tempi bui della primavere scorsa, quando la città era l’epicentro della pandemia negli USA.
Almeno 30 nuovi decessi per coronavirus e 3.964 nuovi casi sono stati segnalati a New York il 10 novembre. Nell’ultima settimana, sono stati riportati in media 3.209 casi al giorno, con un aumento dell’85% rispetto alla media di due settimane prima. Ci sono stati almeno 540.897 casi e 33.373 morti a New York dall’inizio della pandemia, secondo un database del New York Times.

Nello specifico, NYC ha registrato un aumento significativo, arrivando ad un tasso di positività di 2.52%, dopo mesi di contagi sotto l’1%. Come ha affermato mercoledì il governatore Andrew Cuomo, la città sarà sottoposta a nuove restrizioni, dato che il numero dei contagi è rimasto al 3%, un numero troppo alto per rimanere tranquilli. A partire da venerdì, New York limiterà gli eventi nelle abitazioni private a 10 persone e bar e ristoranti chiuderanno alle 22:00. “Stiamo assistendo ad un’ondata di Covid a livello nazionale e globale”, ha detto mercoledì Cuomo in una teleconferenza. “E New York è una ‘nave sulla marea del Covid’.”
Similmente, il sindaco Bill de Blasio ha nuovamente avvertito che una seconda ondata in a NYC sembra imminente. Ha detto su Twitter che il tasso medio di positività degli ultimi sette nella grande mela era del 2,52%, un tasso visto l’ultima volta all’inizio di giugno, quando la città aveva appena iniziato a riaprire attività non essenziali dopo una primavera devastante. “Questa è la nostra ultima occasione per fermare una seconda ondata”, ha scritto de Blasio su Twitter. “Possiamo farlo, ma dobbiamo agire ora.”
Sebbene la città il mese scorso abbia visto emergere focolai del virus in alcune parti di Brooklyn e Queens, da allora i casi sono aumentati in tutti e cinque i distretti, inclusa Staten Island. In primavera, come ora, molti dei quartieri con il maggior numero di casi pro capite sono le aree con i redditi medi più bassi e famiglie in media più numerose. I focolai più grandi includono le comunità nel South Bronx, nel Queens nord e sud-est e gran parte di Staten Island.

Durante il picco di contagi della scorsa primavere, NYC aveva allestito ospedali dove poteva, da parcheggi ai prati di Central Park. Ora la città rischia di dover adottare di nuovo simili misure. In ben 14 stati è stato battuto il record di ricoveri, il Wisconsin ha allestito vari field hospitals, e lo Utah chiede aiuto per gestire l’aumento esponenziale. Con l’avvento dell’amministrazione di Joe Biden e Kamala Harris, che hanno già iniziato a formare un team di risposta al COVID-19, gli USA possono sperare in una gestione più seria della pandemia; ma Donald Trump rimane in carica per altri 72 giorni, e la pandemia non dà segno di rallentare neanche un po’.
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