
Il COVID-19 ha raggiunto 30.949.804 casi mondiali. Circa lo 0.04% della popolazione mondale è stata infettata dal virus. A partire da Gennaio, quando iniziavano a girare voci sommesse riguardo un misterioso nuovo virus, il mondo è stato rivoltato sottosopra: interi paesi sono andati in lockdown, bar e discoteche sono chiusi da mesi, le scuole e il lavoro sono diventati da remoto. Il virus è riuscito, in meno di un anno, a cambiare radicalmente la società mondiale.
E non ha ancora finito di cambiarci. Il mondo è ancora in lotta contro il COVID-19: alcuni paesi fanno meglio, altri ancora fanno fatica a contenere il virus. Come il direttore della WHO, Dr Tedros Adhanom Ghebreyesus, rimarcò a fine Agosto: “Nessun paese può far finta che la pandemia sia terminata. La realtà è che il coronavirus si diffonde facilmente, può essere fatale per persone di ogni età, e la maggior parte della popolazione rimane suscettibile al virus.”
Come riportato dalla WHO (World Health Organization), le morti mondiali a causa del COVID-19 dall’inizio della pandemia sono a quota 959.000. Fra i paesi più colpiti al momento vi sono gli USA, con quasi 7 milioni di casi, l’India, con 5.5 milioni di contagi, il Brasile, a quota 4.5 milioni, e la Russia, con oltre un milione. In Europa, invece, in cima si trova la Spagna, con quasi 10,000 nuovi casi giornalieri, e la Francia, con circa 6,000 nuovi casi al giorno.
L’Italia ha infatti appena instaurato l’obbligo del tampone per chi arriva dalla Francia. Il ministro della Salute Roberto Speranza, in un post su Facebook, ha comunicato la nuova ordinanza riguardo l’obbligo del tampone per italiani provenienti da zone infette della Francia, come Parigi o la Costa Azzurra. Il Ministro ha ricordato che l’Italia “sta meglio di altri paesi, ma la situazione in Europa non va sottovalutata.” Effettivamente, l’Italia è quasi “circondata” dal COVID-19, al momento. Viste le libertà concesse da Schengen, gli europei continuano a muoversi, creando nuove paure in Italia.

In Italia vi sono 1350 casi, contro i 1587 del giorno precedente, ma con calo netto dei tamponi: 55mila contro gli 83mila. Inoltre, fonte di grande preoccupazione per la popolazione italiana è la riapertura delle scuole: scuole in ogni regione sono già state chiuse e messe in quarantena, e serpeggia la paura che in breve tempo i contagi fra i banchi di scuola possano riportare l’Italia ad i tempi da brivido di Marzo-Aprile 2020. Sembra, però, che a paragone dei suoi “vicini”, l’Italia stia gestendo bene, e con cautela, la pandemia.
Nonostante l’accensione di vari focolai nel paese, per esempio a Capri e Porto Cervo, gli Italiani sono riusciti a viaggiare questa estate con relativamente poche conseguenze negative. Tutti coloro che provenivano da zone a rischio, come la Sardegna, sono stati testati, e chi era positivo è stato messo subito in quarantena. Anche il numero dei ricoverati in terapia intensiva, e dei decessi, non sembra per ora allarmante. Sono cresciuti i numeri dei decessi soltanto negli ultimi due o tre giorni: siamo a un totale di 35,000 decessi, con un aumento di 17. Le regioni più colpite in Italia sono la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna, il Veneto, ed il Lazio.
Ma l’avvento dell’autunno, e soprattutto dell’influenza, allarma. Gli esperti hanno definito la situazione in cui il COVID-19 e l’influenza si accavallano una “twindemic”, un’epidemia gemella. Non vi è ancora nessun vaccino per il COVID-19, ma c’è per l’influenza: e gli esperti implorano la popolazione mondiale a somministrarsi al vaccino. Infatti, dal momento che i sintomi delle due malattie sono sostanzialmente identici, la situazione diventerebbe drammatica: il numero di persone con i sintomi del COVID-19 crescerebbe esponenzialmente. E bisognerebbe accertarsi che la malattia sia una normale influenza, non il COVID. E quindi le quarantene imposte a scuola, in posti di lavoro, e così via, si moltiplicherebbero. Si potrebbe paralizzare di nuovo l’intero mondo.
In cima alla classifica per numero di contagi, invece, vi sono gli Stati Uniti. Il paese accumula infatti circa 50mila casi giornalieri, con picchi raggiunti a metà Luglio, quando zone infette come la Florida ed il South Carolina hanno aiutato a raggiungere quasi 70,000 nuovi casi giornalieri. Infatti è stato proprio a Luglio che il Presidente Donald Trump ha iniziato a prendere pubblicamente la pandemia più sul serio, affermando che “il peggio deve ancora arrivare.” Come però è stato infatti dimostrato da Woodward in varie registrazioni, Donald Trump era ben conscio del pericolo posto dalla pandemia già a Gennaio, ma ha deciso però di sminuirlo, se non addirittura di negarlo completamente, per “non gettare il paese nel caos.”

A metà Marzo 2020, l’epicentro era New York, che ha registrato altre 250,000 casi, e quasi 24,000 decessi. Da quasi due mesi, però, la grande mela ha un tasso di contagi sotto all’1%, grazie alle misure drastiche di prevenzione prese dal sindaco Bill De Blasio, e dal governatore Andrew Cuomo. A New York City è infatti ancora quasi tutto chiuso: si mangia ancora all’aperto, nonostante il freddo, le palestre hanno appena riaperto, cinema e teatri restano chiusi. Nonostante il miglioramento nel numero dei contagi, adesso New York fa però i conti con le ripercussioni di un virus che ha svuotato la città: 35,000 appartamenti sono vuoti, gli uffici deserti, e un terzo delle attività non ha più riaperto.

Da mesi è infatti chiaro che, negli USA, il COVID-19 è una questione politica: se sei democratico, al virus ci “credi di più”, se sei Repubblicano, di meno. Nella Carolina del Sud, per esempio, che a metà Luglio era la capitale mondiale per nuovi casi per capita, il governatore Henry McMaster, supporter di Donald Trump, non ha chiuso negozi e ristoranti in risposta al virus. “Io sono rientrato a casa, a Charleston, da New York, perchè speravo che la situazione qui fosse meglio,” dice Andrew Brown, studente alla New York University. “Invece, mi sono ritrovato bloccato a casa da inizio Maggio. Ho paura di andare in giro, ed ho paura di tornare a NYC, di portare lì il virus.” Secondo Andrew, la situazione è allarmante: la gente continua a uscire, ad andare al ristorante, e non vi è stato nemmeno un obbligo di mascherina per mesi.
La situazione resta allarmante anche in Florida, dove il virus non ha fermato le persone dall’assembrarsi in spiaggia e andare a feste, specialmente a Miami. La Florida ha raggiunti picchi esorbitanti: 677,362 residenti positivi, e 13,400 morti. D’altronde, in un paese con quasi 350 milioni di abitanti, tenere a bada un virus che si diffonde così facilmente non è facile. Specialmente considerando che gli Stati Uniti si trovano ora in un periodo estremamente difficile, e delicato, per vari motivi: dalle rivolte contro le forze di polizia per le loro uccisioni di vari cittadini di colore, da George Floyd a Breonna Taylor, gli incendi che bruciano la costa West, alle imminenti elezioni, il paese fa i conti con varie sfide.
Insomma, la situazione resta tesa, e difficile. Secondo top esperti la situazione potrebbe sembrare “quasi normale” verso la fine del 2021, con l’arrivo di un possibile vaccino nel secondo quadrimestre dell’anno. L’Italia continua a tenere duro, e cerca di ripartire tenendo uffici e scuole aperte, così come il resto del mondo. Ora gli occhi saranno puntati sull’arrivo dell’autunno e dell’influenza, che speriamo non ci forzi a dover tornare in lockdown.