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in Scienza e Salute
January 20, 2019
in Scienza e Salute
January 20, 2019
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Attenzione alla “sovradiagnosi”, può far ammalare chi è in salute

I “check-up”, gli screening e i test diagnostici rendono le cure più pronte, ma hanno anche la capacità di sovrastimare l’incidenza di malattie “inconsistenti”

Antonio GiordanobyAntonio Giordano
Attenzione alla “sovradiagnosi”, può far ammalare chi è in salute
Time: 2 mins read

Si parla spesso, in medicina, di “sovradiagnosi”. Esse hanno importanti ricadute concrete su decisioni terapeutiche, qualità di vita dei pazienti e costi dell’assistenza sanitaria. Spesso, erroneamente, la sovradiagnosi è ritenuta sinonimo di risultati “falsi positivi”, cioè frutto di diagnosi errata di malattia inesistente a causa di un test “falso” positivo, in soggetti sani.

Sovradiagnosi si ha invece quando ad un individuo viene diagnosticata, e di conseguenza trattata, una condizione clinica per cui non avrebbe mai sviluppato sintomi e non avrebbe mai rischiato di morire.

In altre parole, alla maggiore sopravvivenza dovuta alle diagnosi precoci fa, oggi, riscontro a causa delle sovradiagnosi un aumento numerico di soggetti che vivono da malati.

Ci troviamo, quindi, di fronte ad un problema relativamente nuovo per la medicina.

I “check-up”, gli screening e i test diagnostici rendono le cure più pronte, ma hanno anche la capacità di sovrastimare l’incidenza di malattie “inconsistenti” oppure di anticipare una diagnosi, generando angoscia senza che poi vi sia un beneficio in termini di sopravvivenza.

Uno dei pericoli più seri della sovradiagnosi, consiste nel mettere in evidenza delle lesioni o dei tumori “in situ” che non evolveranno mai nel corso della vita, ma sui quali, se il medico li individua, si sentirà ‘obbligato’ ad intervenire chirurgicamente e/o con terapie radianti o chemioterapiche. Tuttavia, un paziente con sovradiagnosi non avrà alcun beneficio da quel trattamento perché non c’è nulla da trattare: non ha sintomi, non li svilupperà, né rischierà di morire a causa della malattia sovradiagnosticata.

Al massimo potrà andare incontro a dei rischi, poiché quasi tutti i trattamenti possono provocare effetti collaterali potenzialmente dannosi. L’esempio più emblematico per illustrare il problema della sovradiagnosi dei tumori è lo screening del cancro alla prostata, rimarcato dallo stesso Richard Albin scopritore del PSA., il quale ha spiegato che il  PSA  è specifico per la prostata, non specifico per il tumore alla prostata. Il test non è in grado di identificare il cancro alla prostata e, ancor più importante, non è in grado di distinguere tra due tipi di cancro prostatico: quello che può uccidere e quello che non può. Uomini con un basso valore del test possono essere colpiti da tumore pericoloso, mentre quelli con alti valori del test possono essere completamente sani.

La diagnosi precoce può andar bene in alcuni casi, ma non è necessariamente la scelta migliore.

C’è un limite oltre il quale la diagnosi precoce diventa negativa, proprio per la sua precocità e per la sua tendenza a classificare troppe persone come malate, esponendole a basso rischio ai danni legati al trattamento. Si rende necessario bilanciare la riduzione dei decessi, la possibilità di ricevere un’inutile diagnosi e di non dover avere più effetti collaterali del necessario a causa del trattamento.

 

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Antonio Giordano

Antonio Giordano

Sono nato nel '62 a Napoli dove mi sono laureato in Medicina e Chirurgia. Sono direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia dove vivo con la mia famiglia. Dal 2004 sono professore per “chiara fama” all’Università di Siena. Di me dicono che abbia una certa esperienza nella genetica del cancro e nella regolazione del ciclo cellulare. Di sicuro c'è che i miei studi hanno contribuito alla comprensione di alcuni dei meccanismi alla base dello sviluppo del cancro e al disegno di una nuova generazione di farmaci. Ho all'attivo oltre 600 pubblicazioni e più di 30 premi. Sono appassionato della squadra di calcio del Napoli. www.drantoniogiordano.com www.shro.org Antonio Giordano is Professor of r Biology at Temple University in Philadelphia where he is also Director of the Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine. He is also ‘Chiara Fama’ Professor of Pathology at the University of Siena, Italy. His research interest includes both molecular and translational mainly focused on cell cycle deregulation in cancer. Dr Giordano identified a tumor suppressor gene, Rb2/p130, that has been found to be active in lung, endometrial, brain, breast, liver and ovarian cancers and also discovered Cyclin A/p60, Cdk9, and Cdk10. Cdk9 is known to play critical roles in HIV transcriptions, inception of tumors, and cell differentiation,[3] They also play a part in muscle differentiation and have been linked to various genetic muscular disorders. He has published over 600 articles and received over 40 awards for his contributions to medical research.  www.drantoniogiordano.com www.shro.org

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