
L’Ambasciata italiana di Washington ospita anche quest’anno, il 7 e l’8 novembre, l’annual event di ISSNAF, la fondazione degli uomini e delle donne di scienza italiani che lavorano e studiano in Nord America. Due giorni di tavole rotonde e incontri con i protagonisti della ricerca e dell’impresa, che culminano nelle premiazioni degli ISSNAF Awards, assegnati alle migliori ricerche di scienziati under 40. Ne parliamo con Monica Veronesi, direttore esecutivo dell’organizzazione.
L’annual event 2017 è l’occasione per fare il punto sulla salute di ISSNAF. A che punto è il percorso della fondazione?
“Siamo cresciuti molto negli ultimi tre anni. Il numero dei Chapters, i “nodi”, locali o tematici, della nostra rete, è cresciuto da 8 a 18. Il nostro network è incrementato da circa 2500 a circa 8mila persone contando gli affiliati e gli amici di ISSNAF. Andiamo avanti con i nostri programmi, abbiamo rafforzato collaborazioni di lungo termine a livello industriale e istituzionale, con fondazioni e organizzazioni in Italia e negli Stati Uniti”.
Un anno fa il tema dell’evento ospitato all’Ambasciata italiana a Washington era “Innovation Through Science”, con un focus sullo Human Technopole. Perché quest’anno avete scelto Industry 4.0, la “quarta rivoluzione industriale”?
“Si tratta di tappe di un unico ragionamento. Un anno fa avevamo salutato con entusiasmo il progetto di Human Technopole a Milano, oggi speriamo che quella città ospiterà l’Ema, l’Agenzia europea del farmaco. Sono due esempi di come nell’attuale fase della globalizzazione la ricerca e l’industria possano lavorare assieme per costruire innovazione da applicare ai processi produttivi, che è poi la traduzione pratica del concetto di Industry 4.0. Per questo abbiamo invitato a parlare a Washington importanti rappresentanti dei mondi dell’industria e della ricerca: Steve Buckley di FCA, Luigi Staccoli di Pirelli & C., Jeff Campbell di Cisco, e ancora Joseph Szustakowski di Bristol-Myers Squibb, Alessandro Curioni e Fabrizio Renzi di IBM, e Raffaella I. Rumiati, vice presidente dell’Anvur, Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Robotica, digitalizzazione e Internet of Things non elimineranno il lavoro umano, ma aumenteranno la quota di sapere contenuto in esso. L’uomo sarà sempre più al centro di tutto. La scienza in questo processo ha un ruolo centrale”.
L’ISSNAF Life Achievement Award, il vostro “premio alla carriera”, andrà quest’anno a Rita Rossi Colwell.
“È un onore premiarla, e non solo perché è uno dei membri fondatori di Issnaf. È stata un’apripista. Quando nel 1998 fu scelta come undicesimo direttore della National Science Foundation, fu la prima donna a ricoprire quell’incarico di altissima responsabilità. Il suo ruolo nella storia della biologia marina è stato centrale, è co-autrice di 17 libri e di oltre 700 pubblicazioni scientifiche, ha prodotto il film Invisible Seas, che ha mostrato i microbiologi marini in azione nello studiare i microgranismi degli oceani, puntando il faro sull’impatto dell’inquinamento. Quello ambientale è un altro fronte in cui dobbiamo mantenere alta la guardia, facendo valere il ruolo della scienza, ad esempio contro chi nega il cambiamento climatico. Un tema di ricerca presente in molte delle ricerche dei 15 finalisti degli Issnaf Awards che premieremo l’8 novembre”.
Quale messaggio porta ai giovani ricercatori italiani in Nord America?
“Sono il futuro delle ricerca, la parte più dinamica della nostra comunità, e incarnano al meglio, con le loro biografie, l’aspirazione a farci ponte fra le due sponde dell’Atlantico. Sono essi stessi il miglior messaggio che Issnaf possa dare, e per questo li ringrazio”.
E all’Italia che messaggio inviate?
“Ci appelliamo al governo italiano affinché si possa ridurre il divario fra la quota di investimenti in ricerca dell’Italia negli altri Paesi sviluppati. L’Italia investe solo l’1,3% del Pil in ricerca, contro il 2,9% della Germania e il 2,8% degli Stati Uniti. La qualità dei nostri ricercatori è alta, come dimostra il fatto che qui siano molto apprezzati. Bisogna lavorare per creare un ecosistema più favorevole ad attrarre ricercatori e capitali dall’estero”.
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