Fabrizio Renzi da oltre venticinque anni viaggia e lavora fra gli Stati Uniti e l’Italia. È entrato in IBM nel 1990, facendo ricerca come ingegnere biomedico ed elettronico fra l’Italia e i laboratori di ricerca di Austin, Texas e Yorktown, New York. Oggi è il direttore tecnologia e innovazione di IBM Italia. Ma da allora non ha mai perso l’abitudine di prendere molti aerei e di sorvolare l’Atlantico per far incrociare i mondi dell’impresa e della ricerca. Anche con l’aiuto di ISSNAF (Italian Scientists and Scholars in North America Foundation), la fondazione che riunisce 4mila ricercatori italiani che hanno base negli Usa e in Canada. E che l’ha invitato fra gli speaker d’eccezione all’Annual Event che si terrà il 7 e l’8 novembre 2017 all’Ambasciata italiana di Washington e che verterà attorno al tema dell’Industry 4.0.
La sua specializzazione in Ibm è “Research&Business management in ambiente multiculturale”. Quanto e in che modo la multiculturalità è un valore aggiunto nella ricerca?
“Sono convinto che le skill, le competenze, funzionano meglio nel mondo della ricerca se vengono da diverse culture. La differenza fra culture è importante perché è dal pensiero laterale che molte innovazioni vengono generate, per questo la popolazione nei laboratori di IBM è volutamente assolutamente interculturale. Lo posso confermare per esperienza diretta: ho passato molti anni sia negli Stati Uniti che nei Paesi emergenti, dalla Russia all’Europa dell’Est, dal Medio Oriente all’Africa. Mi sono reso conto di come mettere insieme culture diverse generi una grande ricchezza di spunti e di idee, e noi favoriamo questo processo” .
In che modo IBM unisce le due sponde dell’Atlantico?
“Con un rapporto bidirezionale. Da una parte, concentriamo buona parte dei nostri investimenti in ricerca e sviluppo nei laboratori negli Usa, dove portiamo in visita i nostri clienti da tutto il mondo. Dall’Italia accompagno spesso i nostri clienti, grandi ospedali, compagnie assicurative, banche, compagnie di trasporti e di produzione elettrica. Questi tour sono però allo stesso tempo occasioni di uno scambio in senso opposto: anche i clienti portano le loro idee nel contesto dei nostri laboratori, così la ricerca diventa co-creation, creare assieme”.
Costruire ponti fra Italia e Nord America è anche il focus dell’azione di ISSNAF.
“La rete di ISSNAF è un alleato prezioso nel mio lavoro. Mi capita spesso di ‘usare’ i ricercatori italiani che lavorano negli Usa per farli incontrare con le aziende italiane in visita la cui attività è pertinente con quel determinato settore di ricerca. Cerco così di mettere in collegamento il business delle aziende italiane con l’enorme potenziale del lavoro di ricerca nei laboratori americani. Creando fruttuosi scambi di conoscenze fra chi opera sulle frontiere dell’innovazione. Ritengo che Issnaf sia un eccellente veicolo per collegare l’eccellenza della ricerca e dell’accademia americana al business del sistema-Paese Italia. Sono molto felice di potervi collaborare”.

L’Industry 4.0, la rivoluzione dell’automazione che investe il mondo della produzione e dei servizi, sarà al centro dell’evento annuale di ISSNAF. Qual è per lei il significato di questa formula?
“L’IoT, internet delle cose, è un’area di sviluppo strategico di IBM, su cui, a livello globale, investiamo 3 miliardi di dollari, la metà di quanto ogni anno spendiamo in ricerca e sviluppo. A Washington vorrei focalizzarmi sull’applicazione delle nuove tecnologie IoT nella sanità: la chiamiamo Internet of Body, si tratta di applicazioni di tecnologie wereable per i pazienti. In questo campo assistiamo e assisteremo sempre di più a progressi incredibili. Oggi l’80% della spesa sanitaria serve a pagare i medici e le strutture e solo il 20% per migliorare l’efficacia delle terapie sulle persone. L’efficacia delle terapie dipende per il 50% dai nostri comportamenti, dagli stili di vita”.
In che modo la tecnologia può aiutare a migliorarli?
“L’approccio behavioural, comportamentale, consente di cambiare il paradigma. Una serie di sensori applicati sull’uomo ne monitorano i comportamenti ogni istante. Il medico assume un nuovo ruolo nel monitorare i comportamenti e come questi influiscono sugli indicatori della salute della persona. Su questo fronte lavoriamo a progetti importanti, sviluppati anche in collaborazione con clienti italiani, che condividerò all’evento di Washington”.