Lasciando la mondanità agli eventi fuori salone, Vinitaly 2017 si è diligentemente presentata e confermata come manifestazione di riferimento mondiale del settore enologico, prima per superficie espositiva e numero di visitatori, piattaforma di discussione sul futuro del vino e dell’agricoltura in ottica europea, come evidenziato dalla presenza, all’inaugurazione, del commissario europeo all’Agricoltura e allo sviluppo rurale Phil Hogan, accanto al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, al presidente di Veronafiere Maurizio Danese, della Regione Veneto Luca Zaia, della Provincia di Verona Antonio Pastorello, del sindaco della città Flavio Tosi, del presidente di ICE-Agenzia Michele Scannavini e Robert Yang, presidente e a.d. di 1919, il più grande operatore cinese della distribuzione online e offline in Cina.
Martina ha còlto l’occasione per una importante dichiarazione: “Oggi mi prendo l’impegno, annunciando che entro la fine di luglio avremo la prima bozza del testo del Codice agricolo unico”. Notizia che cade a fagiolo in un contesto che comprende anche Sol&Agrifood – salone dedicato all’olio extravergine di oliva e all’agroalimentare di qualità – ed Enolitech, rassegna sulle tecnologie per cantina e frantoio.
Innovazione globale
Come si è connotata, essenzialmente, questa edizione? All’insegna di una sempre più spiccata internazionalizzazione, innovazione e digital trasformation. “Abbiamo inventato una fiera e dei servizi che sono stati unici al mondo – ha spiegato alla stampa Danese – andando già nel 1998 in Cina e nel 2001 negli Stati Uniti, per promuovere il vino italiano e creare una rete di contatti. E abbiamo realizzato rapporti che nel tempo ci hanno permesso di portare un numero di buyer sempre più importante a Verona da entrambi questi mercati”.
Cantine e vini da 30 Paesi: +33% lo spazio richiesto nel salone speciale Vininternational che, dal 2014, è dedicato agli espositori esteri. Per la prima volta è stato ospitato il Kosovo, mentre dall’Estremo Oriente ha debuttato il Giappone e, organizzata dal Ministero dell’agricoltura di Mosca, è arrivata una collettiva di vitivinicoltori dalla Russia. La Cina ha proposto i vini del Ningxia, una zona di produzione ormai paragonata alla francese Bordeaux, e la storica presenza di AfriWines, con oltre 100 etichette dal Sudafrica, ha portato in anteprima l’annata 2017. Esordio a Vininternational per l’americana Amber Falls Winery & Cellars: “La scelta – riferisce l’azienda del Tennessee – è dovuta al prestigio dell’Italia in ambito enologico e alla nostra propensione verso i mercati internazionali, in particolare Europa e Asia“.

Aldilà dei comunicati e delle voci istituzionali, per fotografare il mercato e i trend è sempre fondamentale parlare con gli addetti ai lavori. Raffaele Boscaini, responsabile marketing e coordinatore del Gruppo Tecnico Masi – di cui è presidente e a.d. il padre Sandro – conferma il mercato USA come uno dei più consistenti e con ulteriore margine di crescita, individuando per l’azienda come vini identitari oltreoceano l’ Amarone Costasera e il Campofiorin, ormai un classico, nato nel 1964 e creatore di una nuova categoria di vini veneti ispirati alla tecnica dell’Amarone. “Ha raccolto molto successo anche il Masianco, dai vitigni di Pinot grigio e Verduzzo: un altro Supervenetian di grande personalità, “fratello” del rosso Campofiorin”. Novità in casa Masi, l’entrata nella frizzante galassia del Prosecco Valdobbiadene Docg, con l’acquisizione del 60% di Canevel Spumanti Spa.
Se gli italiani sono abituati al bicchiere di vino in tavola per tradizione, ciò non vale per tutto il mondo, naturalmente; dunque, prima del puro export commerciale, è più che opportuno coltivare un sottobosco culturale in materia: “Sui mercati nuovi – rileva Raffaele – è necessario portare conoscenza, prima che distribuzione; in tal senso, trovo molto intelligente l’iniziativa formativa di Vinitaly per creare esperti, la comunità di ambasciatori del vino made in Italy, i wine ambassadors“.

Altro colosso presente in fiera, il gruppo Gancia: il responsabile estero Alberto Cortese ricalca i concetti espressi da Boscaini, nel ribadire “l’utilità di fare cultura sul vino”. Ad esempio, “interagendo con i distributori esteri per organizzare iniziative di teaching sui prodotti, come facciamo. I nostri vini oltreoceano più diffusi sono l’Asti e il Moscato, che arrivano tramite i medesimi canali della vodka Russian Standard“. Gancia, infatti, storica azienda piemontese, è stata acquisita dal gruppo Roust qualche anno fa, come spiega la trade marketing manager Nicoletta Cane, “ed ora è distributore per l’Italia dell’intero portfolio Russian Standard Vodka, ampliando così l’offerta degli spirits brand“.
Viaggio a Nord-Est
Impossibile tralasciare la geografia delle bollicine: a Venegazzù, in provincia di Treviso, una delle realtà più dinamiche è la cantina Montelvini della famiglia Serena, che ha nell’Asolo Prosecco Superiore DOCG il suo portabandiera, sola denominazione che vanta nel disciplinare del Prosecco la versione Extra Brut, tipologia in ascesa, con un incremento complessivo di imbottigliato nel 2016 che ha raggiunto il +46%. Molto intensa è l’attività di Montelvini nelle Americhe (dove è conosciuta come Montellini), come spiega l’area manager Loris Stefan: “In Colombia Montelvini è stata la prima cantina ad esportare il Prosecco; si sono poi aggiunti nuovi accordi commerciali con alcuni importatori in Brasile e in Paraguay e un notevole sviluppo negli Stati Uniti”.

Alberto Serena, responsabile commerciale e marketing dell’azienda del padre Armando spiega: “Il prodotto più radicato è Mon Vin, vino alla spina già assai diffuso negli USA, con un fusto a perdere in plastica al 100% riciclabile e davvero molto forte su New York e Canada; ora stiamo lavorando sulla diffusione della bottiglia”. E tra queste, una citazione per il nome va a Luna storta, un bianco passito da conversazione, la cui degustazione certamente può contribuire a migliorare l’umore.
Regione vocata a vini intensi e profumati, il Trentino Alto Adige: lo riprova la linea della cooperativa altoatesina Erste+Neue, fusione, nell’anno 1986, della prima Cantina Sociale di Caldaro (Erste), con la nuova Cantina Sociale di Caldaro (Neue), fondate rispettivamente nel 1900 e nel 1925. “Il nome – racconta Christoph Orsi, marketing manager – riassume perfettamente la simbiosi tra tradizione e innovazione, che oggi si traduce in una produzione di circa 600.000 bottiglie all’anno ed un mercato verso Germania, Austria, Svizzera, ma anche vari stati USA, tra cui New York, California e Florida”.
A tutto bio
Vinitalybio è lo spazio che è stato riservato ad esposizione e incontri b2b con trader internazionali specializzati in questo segmento, che, peraltro, è ormai trasversale; l’azienda biologica Roccafiore di Todi, nel cuore verde dell’Umbria, mette in vetrina un vino, il Grechetto Roccafiore, che quest’anno ha conquistato i TreBicchieri della guida Gambero Rosso e il premio speciale Viticoltura Sostenibile. E non casualmente, il Fiorfiore Todi Grechetto Doc Superiore si colloca attualmente tra i vini preferiti dagli americani, in particolar modo a New York, grazie alla sua morbidezza, buona freschezza e mineralità.

“Il 50% della nostra produzione è destinato alla vendita oltre confine – spiega Luca Baccarelli, che guida l’azienda con la sorella Ilaria – ed esportiamo negli Stati Uniti, in Asia, Cina, Giappone e Taiwan; vendiamo le nostre bottiglie in Australia e Israele, oltre che in Europa. Con soddisfazione vediamo che il consumatore straniero è molto attento alla qualità, alla scelta di vini biologici e sostenibili, prodotti in aziende che rispettino l’ambiente e questa è una scommessa su cui abbiamo investito fin dal primo giorno e di cui stiamo vedendo i risultati, oggi grazie anche al Green Heart Quality, marchio di sostenibilità ambientale della Regione Umbria che certifica la filosofia green. Merito, infine, di un prodotto come il Fiorfiore Todi Grechetto Doc Superiore, uno dei vini che più si sta facendo conoscere sia Italia che all’estero“. Roccafiore ha negli USA il primo mercato, principalmente New York, Midwest e California, cui si affiancano Giappone e Svizzera: elemento interessante è il traino che, nelle tre aree, è sempre il Grechetto a fare, segnando il 65% di vendite sul totale. “Noi rappresentiamo una novità – approfondisce Ilaria Baccarelli – perché, come umbri, non siamo associati al “solito” Sagrantino, ma ad un bianco, giovane e fresco”.
I dintorni del vino
A Sol&Agrifood, tra profumi inebrianti di pizza, cascate di pasta, fiumi di dorato olio extravergine d’oliva ed ogni altra sorta di prelibatezza si possa immaginare, abbiamo ritrovato una vecchia conoscenza, la birra artigianale Baladin, con la novità del premio Birrificio dell’anno assegnato dalla giuria internazionale del concorso Birra dell’anno, organizzato da Unionbirrai. Sul fronte a stelle e strisce, l’export manager Alvise Lunardi informa che “a New York continuiamo a lavorare molto bene, non solo con la ristorazione ma ora anche con il settore bar, grazie alla nostra linea di bibite analcoliche, ottime per abbinamento cocktail”; senza coloranti né conservanti, Cedrata, Spuma Nera, Ginger e Cola rappresentano gusti che evocano l’infanzia negli adulti e sono belle scoperte nei giovanissimi. Ma Teo Musso, anima e mente del circus Baladin, delle bibite retrò ha fatto anche un trampolino per sperimentazioni come Mela Zen, a garantire che c’è sempre posto per l’invenzione e la creatività.

Fuori salone
Tra gli innumerevoli eventi fuori salone, una menzione va alla degustazione guidata di ONAV-Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino, realizzata in collaborazione con le sezioni bresciane e veronesi di Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e Unione italiana Sordi: dopo le lezioni di avvicinamento al vino, avviate insieme alle due associazioni, ONAV ha rilanciato con un appuntamento l’8 aprile nel centro storico di Verona, ove il presidente nazionale Vito Intini ha decantato, calice alla mano, le emozioni del vino, dalle sensazioni olfattive che si sprigionano dal bicchiere, all’assaggio e la persistenza del ricordo nel gusto.
Vino divino

Uno degli aspetti dell’universalità del vino. Bevuto nella giusta misura, il vino ha anche un testimonial d’eccezione in Papa Francesco: le parole riportate sulle pareti dello stand Erste+Neue, “Senza vino non c’è festa”, riprese dal commento del Papa ad una nota parabola evangelica: “Ricordate il miracolo delle nozze di Cana? A un certo punto il vino viene a mancare e la festa sembra rovinata. Immaginatevi finire la festa bevendo the… senza vino non c’è festa!”. Il pontefice ha affermato, durante un’udienza con una rappresentanza della Fondazione Italiana Sommelier: “Non sono astemio, ma bevo poco. Vino italiano e di tutto il mondo. Ma proprio poco, eh?”. La moderazione è il modo migliore di assaporare le qualità di questo re della tavola e, con la Pasqua alle porte, se il vino ha la benedizione anche di Papa Francesco, non ci resta che augurarvi buone feste e.. salute!
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