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January 25, 2016
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January 25, 2016
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El Niño, la Niña e il clima che verrà

Non si può prevedere il clima con un modello matematico, ma solo ipotizzarlo

Rodolfo GuzzibyRodolfo Guzzi
clima-el-nino
Time: 3 mins read

La Nasa ha annunciato che lo El Niño (il Bambino, ovvero Gesù, così chiamato perché avviene durante il periodo natalizio) porterà un anno climatico particolarmente complesso. L’ultima immagine di Jason-2 (missione Spaziale congiunta CNES, Francia, e NASA, USA) assomiglia a quella del dicembre 1997, quando l’evento di El Niño provocò  piogge torrenziali e siccità unite a caldo afoso in varie parti del pianeta, Italia compresa. Entrambi le immagini riflettono il modello classico di un El Niño pienamente sviluppato mostrando che è presente uno spesso strato di acqua calda.

El Niño viene attivato quando i venti che soffiano verso Ovest nel Pacifico si indeboliscono o addirittura invertono la loro direzione, innescando un drammatico riscaldamento della superficie dell’oceano nel Pacifico tropicale centrale e orientale. Le nuvole e le tempeste che sono provocate e che seguono all’evaporazione dell’acqua calda, pompano calore e umidità nell’alta atmosfera sovrastante. Questi cambiamenti alterano i percorsi delle corrente a getto e influenzano le precipitazioni su tutto il mondo.

El Niño di quest’anno ha fatto sì che lo strato di acqua calda, che è normalmente intorno all’Australia e all’Indonesia, si sia drammaticamente assottigliato, mentre nel Pacifico tropicale orientale, la superficie, normalmente di acqua fredda si sia ricoperta di uno spesso strato di acqua calda. Questa massiccia ridistribuzione del calore ha fatto salire le temperature dell’oceano Pacifico centrale in prossimità delle Americhe. Ha indebolito le piogge del Sud-Est asiatico riducendo le precipitazioni sopra l’Indonesia e ha contribuito allo sviluppo di enormi incendi che hanno ricoperto la regione e l’hanno soffocata nel fumo.

El Niño è anche implicato nel ritardo delle piogge monsoniche, così come del danneggiamento della barriera corallina, della siccità in Sud Africa, delle inondazioni in Sud America e degli uragani nel Pacifico tropicale orientale. In tutto il mondo, la produzione di riso, di grano, di caffè e altre colture è stata colpita duramente dalla siccità e dalle inondazioni.

I climatologi si stanno interrogando su quale sarà il futuro climatico di quest’anno, ma una ipotesi pessimistica basata sugli eventi dell’ultimo grande El Niño nel 1997-98 indica che il blocco di circolazione atmosferica porterebbe caldo afoso e piogge torrenziali in varie parti del pianeta. Come è noto non è possibile prevedere il clima, mediante un modello matematico, lo si può solo ipotizzare sulla base di una analisi statistica. Il clima è soggetto a processi caotici indeterministici che impediscono una previsione certa, come accade invece per la meteorologia che è prevedibile entro le 36-42 ore. Al di fuori di questo intervallo il modello meteorologico perde la traccia e deve essere rii-inizializzato. Gli attuali modelli climatici sono delle simulazioni che sono stati pensati per capire meglio il sistema Terra. Tuttavia quando si verificano effetti dello stesso tipo, è ragionevole aspettarsi eventi probabilisticamente analoghi. Nel 1997-98, El Niño ha provocato circa due volte la quantità media di pioggia nel sud della California, insieme a frane, alluvioni, venti forti, Analogamente in Europa. Purtroppo El Niño potrebbe essere seguita da una La Niña, che potrebbe portare effetti opposti al tempo meteorologico del mondo.

La Niña è essenzialmente l’opposto delle condizioni di El Niño. Durante un episodio di La Niña, gli alisei sono più forti del normale, e l’acqua fredda che normalmente è presente lungo la costa del Sud America, si estende nel Pacifico equatoriale centrale. Episodi di La Niña provocano meno pioggia lungo le coste del Nord e del Sud America e lungo il Pacifico equatoriale centrale e orientale e più pioggia nel Pacifico occidentale. In climatologia questi fenomeni vengono chiamati ENSO (El Niño-Southern Oscillation). L’ENSO è una teleconnessione atmosferica accoppiata atmosfera-oceano che presenta le componenti oceaniche, chiamate El Niño o La Niña. L’ENSO è sotto studio in vari istituti di ricerca. Allo stato attuale non sappiamo se questi eventi sono fenomeni connessi con il riscaldamento climatico.

I climatologi della NASA sono preoccupati per il prossimo futuro. Ancora una volta deve prevalere il principio di precauzione. Prevenire che eventi estremi possano danneggiare la vita e la salute delle persone, significa prima di tutto rivedere il nostro modo di vivere e controllare meglio  le risorse a nostra disposizione.  La  salvaguardia del  nostro ambiente ci riguarda direttamente come ha dimostrato anche il dibattito su COP21. Le scelte che stiamo facendo sono insufficienti. Abbiamo uno strumento che ci permette di fare una limitata previsione del nostro futuro: la meteorologia. Usiamola nel modo migliore e soprattutto facciamola fare a persone competenti. Questo anno è stato considerato uno dei più caldi degli ultimi dal 1880. La persistenza di El Nino comporterà un 2016 anomalo i cui effetti si stanno vedendo e si vedranno durante il periodo estivo, con una maggiora frequenza di eventi estremi: alta piovosità in tempi ridotti, siccità diffusa e caldo afoso.

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Rodolfo Guzzi

Rodolfo Guzzi

Nato e cresciuto a Torino, mi sono laureato in Fisica a Bologna. All’inizio della mia carriera sono stato all’Imperial College a Londra, poi in altri centri di ricerca, tra Germania, Olanda e Boston. Sono, per il Ministero della Università e Ricerca (MUR), il Presidente del Comitato di valutazione dei Piani Triennali degli Enti di Ricerca, dei programmi Bandiera e dei Progetti di Interesse Nazionale. Sono Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di Space Italy, un consorzio nazionale per lo sviluppo delle tecnologie Spaziali. Sono stato insignito dalla Accademia dei Lincei del Premio Antonio Feltrinelli per la classe di Astronomia, Geofisica, Geodesia e Applicazioni. Sono Accademico Onorario della Accademia Angelico Costantiniana. Sono stato direttore dell’Istituto per le Metodologie Geofisico Ambientali del CNR e direttore dell’Unità di Osservazione della Terra dell’Agenzia Spaziale Italiana. Sono stato nel Consiglio di Amministrazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV). Ho lavorato con il premio Nobel per la Fisica Abdus Salam e con il premio Nobel per la Chimica Paul Crutzen. Insegno Fisica in università in Italia e all’estero. Alle pubblicazioni scientifiche alterno libri di divulgazione, romanzi e favole. Mi piace l’atletica leggera che negli anni '60 ho praticato a livello agonistico. Sono un curioso che si fa coinvolgere in progetti di varia natura che qualche volta diventano concreti, come quello attuale: la matematica applicata alla biologia.

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