Su Il Mattino di Napoli, qualche settimana fa, in un’intervista, il professore Marco Salvatore, ex Direttore Scientifico del Pascale, l’Istituto per la Cura e lo Studio dei Tumori di Napoli, parla di ricerca e di sanità. Nel corso dell’intervista, a proposito del suo incarico di Direttore Scientifico del Pascale di Napoli, assunto nel 1989, afferma che “diventare Direttore in quella situazione non fu facile, devo ammetterlo. Oltre al vuoto scientifico trovai anche una situazione logistica complessa: enormi locali vuoti, casermoni inutilizzati da almeno un decennio, lavori importanti iniziati e mai ultimati. Un disastro, insomma”.
Il professore Marco Salvatore, nel 1989, subentra al professore Giovan Giacomo Giordano, oncologo, ricercatore internazionale, autore della prima mappatura della nocività in Campania scritta nel 1976, precursore quindi della Terra dei Fuochi, che nel 1986 aveva assunto l’incarico di Direttore scientifico del Pascale. Nel libro, Monnezza di Stato, scritto da Antonio Giordano – figlio del professor Giovan Giacomo Giordano, oncologo, scienziato, Direttore dello Sbarro di Filadelfia, columnist della VOCE e studioso della Campania dei Veleni – con il giornalista Paolo Chiariello, si racconta un storia diversa su cosa accadde nei 20 mesi di Direzione del Pascale del professore Giordano. Durante quel periodo, secondo Monnezza di Stato, il professore Giordano denuncia l’irregolarità nel concorso per l’assunzione di stenodattilografe: ne conseguono degli arresti, tra i quali il vice Presidente e due componenti del Consiglio di Amministrazione dell’Ente.
A seguito di questa vicenda, sempre secondo la ricostruzione di Monnezza di Stato, i colleghi del professore Giovan Giacomo Giordano, inviano una lettera al Ministero della Salute con la conseguente decisione del Ministero di nominare una commissione ad hoc presieduta da Umberto Veronesi, per valutare la qualità della ricerca scientifica sviluppata presso l’Istituto Pascale. A quel punto il professore Giordano viene sospeso “a divinis”. Nel libro scritto dal figlio Antonio, si ritiene che il reale motivo della sua “rimozione” risieda nel non essersi piegato alle logiche di potere e nel non aver compiaciuto un sistema che ha fatto sprofondare nel baratro la sanità campana.
Antonio Giordano spiega nel libro, che i colleghi firmatari di quella missiva, si erano prestati a quella immotivata e ingiusta “decapitazione”, dietro la promessa dei politici di allora in auge (appartenenti ai partiti DC, PSI, PLI, parte del PCI, Forze Nuove), di assegnare incarichi universitari nelle scuole di specializzazione, borse di studio, appalti milionari per sé o per i propri figli.
La vicenda “Pascale”, che resta sì un centro di eccellenza, si muove in uno scenario che è già nei libri di storia, e colloca il professore Giovan Giacomo Giordano, come antesignano nella lotta della malasanità che Tangentopoli scopre nel 1992. Una malasanità frutto della politica affaristica e corrotta, che ha sventrato la sanità pubblica a favore della sanità privata, danneggiando tuttora i cittadini campani, bisognosi di cure e di screening, per l’alta l’incidenza dei tumori e per la prevenzione, con il ticket più alto d’Italia.
A raccontare alla Voce la storia di quegli anni, è il professore Frank Romeo, che ha lavorato al fianco del professore Giovan Giacomo Giordano: “Innanzitutto è opportuno fare un excursus storico dell'Istituto Pascale, per capire quale sforzo fu fatto dal professore Giordano affinché ci fosse un punto di svolta, che eredita una conduzione alquanto 'arcaica' dell’Istituto. Siamo agli inizi degli anni '80, di rientro dagli USA, lavoro prima presso il INT di Milano e poi al Cardarelli di Napoli, da entrambe queste istituzioni mi giungono report sulla ricerca, pubblicazioni, innovazioni e quant'altro poteva caratterizzare un Istituto di Ricerca: Giordano Senior era uno dei pochi a produrre Ricerca Scientifica al Pascale, ben educato al rigore scientifico dal suo maestro, professore Verga e dalla sua insaziabile curiosità scientifica, scevra da ogni motivazione economica. Quando nel 1986 assume l’incarico, ce la mette tutta far rinascere il Pascale, cominciando con l’indire un concorso pubblico per l'assunzione di assistenti, individuando delle figure di giovani, che avrebbero potuto dare un valore aggiunto ed una spinta al know-how dell'Istituto: le sue valutazioni non avvengono per conoscenze personali, non conosceva nessuno, ma solo per il curriculum. Il carattere assolutamente intransigente e legalista che lo ha accompagnato per tutta la vita, è stato tale da spingerlo a indire il pubblico concorso in modo asettico, ed ha avuto ragione perché tutti quelli che lui invitò a presentare il curriculum, superarono il concorso entro 1987. Da allora, e per soli 20 mesi, molti progetti di ricerca vennero concepiti e approvati ma i risultati sono stati pubblicati soltanto dopo l’esautorazione dalla Direzione Scientifica del Giordano. I colleghi furono mandati all'estero per affinarsi e per diffondere il messaggio di un "Nuovo Istituto Pascale" che si impegnava in tutti settori, dalla Ricerca alla "Best Clinical Practice" con scientificità ed innovazione. Cosi, il Pascale, come la Fenice, rinasceva dalle ceneri di un suo buio passato, mentre a causa della immensa rettitudine e intransigenza verso le illegalità e la denuncia delle irregolarità di un concorso per segretarie che altri volevano truccare, il promotore del rilancio dell’istituto Pascale, il Professore Giordano, è stato sostituito dal professore Marco Salvatore, che ha continuato sulla strada tracciata dal professore Giovan Giacomo Giordano. Il professore Giordano, nonostante il tempo molto ristretto della sua Direzione, ha dato impulso alla Ricerca Clinica, basta leggere i report ministeriali, ha reso possibile la realizzazione di un "Radioterapia Intracavitaria After-loading" che all'epoca nasceva in contemporanea con Milano e Roma. La sua, è stata una figura illuminante, con l'unico difetto di essere un uomo legalitario ed inflessibile”.
Dopo la destituzione dal Pascale, il Professore Giovan Giacomo Giordano si è dedicato, indomito, agli studi scientifici, all’insegnamento della Anatomia Patologica, con grandi riconoscimenti da parte della comunità scientifica internazionale. Nel suo percorso di medico e scienziato, ritroviamo dunque un Giovan Giacomo Giordano che si mette, ancora una volta, contro il sistema, sostenendo con la ricerca e le prove scientifiche, il “danno amianto” accanto agli operai delle Officine La Bruna di Napoli.
A raccontarlo alla VOCE, è Francesco Maranta, ex operaio e portavoce forum diritti e salute: “Nel 1979 ho lavorato alle Officine di Sant’Maria la Bruna, vicino Napoli, ci lavoravano 1.300 operai per la manutenzione dei treni delle Ferrovie dello Stato. Nei vagoni si usava l'amianto e non erano previsti protocolli operativi per difendere la salute degli operai. Nel 1984, durante una assemblea sindacale, mi hanno presentato il professore Giordano, per il quale la battaglia contro l'amianto, è sempre stata una battaglia di civiltà. Da quel giorno è stato sempre al nostro fianco, sostenendo le nostre argomentazioni con relazioni scientifiche, a dimostrazione della pericolosità dell’asbesto. A quel tempo, alcuni medici sospinti dai grandi interessi, sostenevano che per l’amianto ci fossero dei limiti di tolleranza. Il professore Giordano produsse una relazione tecnica, nella quale affermava che non esistono limiti di tolleranza all’amianto e anche una sola fibra può provocare un mesotelioma pleurico. E’ grazie a medici come lui, che nel 1992, il Parlamento approva la legge che impedisce l'uso dell'amianto. Il professore Giordano è stato un uomo di scienza a servizio dell’umanità”.
Giovan Giacomo Giordano, che con opere, fatti e destini diversi, ha lottato, a piene mani, contro i disastri ambientali tra malasanità e negazionismo della Terra dei Fuochi, con le uniche armi che conosceva: la ricerca e la legalità.