Alle 22:01 del 23 Novembre 2014 il razzo russo Soyuz-TMA14M si è alzato dalla base di Bajkonur in Kazakistan portando nello spazio gli astronauti Anton Shkaplerov, russo, Terry Virts, americano e la nostra Samantha Cristoforetti, italiana, con la sua missione denominata “FUTURA”. Immediatamente un lungo applauso si è alzato dalla platea dell’auditorium dell’ASI a Roma, dove gli astronauti Parmitano, Nespoli e Vittori stavano facendo la telecronaca dell’evento.
Il capitano dell’aeronautica Samantha Cristoforetti, classe 1977, iniziava il suo primo volo che l’avrebbe portata sulla Stazione Spaziale Internazionale. Dopo sei ore Samantha entrava nella Stazione Spaziale per iniziare il suo lavoro di ricerca che durerà sei mesi. Dovrà seguire 10 esperimenti italiani, “dando occhi e facendo da cavia agli esperimenti stessi”, come ha dichiarato poco prima della missione.
Samantha è la prima donna italiana astronauta e come tale va salutata per il vento innovatore che, anche in un mestiere al maschile come quello dell’astronauta, ha portato. Prima di lei c’erano state altre donne astronauta, ma non per l’Italia. Eppure la scienza italiana ormai si declina al femminile: per la prima volta una donna, Fabiola Giannotti, è diventata direttore del CERN. Due donne sono leader nel settore oceanografico. Una sta allo MIT di Boston ed è Paola Rizzoli Malanotte, l’altra, Nadia Pinardi è co-presidente del Comitato Internazionale per la Meteorologia Marina e l’Oceanografia (JCOMM) che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia e della Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’Unesco.
Recentemente tre donne hanno contribuito alla riuscita della missione Rosetta: Amalia Ercoli Finzi, Alessandra Rotundi e la compianta Angioletta Corradini. Senza dimenticare Simonetta di Pippo, ex direttrice del volo umano dell’ESA, e di recente nominata alla direzione dell'Ufficio per gli Affari dello Spazio Extra-Atmosferico delle Nazioni Unite (UNOOSA) con sede a Vienna.
Si potrebbe andare oltre citando tutte quelle ricercatrici che ogni giorno si cimentano con la fatica della ricerca, ma vorrei fermarmi a Samantha, come emblema di una nuova Italia al femminile che lavora per il bene del paese, senza richiedere altro che quello che le aspetta e che per lo più le è negato. Un’ultima nota, l’impegno di Samantha e di tutti gli astronauti per l’UNICEF: combattere la malnutrizione che uccide milioni di bambini nel mondo. E’ un impegno che dovremmo prendere tutti noi perché la ricerca deve essere diretta prima di tutto verso la persona piuttosto che per creare nuove armi di distruzione. Il volo di Samantha deve anche servire di monito per un futuro migliore, dove i più deboli, come i bambini, siano aiutati e tutelati.