Dieci anni all’inseguimento, ma alla fine la missione Rosetta realizza un sogno: quello di posarsi sulla cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko. Mille sono state le manovre effettuate per trovarsi all’appuntamento, e una più di altre ha permesso che il modulo Philae si posasse sul corpo ghiacciato della cometa, rimbalzando sulla superficie frastagliata fino a trovare una posizione scomoda a bordo di un cratere. Lì ha iniziato a scavare, pochi centimetri per volta, lentamente trovando ghiaccio sabbia e rocce la cui composizione dovrà ancora essere analizzata. Poi si è assopito, come stanco del lungo viaggio e del lavoro fatto. Le sue batterie hanno lavorato per sessanta ore. I pannelli solari non sono stati in grado di ricaricare la batteria perché non erano lambiti dal Sole. Bisognerà attendere una nuova alba.
Sulla Terra sono stati attimi febbrili, ce la farà la sonda Philae ad accometarsi, e prima ancora riuscirà la missione Rosetta a fare ciò che mai prima di allora era accaduto: a incontrare da vicino una cometa e a posarsi su di essa?
Ora sappiamo che è possibile, ma poco ci mancava che una parte della missione, quella finale, fallisse. Andrea Accomazzo, Paolo Ferri e Bruno Giardini stanno alla guida della missione e scrutano il percorso di Rosetta istante per istante, l’hanno guidata nel suo percorso lungo e tortuoso, tra pianeti e asteroidi, entrando ed uscendo da orbite che intersecano quelle della Terra e di Marte accumulando centinaia di milioni di chilometri alla velocita di 10-20 Km al secondo, una velocità impossibile sulla Terra. Ma, alla fine l’inseguimento termina, il 6 di Agosto, Rosetta scorge la cometa P67 e la insegue per raggiungerla. I suoi strumenti sono in fibrillazione, si accendono per capire la composizione della scia della cometa.
L’annusano, anche se il suo odore di fogna fa ribrezzo. Eppure Rosetta prosegue la sua missione fino a raggiungere la cometa. Il 12 Novembre 2014 le è sopra e lascia andare il modulo Philae. Dopo sette ore di attesa gli scienziati vedono la superficie della Cometa P67. È un successo per l’Europa, ma soprattutto per l’Italia. Dei 21 strumenti a bordo della missione, quattro sono italiani: VIRTIS (Visual InfraRed and Thermal Imaging Spectrometer) il cui responsabile scientifico è Fabrizio Capaccioni dell'Istituto di Planetologia e Astrofisica Spaziale dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Infn), GIADA (Grain Impact Analyser and Dust Accumulator) con Alessandra Rotundi dell'Università Parthenope di Napoli e la WAC (Wide Angle Camera) con Cesare Barbieri dell'Università di Padova. A bordo del lander, il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni (Sd2) è realizzato da Selex Es sotto la responsabilità scientifica di Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, ed infine il sottosistema dei pannelli solari, con il Politecnico di Milano.
C’è soprattutto una grande passione che ha accomunato varie persone e tra queste tre donne Amalia Ercoli Finzi, la decana dello Spazio Alessandra Rotundi, la signora delle Comete e Angioletta Corradini, mancata prematuramente nel 2011 e che è stata tra gli iniziatori della missione. Tre donne che hanno realizzato il sogno di generazioni di scienziati. I quattro chilometri di diametro del cuore della cometa, la parte solida, rappresentano il laboratorio naturale dal quale ci aspettiamo tante risposte.
La missione Rosetta deve rispondere a parecchie domande circa la storia del nostro sistema solare. Quali erano le condizioni del Sistema Solare alla nascita, e come ha fatto a evolvere? Che ruolo hanno avuto le comete in questa evoluzione? Come funzionano le comete?
La cometa raggiungerà la sua distanza più vicina al Sole il 13 agosto 2015 a circa 185 milioni di chilometri, all'incirca tra le orbite della Terra e Marte. Rosetta seguirà la cometa per tutto il 2015 comunicandoci altre informazioni sui primordi del nostro sistema solare, fino a quando non si esauriranno le sue batterie o gli strumenti di controllo non funzioneranno più.