In un godibilissimo film di Mel Brooks, La pazza storia del mondo (History of World, Part I), Mosè riceve, sul monte Sinai, da Dio i Comandamenti su tre tavole di pietra contenenti cinque Comandamenti ciascuna, in tutto quindici Comandamenti. Durante la discesa verso l’accampamento in cui si trovano gli ebrei fuggiti dall’Egitto, Mosè gridando che Dio gli ha dato i quindici comandamenti, inciampa e fa cadere una tavoletta che si rompe in mille pezzi. Senza scomporsi Mosè presenta i dieci comandamenti. A parte le interpretazioni che si possono dare, questo è un esempio di estrema adattabilità alle circostanze, anche in un caso così importante come i comandamenti dati direttamente da Dio.
Che cosa è avvenuto? Dio ha fornito a Mosè un modello comportamentale, che Mosè ha recepito come un modello mentale, il modo attraverso il quale noi ragioniamo. Siccome il modello mentale è molto volatile, appena le circostanze l’hanno richiesto si è modificato. Non importa se i comandamenti fossero quindici, al momento opportuno, al cadere della tavoletta, possono anche essere dieci.
Brooks ci dà un meraviglioso esempio di comunicazione dichiarativa che gioca sull’empatia che la persona di Mosè suscita. In fondo se i comandamenti erano quindici e cinque se l’era giocati facendo cadere accidentalmente la tavoletta, voleva dire che l’umanità poteva trasgredire quei cinque comandamenti senza essere punita. Da notare che il numero cinque è quello legato alle cinque dita della mano.
Secondo il filosofo americano Searle, gli atti linguistici si possono suddividere in:

Fonte: Wikipedia
Sulla base di questa tabella guardando alla comunicazione politica attuale, si vede che questa è essenzialmente dichiarativa. Il linguaggio è fatto di slogan in cui si dichiara che si sta facendo questo, quello, quell’altro, in cento giorni, in mille giorni. Si usano dei numeri per indicare un possibile traguardo temporale, immaginifico. L’enunciazione supera il fatto: in fondo che i comandamenti, gli atti, siano dieci, quindici o cinquecento poco importa, importa il messaggio.
Nell’attuale comunicazione politica mancano le argomentazioni attraverso le quali chi parla chiarisce, non confondendo la parte con il tutto e, soprattutto non confondendo il presente con il futuro desiderabile. Insomma scrive su una carta ciò che ha intenzione di fare e lo mostra a tutti inequivocabilmente, affinché tutti sappiano di che cosa si sta parlando e come sarà il nostro futuro prossimo.
E’ un processo semplice che coinvolge tutti e a tutti fa capire come deve essere la nostra società futura. Definisce un modello mentale che rappresenta il nostro modo di ragionare assieme. Invece si preferisce nascondere, si trattano i cittadini come sudditi, utilizzando l’immagine al posto della comunicazione, la rappresentazione invece del coinvolgimento. Gli slogan si susseguono uno dopo l’altro affogando la percezione del cittadino nelle sigle, TARES, TASI, IMU etc., etc. Nel giro di pochi mesi un acronimo si modifica, viene sminuzzato in tanti altri, il cittadino perde la percezione di cosa deve fare, e di quello che si sta facendo, così che la politica possa fare ciò che vuole.
Quest’anno il premio Nobel per la medicina è stato dato alle scoperte di John O´Keefe, May-Britt Moser e Edvard Moser che hanno risolto un problema che ha occupato scienziati e filosofi per secoli: come fa il cervello a creare una mappa dello spazio che ci circonda e come facciamo per attraversare un ambiente complesso?
Il senso del luogo e la capacità di navigare sono fondamentali per la nostra esistenza. Il senso del luogo dà una percezione della posizione nell'ambiente. Durante la navigazione, esso è interconnesso con un senso di distanza che si basa sul movimento e la conoscenza delle posizioni precedenti.
"La scoperta del sistema di posizionamento del cervello rappresenta un cambiamento di paradigma nella comprensione di come un insieme di cellule specializzate lavora per eseguire funzioni cognitive superiori. Esso ha aperto nuove strade per la comprensione di altri processi cognitivi, come la memoria, il pensare e il pianificare".
Ancora una volta la scienza ci fornisce delle indicazioni utili a discriminare tra lo spazio e la percezione che di questo si ha. Le cellule nervose dell’ippocampo, una parte del cervello posta nel lobo temporale, sono deputate alla memoria a lungo termine e alla navigazione spaziale. Il nome ippocampo si deve all’anatomista Giulio Cesare Aranzi (1564), che così lo chiamò perché assomiglia a un cavalluccio marino.
In generale gli psicologi e i neuroscienziati concordano nell’affermare che l’ippocampo svolge un ruolo importante nella formazione della memoria che riguarda eventi vissuti come quello che viene chiamato memoria episodica o autobiografica, che rappresenta la memoria a lungo termine. Alcuni, come Larry Squire, preferiscono considerare l’ippocampo come parte di un sistema mnemonico del lobo temporale mediale, responsabile in generale di quello che si chiama memoria dichiarativa, che serve a ricordare una poesia o un numero di telefono a memoria e poterlo rievocare e dichiarare in qualsiasi momento, e che includerebbe anche la memoria semantica che riguarda conoscenze generali, come ad esempio il nome del Presidente della Repubblica, oltre che la memoria episodica.
La lezione che ci viene dalla scienza è duplice, da una parte ci indica quali sono le funzioni cerebrali deputate a fare una certa cosa, ma dall’altra ci da’ un avvertimento del come potremo meglio sfruttare le nostre capacità. Saper discriminare tra un linguaggio dichiarativo finalizzato a raggiungere uno scopo per se stesso o per il proprio gruppo, e quello argomentativo che coinvolge la totalità dei cittadini, fa parte della capacità intrinseca di ognuno di noi e questo la scienza l’ha rimarcato. Tuttavia alla base sta un livello educativo adeguato che sappia coniugare la cultura con l’educazione, la professionalità con la sensibilità sociale. Purtroppo questo non appartiene alla nostra società che è fortemente arretrata e non sa neppure distinguere tra comunicazione e mezzo, tra parole e messaggio.