La recente valutazione sulla qualità della ricerca VQR ha avuto una grande eco sulla stampa. La valutazione degli Atenei e degli Enti di ricerca ha rinfocolato la rivalità tra le Università, soprattutto in vista delle iscrizioni per il prossimo anno. Dimostrare che un settore di un’università è migliore di un altro garantisce anche una maggiore affluenza di studenti, soprattutto per le piccole università.
La stampa ha ricevuto il rapporto dell’ANVUR e guarda che ti guarda, con delle classifiche diverse da quelle che si sarebbero potute desumere dal documento finale presentato dal ministro il 16 luglio 2013. L’ANVUR ha cambiato la formula per il calcolo della premialità basata sul confronto dimensioni-qualità e come conseguenza gli Atenei virtuosi sono stati declassati, mentre quelli viziosi sono stati promossi a virtuosi. Così le università di Pisa, Modena e Reggio Emilia, Parma e Camerino che erano tra le virtuose si sono trovate declassate, mentre le università Roma Tre, Roma Tor Vergata, Macerata, Napoli l’Orientale, Bergamo Siena stranieri, Castellanza LIUC e Roma LUMSA sono diventate virtuose.
Con un comunicato stampa ANVUR chiarisce, semmai ce ne fosse stato bisogno: ” I valori dell’indicatore finale di struttura IRFS pubblicati nel rapporto finale dell’ANVUR e quelli presentati il 16 luglio e comunicati alla stampa sono diversi.” Poi da’ una spiegazione della differenza e infine aggiunge: “Si ribadisce in ogni caso che tali valori rappresentano unicamente degli esempi di applicazione della metodologia e che la scelta per un eventuale utilizzo nella distribuzione della quota premiale del FFO (fondo di finanziamento ordinario dell’università) non è di competenza dell’ANVUR.”
A questo punto c’è da chiedersi, ma non potevano adottare un criterio di valutazione meno suscettibile, diciamo di “variazioni umorali”? Poi perché’ fornire due diversi rapporti? Se volevano fare un esercizio di valutazione almeno, avrebbero potuto adottare il modello di riferimento più antico e già sottoposto a varie verifiche come il RAE (Research Assessment Exercise) ora REF (Research Excellence Framework) utilizzato dal Regno Unito. Questo modello è un esercizio di valutazione comparativa in cui gli standard valutativi devono essere assoluti per tutte le aree e non solo all’interno di un’area di ricerca (ricordo che il VQR italiano non è uno solo, ma ci sono ben quattordici VQR separate, una per area disciplinare).
Il prossimo documento della RAE/REF 2014 è molto cauto sull’uso dello impact factor e sulle classifiche delle riviste e sugli indici bibliometrici automatici dato che non è infrequente il caso di riviste che per attrarre pubblicazioni “gonfiano” il loro Impact Factor. Forse l’ANVUR avrebbe fatto bene a tenere conto delle considerazioni che sono contenute nel documento REF ”Assessment framework and guidance on submissions” del luglio 2011, antecedente al documento delle regole VQR dell’ottobre 2011 e se del caso leggerlo almeno nella nuova versione per il 2014. Insomma ancora una volta ci distinguiamo per l’isolazionismo nel quale ci mettiamo. L’autoreferenzialità è intollerabile.