Abbracciato dalle colonne del Bernini e chiuso in uno Stato, la Città del Vaticano, grande quanto il giardino della Casa Bianca, il Papa ha comunque il potere di influenzare gli Stati Uniti. Senza aspettare la proclamazione ufficiale, Bergoglio ha telefonato a Joe Biden congratulandosi per il risultato elettorale. Forse l’ha fatto tirando un sospiro di sollievo: chissà.
Di certo, con l’amministrazione Trump i rapporti non sono stati dei migliori. L’ultimo gelo tra Francesco e il presidente repubblicano è molto recente. Risale a settembre, quando il Papa decise di non incontrare Mike Pompeo, Segretario di Stato degli Stati Uniti, giunto in visita a Roma. Il motivo è presto detto: Pompeo, poco tempo prima, aveva intimato al Vaticano di non rinnovare l’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi. In realtà, che quella tra Trump e Bergoglio sarebbe stata una relazione complicata si era visto già durante la campagna elettorale del 2016, quando Donald, dopo aver proposto la creazione del muro al confine con il Messico, venne giudicato dal Pontefice un “non cristiano”, rispondendo poi in modo piccato che fosse “disagevole per un capo religioso mettere in discussione la fede di una persona”.

Ora che il testimone passa a Biden, però, le cose dovrebbero cambiare. Il democratico è un noto cattolico, il secondo uomo di fede dichiarata ad essersi mai seduto alla scrivania dell’ufficio ovale, dopo J. F. Kennedy esattamente sessant’anni fa. Il favore del Papa, dunque, dovrebbe arrivare in automatico, come uno scontato effetto collaterale di una presidenza che ancora deve nascere, ma che già tanto fa parlare di sé. La questione, però, non è così semplice. Biden è sì un fedele, ma in carriera ha collezionato tasselli politici che fanno storcere il naso a buona parte della curia conservatrice. Nonostante comportamenti tipici da buon cattolico praticante (la messa ogni domenica con la moglie e il rosario tenuto nel corso delle primarie in ricordo del figlio defunto), il clero non riesce a perdonargli le posizioni tenute in ambito di matrimoni gay e aborti. Per entrambe le questioni, la risposta di Biden è stata chiara: sì. Questo, con un uomo aperto come Francesco, non dovrebbe creare nessun tipo di attrito. La Chiesa, però, non è solo Bergoglio, che è anzi soltanto la punta di un sistema tentacolare sparso in ogni angolo del mondo occidentale.

Un esempio concreto è dato da padre Robert Morey, parroco nella chiesta di San Anthony in Florence, che lo scorso mese si è rifiutato di dare la comunione a Biden in virtù delle sue posizioni favorevoli all’interruzione di gravidanza. “Purtroppo – ha commentato Morey – ho dovuto rifiutare la Santa Comunione all’ex Vice-Presidente Joe Biden. la Santa Comunione significa che siamo una sola cosa con Dio, con gli altri e con la Chiesa. Le nostre azioni dovrebbero riflettere questa realtà. Ogni figura pubblica che lavora per l’aborto si pone fuori dall’insegnamento della Chiesa. Terrò Mr. Biden nelle mie preghiere”.
È probabilmente per questo che pur essendo “Sua Santità”, il Papa ha preferito attendere la mossa dei vescovi statunitensi che, attraverso un messaggio del presidente della Conferenza episcopale, l’arcivescovo di Los Angeles Josè H. Gomez, hanno rivolto al presidente eletto i loro auguri. Dopo la telefonata, confermata dal direttore della sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni, il team di transizione Biden-Harris ha espresso il proprio apprezzamento per la leadership del Pontefice nel promuovere la pace, la riconciliazione e per i comuni legami di umanità nel mondo. Oltre a questo, i temi che mettono in connessione la Casa Bianca e il Vaticano sono senza dubbio la crisi climatica e l’accoglienza dei rifugiati. Temi che, con l’America blu, prenderanno una piega diversa rispetto a quella avuta con Trump.

Insomma, l’impressione è che Biden goda del favore di Bergoglio. Un favore che però, visti i macigni che gravano sulla sua testa, non potrà essere mai totale ed esplicito. Le cose vanno molto spesso così, quando si parla di religione. Sbagli una volta e, la macchia, non te la togli più. Ne sapeva qualcosa Romolo Murri, scomunicato nel 1909 da Papa Pio X dopo aver fondato la Lega Democratica Nazionale, il primo “partito cattolico” della storia d’Italia. Ma questa è un’altra storia: altra epoca e altro Papa.
Adesso è il turno di Biden e Francesco. Ed è lecito aspettarsi un buon sodalizio.
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