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January 7, 2023
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L’ultima fetta da finire sul tavolo è proprio quella che fa ingrassare

Le insistenze per finire le cose sono ferocissime: dall’Italia alle case newyorkesi dove si vanno trovare i genitori o gli zii

Giorgio ComaschibyGiorgio Comaschi
L’ultima fetta da finire sul tavolo è proprio quella che fa ingrassare

Cibo - ANSA

Time: 2 mins read

Scoperto il segreto per dimagrire. Allora. Non è questione di dieta, non dieta, carboidrati, senza grassi, senza zuccheri, bio, pio, o zio. Una rivelazione clamorosa viene alla luce da recenti studi. La gente non ingrassa perché mangia troppo o male. La gente ingrassa perché deve finire quello che c’è in tavola.

In qualsiasi famiglia, casa, cena, ma anche ristorante, uno mangia normalmente quello che pensa sia giusto mangiare poi, quando ha finito, o meglio, crede di aver finito, qualcuno, una moglie, una padrona di casa, un ristoratore, pronuncerà la frase che fa già ingrassare di per se. E cioè: “Beh, non lascerai mica lì quell’involtino?” o “quel cotechino, quella fetta di torta, quella cotoletta, quella crescentina”, quel qualcosa insomma che è rimasto in tavola, sul piatto, e che assolutamente “bisogna finire”.

Le insistenze per finire le cose sono ferocissime. Dall’Italia alle case newyorkesi dove si vanno trovare i genitori o gli zii. “Dai finisci, dai lascerai mica lì, dai, l’ultimo…”. E uno ci casca. Un po’ per golosità e un po’ per educazione. Le cose da finire sono quelle che fanno in modo che uno mangi molto di più di quello che si è prefissato.

A volte te le mettono proprio nel piatto, con quel “dai…il boccone del prete…”, o altre boiate del genere tipo “il boccone della discordia” eccetera. Si dice di solito “no, scusa, sono a posto, davvero”. Niente. Non serve a niente. Se una padrona di casa, una moglie o quant’altri ha deciso che tu devi finire una cosa, la finisci. Gli ordini sono da Gestapo o quasi. Secchi, perentori. Si perché a volte si sente proprio: “No, adesso tu la finisci!”.

Così uno che ha mangiato due volte, facendo il bis, le melanzane alla parmigiana per esempio, si trova a fare un tris che di solito è un quadratone tremendo, superiore di volume alle due porzioni precedenti. Questo vale per tutto: tortellini da finire, contorni, gelati, torte, perfino il bere. “Dai, l’ultimo goccio che finiamo la bottiglia, il goccino del prete”. Con la scusa del prete c’è gente che è andata in cassa molesta.

Ho visto gente mangiare solo due forchettate di maccheroni in bianco e bere solo acqua perché a dieta, e alzarsi da tavola dopo aver finito lasagne, tegami di friggione, polpette grondanti di sugo. “Due forchettate dai…”. Le famose “due forchettate dai” hanno rovinato milioni di persone, ingrandito milioni di pance, ingastrito milioni di fegati, sformato milioni di culi.

E la famosa dieta è tramontata di fronte all’apparente insistere della signora a finire un qualcosa per una serie di motivi: 1) Avere un tegame in meno da vuotare, 2) Avere la conferma che il piatto è piaciuto e non è rimasto niente), 3) Essere gentile così poi dopo dicono: ma che carina la padrona di casa, 4) Rompere i marroni a chi ha deciso di mangiare poco, 5) Decidere occultamente i destini della tua salute. 6) Poter dire poi alla fine “però, hanno mangiato tutto”. Non si scappa. Nessuno è riuscito a sfuggire a quel tipo di dittatura. Anche al ristorante, quando il cameriere porta via un piatto tira sempre a rifilarti l’ultima polpetta, l’ultimo boccone, l’ultimo cannellone rimasto.

Si chiama anche “il boccone della vergogna”. Vergogna di cosa poi? Di finire con una pancia smisurata su cui poi gli amici fanno pat pat con la manina. dicendo: “Però eh? Di quanti mesi…?”. La qual cosa fa incazzare a morte e lì ti salvi con battute tipo: “E’ il pallone della partita, l’ho nascosto per portarlo a casa”. E qualcuno ride.

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Giorgio Comaschi

Giorgio Comaschi

Giorgio Comaschi, bolognese, giornalista dal 78, attore e uomo di spettacolo, non siliconato, non fumatore. Ha scritto anche qualche librino: Uno che si chiama “.Com”. Ma non compratelo.

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