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October 22, 2020
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Più ci sentiamo giù e più lo tiriamo Zoom? Il caso Toobin al tempo del “covizietto”

La raccapricciante fotografia del regresso culturale della nostra società inizia dalla TV, passa tra i banchi di scuola e finisce sui social, anzi, su Zoom

Alina Di MattiabyAlina Di Mattia
Time: 4 mins read

No, non ci bastava la volgarità che impera sul web, non era sufficiente il degrado morale che dilaga ovunque, avevamo anche bisogno di lezioni di sesso-fai-da-te in diretta streaming.

Oh, non che YouPorn non abbia fatto scuola e dispensato diplomi a iosa, ma masturbarsi sulla piattaforma Zoom, durante un meeting online con i colleghi e alla presenza di una radio newyorkese, è alquanto bizzarro. Certo,  assistere ad una simulazione delle imminenti elezioni presidenziali deve essere sicuramente barboso da richiedere un inevitabile break, una distrazione per alleggerire la mente. In fondo, che male c’è ad occuparsi del proprio benessere psicofisico?

C’è infatti chi nella pausa lavoro beve un caffè, chi telefona alla mamma e chi all’amante, chi ripassa il topic da discutere, chi si rifà trucco e parrucco, e c’è anche chi si  masturba e poi torna in riunione come se nulla fosse. Una perla che ci mancava. Decisamente. 

Jeffrey Toobin, analista legale della CNN, sospeso per essersi masturbato durante una diretta su Zoom con i colleghi (flickr di Gage Skidmore)

«Non sapevo che la telecamera fosse attiva», si giustificherà la firma di The New Yorker e collaboratore della Cnn. Ma alla testata giornalistica le scuse non sono state gradite, tanto che Jeffrey Ross Toobin è stato sospeso a tempo indeterminato.

Classe 1960, avvocato, scrittore, autore e analista legale americano, con un curriculum da professionista, una serie di prestigiose collaborazioni, alcune interessanti pubblicazioni. Ma evidentemente lo smart working gli ha fatto proprio male.

E pensare che noi, in Italia, ci scandalizzammo per la faccenda di  ‘Cecilia nell’armadio’,  una scena decisamente hot avvenuta tra le mura della casa del Grande Fratello Vip, che seminò proseliti  tra le mamme a tal punto che queste mascherarono le loro ignare bambine da ‘Cecilia nell’armadio’. Un gettonatissimo costume del Carnevale di un paio di anni fa, niente di più che un succinto abitino da mini cubista insieme ad un make-up da piccola drag queen,  con annesso carretto con armadio al seguito per la praticare la fellatio lontano dalle telecamere. Povere bimbe alla mercé di genitrici destabilizzate dalla TV trash!

Ma gli americani sono avanti, si sa, fanno sempre le cose in grande, non ci lasciano mica immaginare una fellatio in un armadio? Vuoi mettere a trafficare con il mastrantonio in diretta live?

Del resto, i personaggi pubblici non sono nuovi ad ‘imbarazzi’ del genere.  È successo anche a Anthony Weiner ,  candidato a sindaco di New York, la cui moglie era il braccio destro di Hillary Clinton. Costui trovava divertente inviare le foto del suo brustolone in giro. Vanesio…

Il tweet che riporta la scena in cui Rudy Giuliani si tocca le parti intime (di Rex Chapman twitter)

E che dire delle foto apparse su Twitter di cui sarebbe protagonista Rudy Giuliani? Pare sia stato sorpreso a toccarsi i genitali durante un’intervista. «Mi stavo sistemando la camicia», scriverà sui social.

È vero pure che fare i moralisti in un periodo storico in cui volgarità, superficialità, ignoranza, maleducazione sono diventati,  parafrasando Pasolini, “un mezzo di spaventoso regresso e di genocidio culturale” per buona parte dell’umanità, potrebbe apparire da ipocriti.  Ma d’altronde, viviamo in un’epoca in cui non ci si scandalizza più per l’eccesso di natiche che viene fuori dai jeans Jesus, ma neppure per  la nuova reclame della Nuvenia che mette in mostra il ‘marchese’ delle donne per sdoganare il tabù delle mestruazioni. 

Quando sarebbe cominciata questa involuzione dell’umanità?

Dalla pubblicità maliziosa di jeans Jesus a quella volgare  – per i miei gusti – di Nuvenia, il passo è stato lungo quarant’anni, ma di sicuro abbiamo  vissuto un’accelerazione storica senza precedenti, un cambiamento socio-culturale avvenuto ad una velocità insostenibile che ci ha svecchiati e abbrutiti precocemente. Un salto nel futuro che ci ha privato dei principi morali, del concetto di bene e male, dell’essenza stessa del valore educativo, e ci ha consentito, ahimé, di arrogarci il diritto di oltrepassare il confine tra quello che è lecito e quello che non lo è, imponendoci mode e stili che non si coniugano con ciò che nell’accezione comune differenzia l’uomo dalla bestia.

Tutto e il contrario di tutto è successo in un brevissimo arco temporale,  modificando abitudini e modus vivendi delle persone e lasciando sul campo resti umani sempre più grevi, sempre meno empatici, sempre più irrispettosi e repressi, se non veramente stupidi. Una becera maleducazione che sfocia quasi quotidianamente in violenza – basta pensare alla crescente e pericolosissima criminalità tra ragazzi non ancora adolescenti e alle atrocità indicibili che i giovanissimi riservano agli animali.

Una violenza fisica e verbale che è diventata routine,  ormai sopportata con diffusa rassegnazione e supportata da personaggi televisivi, influencer del momento senza né arte né parte, blogger convinti di essere portatori del nuovo messaggio planetario, politici faziosi e arroganti che non lesinano atteggiamenti scorretti, triviali, ornati di bestemmie e parolacce e di pessimi esempi di vita.

Un atteggiamento diffuso che poi viene riproposto a scuola, sul lavoro, a casa, per strada, sui social.  Dai giovani che vivono le loro esistenze  convinti di giocare con la PlayStation, agli haters del web che sfornano ogni tipo di oscenità contro celebrità ma anche contro sconosciuti che non hanno gli strumenti per difendersi, alla gente comune che sembra realizzarsi  attraverso il turpiloquio e nel bullismo, fino ai personaggi pubblici che scambiano la realtà per il virtuale tanto da dimenticarsi una telecamera accesa durante la masturbazione.

Nel frattempo, noi comuni mortali ci prepariamo tre giorni in anticipo per partecipare alle riunioni in video conferenza: andiamo dal parrucchiere, indossiamo il vestito buono, scegliamo l’angolo di casa più chic ove posizionarci, troviamo la luce giusta per apparire più belli e magari un tantino più giovani, facciamo le prove video e audio, e ci mettiamo il profumo prima della riunione online. Eh sì, io mi profumo per benino. Hai visto mai che nell’era dell’informatica 3.0 si vada oltre una telecamera accesa…

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Alina Di Mattia

Alina Di Mattia

Artista del vecchio mondo, scrittrice del presente, Alina Di Mattia è nata nel cuore d’Italia e vissuta con il mondo cucito addosso. Si è occupata della produzione e della comunicazione di grandi eventi istituzionali e culturali ed è stata promotrice di campagne di sensibilizzazione sociale. All'attività artistica e manageriale ha affiancato quella di giornalista freelance. Il suo motto preferito: “Le ali per volare, le radici per non perdersi mai”. Alina Di Mattia is an Italian journalist, blogger and author with over thirthy years of experience in Media and Communication. She has dealt with Music and Show Business, press office and promotional activities, special events with public Administrations, and has promoted social awareness campaigns. Her favorite motto: “Wings to fly, roots to never get lost”.

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