L’ultimo dibattito in tv tra Donald Trump e Joe Biden finisce in un pareggio che serve poco a chi deve recuperare. Così Trump, che appare trasformato rispetto allo sbraitante maleducato che al primo dibattito interrompeva continuamente senza far capire nulla, in Tennessee ha una performance totalmente diversa: sembra quasi un presidente normale, che rispetta la giornalista che pone le domande e non si lamenta quando viene interrotto quando sta sforando i due minuti. Ma a Trump la calma non basta (chissà se ha ascoltato i consigli dei manager della campagna elettorale o forse è stato il coronavirus) anche perché dall’altra parte si ritrova un Joe Biden che non dorme affatto, ma controbatte colpo su colpo.
Così alla fine finisce in pareggio soprattutto perché la questione covid-19, con cui si parte nel dibattito, è un macigno troppo pesante che schiaccerà ancora una volta l’amministrazione Trump scoperchiandone l’incompetenza. Il presidente si riprende in parti successive del dibattito, quando sfodera alcuni attacchi riusciti contro Biden, con il più efficace proprio sulla politica migratoria anti-umanitaria, quando Trump sotto attacco per la separazione dai genitori dei bambini dei migranti, ha ripetuto: “Joe, chi ha costruito quelle gabbie?” – ricordando così agli americani inorriditi dalle notizie degli oltre 500 bambini rimasti senza genitori nelle mani della autorità, come la politica di incarcerazione dei migranti illegali sia stata avviata dai democratici (anche se con Obama non ci furono le estreme politiche di separazione delle famiglie attuate da Trump).
La bravissima Kristen Welker, giornalista corrispondente dalla Casa Bianca della NBC che proprio Trump aveva definito “una faziosa a favore dei democratici” (poi durante il dibattito il presidente ammetterà ai microfoni di apprezzare la sua conduzione del dibattito) inizia con le inevitabili domande sul coronavirus, ed è qui che Trump trova la montagna impossibile da scalare e dove va a sfracellarsi.
“Il vaccino arriverà nel giro di poche settimane e sarà distribuito dai militari” risponde senza convincere nessuno, quando ormai la pandemia, gli ricorda subito Biden, ha superato gli 8 milioni di contagi e provocato 220mila morti “e ne farà altri 200 mila nei prossimi mesi” dice Biden raggelando il pubblico. “Mi sono ammalato e ho imparato. Il vaccino sarà distribuito immediatamente dai militari in 100 mila dosi. Le scuole però devono restare aperte, tutto il paese deve restare aperto altrimenti non avremmo più una economia e una nazione” prova a sostenere Trump ma senza più credibilità, dato che gli stessi annunci li aveva fatti per mesi, ogni volta ripetendo che il virus stesse ormai per sparire… Infatti, incalzato dalla giornalista, che gli chiede date precise sul vaccino, ammette sconsolato che non può garantire nulla.
“Oltre 220mila americani sono morti. Chiunque sia responsabile di così tanti decessi non può più essere il presidente degli Stati Uniti” lo accusa Biden, che su questa prima parte del dibattito avrà il suo momento migliore, in cui ripete come questa amministrazione non ha nessun piano per proteggere gli americani proprio quando il virus sta risalendo ovunque. Trump cerca di difendersi ma i risultato è opposto allo scopo, mostra al mondo intero la sua incapacità di approntare una politica per affrontare l’emergenza della pandemia: “Non è colpa mia ne tua Joe, ma della Cina che ci ritroviamo con questo virus. Non possiamo permetterci di chiudere la nazione, col virus dobbiamo imparare a convivere”. Ma Biden ormai lo ha all’angolo e non lo molla più: “Ormai stiamo per entrare in un inverno scuro, scurissimo e il presidente non ha nessun piano da mostrare, nessuna prospettiva concreta che ci potrà essere un vaccino disponibile per la maggioranza degli americani prima della metà dell’anno prossimo”. E poi la staffilata finale da torero: ”Col virus non si convive, si muore”.

Biden che parte quindi con largo vantaggio, offre però subito su un piatto d’argento a Trump la possibilità di recuperare e attaccarlo sugli “scandali” del figlio Hunter. Infatti è Biden che per primo introduce l’avvocato di Trump, Rudy Giuliani, che è lanciato da tempo nel tentativo di trovare le prove delle corruzioni dei Biden in Ucraina. “Sono i russi che lo foraggiano di informazioni non vere”. Ma questo da l’occasione a Trump di attaccare Biden per quelle notizie uscite su tabloid conservatori come il New York Post, su email “ritrovate” che proverebbero gli affari loschi di Hunter Biden anche in Cina. ”Tuo figlio non aveva un lavoro e di colpo quando diventi vicepresidente ecco che prende milioni di dollari per consulenze in Ucraina, in Cina“. Biden nega, ripete che non c’è nulla di vero o illegale e che anche il Congresso che ha indagato non ha trovato nulla, ma appare scosso da quegli attacchi alla sua famiglia.
Poi Biden si riprende e rilancia accusando Trump di essere lui a fare affari con la Cina, riferendosi al conto cinese “segreto”, recentemente emerso in una inchiesta del New York Times, e ricordando agli americani che mentre Trump pagava milioni di dollari di tasse in Cina, non ne pagava in America. Trump si difende, dice che come businessman cercava solo di fare affari in Cina ma questo prima di candidarsi e poi ripete che lui ha sempre pagato milioni di dollari di tasse. Ma quando Biden gli ricorda che lui ha mostrato “venti anni di suoi documenti fiscali” mentre Trump ancora tiene nascoste le dichiarazioni delle tasse, alle scuse accennate da Trump non ci crederebbero nemmeno dei bambini di un asilo.
Quando si passa al tema della sanità, Biden sforna il “Bidencare”, un piano per rilanciare l’Obamacare (o Affordable Care Act) in una versione migliorata. Mentre Trump, nell’ammettere che vuole “terminate” l’Obamacare, resta generico sul piano che i repubblicani avrebbero per evitare che oltre 30 milioni di americani rimangano immediatamente senza copertura sanitaria.
Quando si passa alla politica Estera, Trump ha uno dei suoi momenti migliori: dice che Obama gli aveva lasciato in eredità una guerra imminente con la Corea del Nord che avrebbe fatto milioni di morti ma che lui è riuscito a scongiurare costruendo un rapporto personale con il dittatore coreano Kim Jong Un. Biden lo attacca dicendo che Obama non avrebbe incontrato un “bandito” e che lui lo ha ”legittimato” senza imporre la condizione del disarmo nucleare della penisola coreana e ritrovandosi invece con una Corea del Nord con più armi proibite e capace ormai di raggiungere gli USA con i suoi missili. Biden replica a Trump che vantarsi del rapporto con Kim “sarebbe come vantarsi di aver avuto un buon rapporto con Hitler prima che invadesse l’Europa, ma andiamo!”. Eppure quando Trump gli ripete “è grazie a me che con c’è stata la guerra”, qui è proprio il presidente che prende punti.
Quando si passa alla crisi dei migranti e allo scandalo dei bambini separati dai genitori, come si era accennato prima, in una campo dove Trump ha sicuramente molto da farsi perdonare, invece riesce a sorpresa a infliggere dei colpi all’avversario. Oltre 500 bambini ancora non sono stati riuniti con i genitori perché il governo USA non riesce più a rintracciarli: “Li avete strappati alle madri e ora sono abbandonati”, dice Biden a Trump, che però ha la risposta pronta. “Le gabbie usate per tenere i clandestini furono costruite da voi”. E mentre Biden cerca di sottolineare la crudeltà con cui l’amministrazione Trump ha condotto la sua politica contro i migranti, Trump, ripetendo a cantilena “Chi ha costruito le gabbie, Joe?” riesce efficacemente a far risalire la colpa di certe politiche – anche se meno estreme – ai democratici di Clinton e poi di Obama.

Quando si è passati alle domande sul razzismo, Biden ha cercato di attaccare Trump sulla sua retorica che peggiora e incendia una situazione già esplosiva, con Trump che se ne è uscito con una frase che ripete spesso: “Forse con l’eccezione di Abraham Lincoln, io sono il presidente che ha fatto di più per gli afroamericani”. E se ovviamente non è vero, allo stesso tempo Trump è efficace nel ricordare i “peccati” di Biden e dei democratici dai tempi di Clinton, che approvarono nel 1994 quel “crime bill” (una legge che facilita gli arresti per possesso di droga) che ha incarcerato centinaia di migliaia di afroamericani. “Abbiamo sbagliato” ha ammesso Biden, mentre Trump ha continuato a ripetere di essere “la persona meno razzista” dentro la sala della Belmont University di Nashville. Trump, proprio nel campo del razzismo, in cui poteva apparire il più vulnerabile, ha continuato ad attaccare Biden. Infatti nel dire che lui si era candidato nel 2016 proprio per l’incompetenza dimostrata dai democratici, Trump ha rinfacciato a Biden che nonostante sapesse quanto fosse sbagliato quel sistema legale che lui aveva aiutato a costruire e che colpiva soprattutto gli afroamericani, non aveva poi fatto nulla per cambiarlo durante gli otto anni della presidenza Obama. “Perché non lo hai fatto Joe, solo 4 anni fa eri ancora al governo?”. Quando Biden ha provato a ribattere che avevano scarcerato migliaia di afroamericani, Trump ha ripetuto: “Perché non cambiare il sistema? Parole parole, e mai fatti, solo di questo siete capaci. Per questo mi sono candidato, per la vostra incompetenza”. Qui Trump è forse riuscito a recuperare tutto il terreno che aveva perso durante le prime battute sul coronavirus.
Alla fine Welker chiede la domanda finale: cosa direste nel vostro discorso inaugurale agli americani che non vi hanno votato. Qui Trump è rimasto Trump, parlando genericamente dell’America che si riprenderà economicamente e che quel successo riunirà la nazione, non riuscendo a capire che dovrebbe invece pronunciare la frase che esce subito dopo naturale dalla bocca di Joe Biden: “Sarò sempre il presidente di tutti gli americani”.
Alla fine, per chi scrive, il dibattito finisce in pareggio: troppo poco per le aspettative della campagna elettorale di Trump, un passo in avanti per Joe Biden verso il traguardo della Casa Bianca.
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