“Lavoro per il Dipartimento della Difesa, la mia famiglia e io siamo attualmente assegnati in una base americana. Ma ho vissuto per lavoro nella provincia di Caserta per due anni dal 2003-2005. Mia figlia si è ammalata del linfoma di Hodgkin”. Inizia così la lettera che una donna americana ha inviato ad Antonio Giordano, scienziato che da anni, seguendo le orme di suo padre, scoperchia l’inferno che è la Terra dei Fuochi. La donna ha deciso di raccontare la sua storia al medico noto per il suo impegno contro l’avvelenamento dei territori campani, dopo che i funzionari della Marina Americana, a seguito degli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Superiore della Sanità, hanno deciso di vederci chiaro e di capire se c’è la conferma degli elevati numeri di cancro a Gricignano di Aversa, in provincia di Caserta, che ospita centinaia di famiglie di militari statunitensi.
Nella lettera la donna racconta il suo calvario, ma non svela la sua identità. “Lavoro per lo Stato americano da 30 anni e non so se quello che sospetto corrisponde alla realtà – confessa – voglio solo la verità, capire perché mia figlia si è ammalata”. La ragazza, oggi diciassettenne ha festeggiato il suo quarto, quinto e sesto compleanno a Napoli. “Ho vissuto a Casal di Principe, un villaggio che ora è off limits per gli americani a causa di inquinamento e roghi di rifiuti tossici. Nel novembre del 2014, all’età di 15 anni, a mia figlia è stato diagnosticato il linfoma di Hodgkin. Aveva un tumore delle dimensioni di una palla da softball nel suo petto, che spingeva contro il suo cuore, i polmoni, e la gabbia toracica. Dopo l’intervento chirurgico, la chemioterapia, e molteplici complicazioni, la mia bambina è per ora libera dal cancro”.
La donna racconta di aver letto gli articoli sulla Terra dei Fuochi e di aver collegato la storia. “Quando abbiamo vissuto a Casal di Principe, siamo stati assidui clienti della fabbrica di mozzarella di bufala in fondo alla strada dove vivevamo. Mia figlia amava mangiare mozzarella di bufala. Ci siamo immersi nella cultura: shopping nei mercati locali, acquisto di prodotti locali, e pranzi e cene nei ristoranti del luogo”.
Il suo non è però un caso isolato e ora la comunità americana inizia a volere risposte. Le domande sono tante, ma tanti sono anche i dubbi di chi non sa darsi spiegazioni. La testimonianza che abbiamo riportato è quella di chi ha avuto il coraggio di raccontare la sua storia pur volendo restare nell’anonimato. In tanti preferiscono non parlare della loro storia perché magari ancora dipendenti dello stato americano o forse per non dover parlare ancora della loro sofferenza, ma sarebbero almeno altri tre i casi di malattie che potrebbero essere legati alla Terra dei Fuochi. Nessuno comunque lancia accuse, nessuno trae conclusioni. Si vuole solo la verità su quanto accaduto e sui rischi a cui sono stati esposti gli americani e loro famiglie che hanno vissuto in quelle terre. Queste le domande: quando hanno detto di vivere a Napoli si sapeva del pericolo? Sono stati fatti controlli oppure no? Domande che la donna rivolge a Giordano a cui dice di volersi fare portatrice delle istanze di tutti: “La mia sincera speranza è di ottenere risposte perché si arrivi alla verità e alla causa delle nostre sofferenze”.