Al Palazzo di Vetro, dopo contenziosi e veti incrociati che si sono prolungati per più di quattro mesi, il Consiglio di Sicurezza ha finalmente approvato la nomina del nuovo inviato speciale del Segretario Generale ONU, in Libia. La ricerca, insolitamente controversa, ha portato alla decisione dei membri del Consiglio di nominare Ghassan Salamé, ex Ministro della Cultura in Libano, ex-consigliere di Kofi Annan e professore di relazioni internazionali presso l’Università Sciences Po a Parigi. Salamé andrà a sostituire il diplomatico tedesco Martin Kobler, che era stato nominato nel novembre 2015 e il cui incarico scadrà a fine giugno: “Ringrazio il segretario generale Onu Antonio Guterres per la sua decisione e il Consiglio di Sicurezza per la fiducia unanime – ha dichiarato Salamé dopo la nomina. Al popolo della Libia dico che il vostro interesse sarà la mia priorità”.
Le ricerca è stata caratterizzata da una serie di obiezioni da parte dei membri del Consiglio. Il processo di selezione del resto era iniziato già a febbraio, quando il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva proposto l’ex primo ministro palestinese, Salam Fayyad. Gli Stati Uniti però avevano immediatamente respinto Fayyad, a causa della sua nazionalità. L’ambasciatrice statunitense, Nikki Haley, aveva infatti affermato che le Nazioni Unite erano state “ingiustamente inclini a favore dell’autorità palestinese a scapito dei nostri alleati in Israele”. Un rifiuto, secondo il Segretario Guterres, da considerare come “una sconfitta, per il processo di pace libico e per il popolo libico”.
Dopo questa prima obiezione, era stata la volta della Russia e di altri membri del consiglio a respingere due candidature, rispettivamente di origini britanniche e statunitensi, e presentate da Guterres dopo Fayyad. Le discussioni sono andate avanti per settimane e settimane, mentre l’inviato speciale in Libia in carica, Martin Kobler, evidenziava la necessità di fare presto, per far fronte al grosso lavoro da fare all’interno della regione.
I veti incrociati si sono conclusi venerdì 16 giugno, quando il Segretario Generale ha ufficialmente presentato la candidatura di Ghassan Salamé. I membri del consiglio devono concordare unanimemente sulla nomina degli inviati speciali e per questo hanno avuto tempo fino a martedì 21 giugno di sollevare eventuali obiezioni. Nessuno, però, ne ha avanzate.
Il lungo processo di selezione ora è finalmente concluso. Ma il lavoro da fare, nel corso dei quattro mesi di trattative, è esponenzialmente cresciuto. La Libia è scivolata in una grave crisi dopo il rovesciamento del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011, e oggi il Governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale viene osteggiato da gruppi rivali che competono tutt’oggi per il potere.
Il compito di Salamé, come inviato delle Nazioni Unite in Libia, sarà quindi di cercare di mediare per la pace. Il caos politico e il vuoto di potere, infatti, hanno permesso a gruppi armati di guadagnare terreno e la Libia, oggi, è luogo strategico anche per trafficanti umani e militanti islamici. Può essere Salamé, l’uomo giusto per ricucire le ferite della regione libica?