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February 27, 2017
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L’Oscar anti Trump viene colpito dalle “fake news”

Vince a sorpresa e con un incredibile errore alla premiazione finale, l’indipendente Moonlight

Simone SpoladoribySimone Spoladori
oscar warren beatty

Il momento in cui Warren Beatty annuncia l'errore con il vero nome del vincitore, Moonlight (Immagine ripresa da youtube)

Time: 3 mins read

L’edizione 2017 della notte degli Oscar passerà alla storia con un incredibile epic fail nel momento dell’annuncio del miglior film, una sorta di “envelope Gate” che ha reso ancora più sorprendente il colpo di scena finale della cerimonia, per il resto decisamente prevedibile in tutti i suoi risvolti. Come sia andata ormai l’abbiamo visto tutti: Warren Beatty e Faye Dunaway salgono sul palco per annunciare l’Oscar più importante ma vengono corredati della busta sbagliata, un doppione di quella contenente il nome della miglior attrice, statuetta già assegnata a Emma Stone per La La Land. Così, i due, dopo interminabili secondi di tentennamento, annunciano la vittoria del musical di Chazelle, la cui crew prende il palco per ringraziare. Alle loro spalle, si chiarisce l’equivoco e arriva la marcia indietro, annunciata dallo stesso produttore di La La Land, Jordan Horowitz, che conclude il suo discorso di ringraziamento con un laconico “We lost, by the way”.

Moonlight di Barry Jenkins ribalta il pronostico della vigilia e soffia a La La Land quella che sarebbe stata la settima statuetta, la più importante, quella che premia il miglior film. Moonlight è, in effetti, il miglior film fra i candidati?

A mio parere no, di gran lunga superato da almeno altri quattro titoli. Il film di Jenkins, tratto dalla pièce di Tarell Alvin McCraney Alla luce della luna i ragazzini neri diventano blu, perde purtroppo gran parte della forza poetica, sospesa tra sogno e realtà, del testo teatrale su cui è basato, per scivolare talvolta verso un realismo un po’ scontato. Rimane un buon film, certamente, e Jenkins un ottimo talento, ma l’impressione è che la sua premiazione suggelli più che altro una complessiva (e auspicabile) presa di posizione politica dell’Academy in chiave anti-trumpiana. Il nuovo inquilino della Casa Bianca e il suo entourage di suprematisti-razzisti hanno costruito una campagna elettorale sulla stereotipizzazione delle minoranze e hanno iniziato il quadriennio con colpi bassi altrettanto teatrali, dal Muslim Ban ai continui sproloqui anti-messicani. L’Oscar a Moonlight – che in un certo senso è anche una risposta molto netta alle accuse di razzismo rivolte lo scorso anno all’Academy – premia un racconto di formazione che parla di minoranze, di discriminazione e di una società perversa che forza il soggetto a essere ciò che non è. Questo ha pesato nelle scelte dei membri dell’Academy, più di altre valutazioni. In questa direzione va letto, secondo me, anche il premio al miglior film straniero a Forushande di Farhadi, che batte sul filo di lana il tedesco Toni Erdmann (secondo me un film più interessante): Farhadi, al momento il miglior cineasta iraniano, non ha ritirato il premio in segno di protesta contro il Muslim Ban, in uno dei momenti più intensi della serata. Non ce l’ha fatta Fuocoammare di Rosi, superato non da I am not your Negro di Raoul Peck, favorito della vigilia, bensì da OJ: Made in America. Parla italiano il premio ad Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini, miglior trucco e acconciatura di Suicide Squad. Il resto, da pronostico: Chazelle alla regia per La La Land, Affleck (Manchester by the Sea) e la Stone (La La Land) migliori attori.

Promosso Jimmy Kimmel, che – mettendo da parte l’envelope gate – è stato un ottimo maestro di cerimonie, ha dato ritmo e simpatia alla serata, ha aperto con un bel monologo anti-razzista e molto “democratico” e ha anche lanciato dei divertentissimi tweet rivolti al presidente.

Di seguito, tutti i premiati della Notte degli Oscar numero 89.

 

Miglior film

Moonlight

 

Miglior regia

Damien Chazelle, La La Land

 

Miglior attore protagonista

Casey Affleck, Manchester By the Sea

 

Miglior attrice protagonista

Emma Stone, La La Land

 

Miglior attore non protagonista

Mahershala Ali, Moonlight

 

Miglior attrice non protagonista

Viola Davis, Barriere

 

Miglior film straniero

The Salesman (Iran)

 

Miglior documentario

OJ: Made in America

 

Miglior cortometraggio documentario

The White Helmets

 

Miglior film d’animazione

Zootropolis

 

Miglior corto d’animazione

Piper

 

Miglior sceneggiatura non originale

Moonlight

 

Miglior sceneggiatura originale

Manchester by the Sea

 

Miglior colonna sonora originale

La La Land (Justin Hurwitz)

 

Miglior canzone originale

City of Stars (La La Land)

 

Miglior sonoro

Arrival

 

Miglior montaggio sonoro

La battaglia di Hacksaw Ridge

 

Miglior scenografia

La La Land

 

Migliori effetti speciali

The Jungle Book

 

Miglior montaggio

La battaglia di Hacksaw Ridge

 

Miglior fotografia

La La Land

 

Migliori costumi

Animali fantastici e dove trovarli

 

Miglior trucco e acconciatura

Suicide Squad (Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini)

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Simone Spoladori

Simone Spoladori

Nato a Milano, laureato in lettere e laureando in psicologia, di segno pesci ma non praticante, soffro di inveterato horror vacui. Autore per radio e TV, critico cinematografico, insegnante, direttore di un'agenzia creativa di Milano. Oltre ai film, amo i libri e credo che la letteratura americana del '900 una delle prime tre cose per cui valga la pena vivere. Meglio omettere le altre due. Drogato di serie TV, vorrei assomigliare a Don Draper, a Walter White o a Jimmy McNulty. Quando trovo il tempo, mi diverte a scalare montagne, fare foto, giocare a tennis, cucinare e soprattutto mangiare ciò che cucino. Sono malato di calcio, tifo Manchester United e Milan, ma la mia vera guida spirituale è Roger Federer.

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