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January 30, 2017
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January 30, 2017
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Trump già traballa: accusato di essere fuorilegge

L'executive order del presidente che esclude i rifugiati e viaggiatori da sette paesi denunciato come incostituzionale

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
donald trump

Un'immagine delle prime proteste a New York contro Donald Trump subito dopo la sua entrata alla Casa Bianca (Foto VNY)

Foto: Fabrizio Rostelli

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Time: 7 mins read

Domenica pomeriggio ero Downtown Manhattan, al Battery Park, per protestare con altre migliaia di newyorchesi l’executive order del Presidente Donald Trump che da sabato ha bloccato l’entrata di rifugiati e cittadini regolarmente possessori di visto (e con carta verde!) da sette paesi: Siria, Iraq, Yemen, Libia, Iran, Sudan, Somalia. (Qui per leggere l’executive order )

Una bellissima giornata domenica per andare a protestare, come lo era stata il fine settimana precedente per la Women’s March. Gridando “No hate, no fear, refugees (and immigrants, and muslims) are welcome here”, e dopo aver ascoltato il sindaco Bill de Blasio e il senatore di NY Chuck Schumer e il senatore del New Jersey, Cory Booker, la fiumana di gente si è riversata tra i grattacieli passando anche accanto al World Trade Center, dove l’11 settembre morirono pure tanti cittadini americani e emigrati di religione islamica.

trump-protest new york

Già sabato mattina, appena saputo dell’ordine di Trump, avevo sperato in una scossa per l’America, che la gente avrebbe continuato a reagire. Quindi su FB avevo postato questo pensiero: “Forse l’avvento di Donald Trump potrebbe far bene a questa America, perché le sta risvegliando la sua sensibilità civica e civile, la gente comincia a svegliarsi dal torpore in cui era precipitata. Insomma sento che c’è una reazione in moto, avverrà. Dopotutto, siamo la maggioranza di americani e non ci faremo intimidire e al prossimo voto potremmo spazzarli via. Con la Costituzione non si scherza Mr. President Trump, e neanche con i diritti umani”.

Il presidente Trump con il suo ennesimo executive order, ha questa volta fatto un calcolo sbagliato, che il suo “consigliere-stratega” Stephen Bannon, colui che ha appena detto che i giornali sono ormai “l’opposizione… e dovrebbero star zitti”, non ha saputo evitargli o che forse ha istigato. Un grave errore che sta facendo da 48 ore traballare l’amministrazione Trump appena inaugurata. Perché nella fretta spasmodica di Trump di voler segnalare al suo elettorato che farà subito tutto quello che ha promesso, non ha calcolato le conseguenze per un eventuale errore sulla costituzionalità del provvedimento. Già arrivano le denunce di anticostituzionalità  perché sarebbe stato calpestato il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che vieta qualsiasi discriminazione religiosa. E se Trump pensava che scegliendo “solo” 7 paesi a maggioranza musulmana gli avrebbe evitato certi guai (ma perché  Trump esclude l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e l’Egitto, proprio i tre i paesi da dove venivano tutti i terroristi dell’11 settembre?), il fatto che ci sia nell’executive order un riferimento per i rifugiati da questi paesi di “religioni minoritarie” per i quali gli Stati Uniti dovranno usare in futuro un criterio diverso di selezione sui visti d’ingresso, ecco che l’ordine esecutivo appare con una plateale violazione della Costituzione USA.

trump protest new york no wall non bannon

Trump, dopo essere stato travolto da sabato sera dalle proteste negli aeroporti e nelle strade delle maggiori città degli Stati Uniti, ha provato a schermirsi e, in uno dei suoi soliti tweet, che “la stampa sbaglia. Il mio executive order non è contro i musulmani…”. Peccato che durante la campagna elettorale aveva promesso esattamente questo, che avrebbe impedito ai musulmani di entrare nel paese. E quello che poi diventerà il vicepresidente, l’allora governatore dell’Indiana Mike Pence, in un tweet attaccò Trump, dicendo di essere contrario al bando dei musulmani, che sarebbe stato offensivo e incostituzionale.

Al Battery Park, tra i dimostranti, si capiva quanto fosse importante essere lì. Trump stava forse tastando il terreno? Vuol vedere fino a che punto può spingersi nel violare i valori costituzionali e vedere se ci sarà una reazione? E se fosse floscia, ecco che allora… Invece la reazione della protesta è stata fortissima, sia sabato sera che domenica.

trump protest new york

Trump ha sentito la botta. Sui social media, domenica pomeriggio ha diffuso un comunicato in cui provava a smentire che il suo executive order volesse escludere gli islamici: “To be clear, this is not a Muslim ban, as the media is falsely reporting… This is not about religion – this is about terror and keeping our country safe. There are over 40 different countries worldwide that are majority Muslim that are not affected by this order. We will again be issuing visas to all countries once we are sure we have reviewed and implemented the most secure policies over the next 90 days”.

Ma se leggendo l’executive order si scopre che Trump, per il futuro, vuol trattare, tra coloro che cercheranno di ottenere un visto per gli USA, i cristiani che vivono in questi paesi in maniera preferenziale rispetto ai musulmani. Ma tutto questo doveva essere interpretato sotto la motivazione della sicurezza e non della religione. Già, e chi sarebbero state queste menti raffinate ad aiutare Trump a mettere giù questo documento per “la sicurezza degli Stati Uniti”? Secondo la sua stessa ammissione, l’ex sindaco di New York ed ex magistrato Rudy Giuliani, che ha descritto proprio come sarebbe andata durante una intervista su Fox sabato sera. (Sulla incostituzionalità dell’ executive order di Trump perché viola il Primo Emendamento, la migliore analisi è quella che abbiamo letto su Slate e scritta da Marck Joseph Stern).

Si era subito capito che domenica Trump si stesse leccando le ferite per il suo decreto boomerang. Così quando l’Executive Director di ACLU Anthony Romero, ha denunciato il decreto di Trump in corte per la sua incostituzionalità, in nemmeno in 24 ore, la sua associazione per la difesa dei diritti civili ha ricevuto donazioni per milioni di dollari, per una somma che ha superato quella che raccoglie per un intero anno!

trump protest fascist regime

C’è un’altra gaffe, se si vuole chiamare così, che questa amministrazione ha collezionato lo stesso week-end e che è rimasta oscurata dalle proteste per l’executive order. Trump lo ha firmato infatti proprio nel giorno del ricordo dell’Olocausto, il 27 gennaio. Gli ebrei americani non dimenticano la vergogna degli USA di Roosevelt, che rifiutarono alcune navi dirette verso le loro coste e cariche di rifugiati ebrei in fuga dall’Europa e che quando furono respinte indietro, finirono catturate dai carnefici nazisti. E nel comunicato che la Casa Bianca di Trump ha rilasciato sul giorno della memoria per l’Olocausto, ecco che non vengono mai menzionati gli ebrei. Per Trump le vittime dei nazisti sarebbero tutti dei civili innocenti, non si accenna alle loro origini, Ma non era il genocidio del popolo ebreo lo scopo dell’operazione finale dei nazisti? Il senatore della Virginia Tim Kaine, il candidato alla vicepresidenza di Hillary, in una intervista domenica ha denunciato il comunicato di Trump come “Holocaust denial” e lo ha collegato all’executive order firmato lo stesso giorno dal presidente per impedire l’arrivo di rifugiati da alcuni paesi islamici. La Casa Bianca, avrebbe reagito a queste accuse, quando ad una domanda della CNN, una portavoce della Casa Bianca, Hope Hicks, ha mandato una email affermando che “le accuse sono infondate, l’amministrazione è molto più inclusiva di quello che si creda. Nel comunicato ha voluto includere tutti coloro che sono state vittime dello sterminio nazista”. Inviando quindi come riferimento un link ad un articolo apparso recentemente sul Huffington Post (Per la vicenda, leggere l’ottima sintesi di Algemeiner.com che cerca anche di trovare il modo di giustificare Trump ma con scarsi risultati.)

trump protest new york show love

trump protest new yorkIntanto, in questo week end dove l’amministrazione Trump è sembrata nel pieno di una crisi da caos provocato anche dalla disorganizzazione,  i senatori John McCain e Lindsay Graham, in un comunicato congiunto, hanno attaccato l’executive order presidenziale, definendolo controproducente: avrebbe facilitato i terroristi nella loro propaganda sull’occidente che odia gli islamici. “Alla fine temiamo che questo provvedimento diventerà una ferita auto inferta nella lotta al terrorismo”.

Trump, ha subito replicato all’attacco dei due senatori repubblicani, con la sua solita scarica di twitter: “Invece di occuparvi del pericolo di ISIS… volete iniziare WWIII” ha replicato ai due senatori repubblicani.

Sospettavamo che Trump avrebbe in futuro violato la Costituzione, ma non ci aspettavamo che sarebbe stato accusato di ciò solo dopo sette giorni dal suo insediamento. Ma la reazione dei cittadini americani è stata immediata. Così come la vigilanza dei magistrati. Inoltre, anche ben 16 ministri statali della giustizia, inclusi quella della California e di New York, hanno denunciato l’executive order di Trump e hanno dichiarato che “useranno tutti gli strumenti a disposizione del loro ufficio per combattere questo ordine incostituzionale e preservare la sicurezza nazionale e i principali valori della nostra nazione”.    

trump impeach

Come on, bring it on, cantano gli americani. Forza allora, provaci ancora Trump. L’America democratica non ha paura ma è pronta ad usare tutte le sue garanzie costituzionali, incluso  l’impeachment, come gridavano migliaia di cittadini accorsi domenica pomeriggio in quel parco di Manhattan dove proprio davanti svetta, sempre fiera, la Statua della Libertà.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018.

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