È che sono ormai tre anni che si è smesso di parlare della faraonica Città dello sport di Roma che avrebbe dovuto essere inaugurata per i Mondiali di nuoto del 2008 e che malgrado le centinaia di milioni di euro spesi dal Comune è ora un cantiere abbandonato con strutture che stanno andando in rovina. Tre anni sono un’eternità per un paese e una città che ai turisti stranieri vendono Storia ma che si sono appiattiti sull’attualità del consumismo, con una soglia d’attenzione di 140 caratteri e una memoria che va indietro al massimo di alcuni giorni. Eccoli lì infatti, i romani e i romanisti, entusiasti per l’hashtag di Totti e di James Pallotta (il miliardario americano che possiede la Roma e che sostiene Trump): #famostostadio; già dimentichi, i romani e i romanisti, degli immensi problemi della capitale, della corruzione dilagante, dei disagi e della povertà, e ovviamente anche della Città dello sport, pronti a nuovi sprechi, senza neppure pretendere, almeno, il rispetto rigoroso del piano regolatore, senza le solite deroghe concesse in nome dell’eccezionalità o dell’emergenza a favorire interessi privati.
Un rispetto chiesto dall’assessore all’urbanistica Paolo Berdini: “È questo il futuro delle nostre città? Diamo le chiavi della città al privato?” Ma a palazzinari e rottamatori la sua logica e la sua prudenza non piacciono: aspettatevi nuovi scandali e nuovo gossip su di lui e su Virginia Raggi.
Del resto alcuni mesi fa centinaia di migliaia di romani erano pronti a sostenere la candidatura per le Olimpiadi, ritirata da Amburgo e Boston perché troppo dispendiosa ma disperatamente voluta da quella che ancora qualche tempo fa veniva definita la “cricca delle grandi opere” e che poi è stata sdoganata da Renzi in nome del liberismo. Renzi, che infatti è prontamente intervenuto, non si capisce a che titolo, sulla questione dello stadio: “Se si dice no a tutto si blocca il futuro, si bloccano gli investimenti”. Come a dire, non importa come le cose si facciano, non importa a vantaggio di chi, non importa a quale prezzo sociale o ambientale, l’unica cosa che conta è farle, perché altrimenti gli investitori non ci guadagnano abbastanza e allora neanche le briciole ci danno.
Ma la ragione per cui Renzi ancora va in prima pagina e ancora controlla il Pd e il governo, è che una significativa percentuale degli italiani è come lui; e gli altri, la netta maggioranza, dimenticano in fretta e si fanno ingannare dai media. Senza organizzazione e senza impegno non ne usciremo; ma altrettanto importante è la memoria.