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Dentro la festa per Trump, il tycoon “Commander in Chief”

Donald J. Trump è il 45°presidente degli Stati Uniti d'America. Ecco come abbiamo visto la notte del suo successo

Andrea MastrantonibyAndrea Mastrantoni
Dentro la festa per Trump, il tycoon “Commander in Chief”

Trump, sostenitori fuori Hilton

Time: 3 mins read

Donald J. Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Un miliardario alla Casa Bianca, un tycoon presidente della più grande potenza economica e militare del mondo. C’è da avere paura? La sua apparente “ineleggibilità” che è venuta a crollare in questo martedì americano o della sua apparente “impresentabilità” che è venuta anche questa a crollare con il suo primo discorso da “president elect” dai toni molto più pacati ed istituzionali. Il sistema di potere statunitense poi, bene o male, è bilanciato il giusto per evitare qualsiasi “pazzia” del nuovo presidente.

A New York è andata in scena una notte che cambierà, comunque la si pensi, il mondo. Un trionfo praticamente mai messo in discussione durante lo spoglio con gli swing states con il passare dei minuti e delle ore che diventavano sempre meno “swing”. Già alle 22:00 i sostenitori di Trump all’HeadQuarter presso l’hotel Hilton facevano festa, dove chi scrive si trovava. “Bye bye obamacare”, “Hillary for prison”, “President Trump!”, i tre cori ripetuti all’infinito nella notte dai Trump boys e man mano che ogni stato veniva colorato di rosso (il colore dei repubblicani) aumentava la gioia e la consapevolezza che il popolo americano si apprestava ad eleggere un tycoon alla Casa Bianca. Tra bandiere americane a stelle e strisce, bianchi, latini, neri, giovani, giovanissimi ma anche anziani. E soprattutto tantissimi ebrei con la kippa in testa con le bandiere dello stato ebraico hanno fatto festa e cantato l’inno americano fino a notte pronfonda.

black for Trump

Trump ha vinto e dominato in tutta l’America nel voto dei bianchi. Trovare però nella notte di New York persone di colore festanti con cartelli con sopra scritto “Blacks for Trump” oppure ancora giovani ragazzi che urlavano di gioia con in mano i cartelloni “Latinos 4 Trump” la dice lunga sul fatto che il carisma del personaggio Trump è stato davvero fortissimo per tutti! Insomma se “esistono” blacks e latinos che hanno votato Trump a New York, roccaforte di Hillary, non ci si può stupire poi che la Florida sia andata al candidato repubblicano! (a proposito la vittoria in Florida è un grande risultato anche di Marco Rubio, senatore rieletto repubblicano e candidato alle primarie proprio contro Trump).

Impulsivo imprevidibile scorretto e controverso: Donald Trump è piombato sulla scena politica mondiale come una furia e con la sua promessa storica, far tornare grande l’America (“Make America, great again”), ha spiazzato tutti, partito in primis, ed ha vinto la sfida contro ogni grande potere. Si è presentato come una alternativa a tutti e a tutto e con una con una campagna dai toni accesi e perché no anche scorretti (ma come è sempre stato nelle elezioni americane?) ha conquistato gli elettori che erano stanchi della classe politica di Washington, espressione appunto di Hillary Clinton.

Trump possiede un impero, hotel di lusso, esagerati resort e un patrimonio inestimabile! Tre mogli e cinque figli: nella sua vita professionale come in quella personale sempre in prima fila con il suo carattere esplosivo e con il suo brand unico ha giocato la sua personalissima partita sulla sicurezza e sulla “paura” degli americani. Nonostante gaffe e scandali gli elettori lo hanno scelto perché lui non ha seguito le regole della politica e ha parlato alla pancia degli americani: “Sarò il presidente di tutti”, le sue prime parole. Con la speranza che sappia tradurre i suoi successi personali anche da presidente, perché in fondo Donald J. Trump da “comandante in capo” nella sua vita ha sempre agito.

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Andrea Mastrantoni

Andrea Mastrantoni

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