Donald Trump sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti, mezza America esulta e mezza è da questa notte sotto shock. Il partito repubblicano conquista la maggioranza anche al Senato e controllerà il Congresso. Il Partito Democratico esce a pezzi e Hillary Clinton si rivela quella che si sapeva essere: la candidata sbagliata al momento sbagliato.
La maggioranza non più silenziosa ma rumorosa d’America, ha ribaltato ogni pronostico della vigilia e col suo voto di protesta manda alla Casa Bianca l’unico presidente della storia degli Stati Uniti che non ha mai ricoperto un incarico pubblico, politico o militare prima di essere eletto. La rivoluzione dell’America bianca, uomini e donne senza istruzione superiore, che vive lontana dalla grandi città, si impone sull’America multiculturale, come pochi mesi fa accadde in Gran Bretagna con il voto sul Brexit dall’Europa. Bocciando Hillary, la candidata rappresentante dell’establishment di Washington e Wall Street, e votando il costruttore miliardario come 45esimo Commander in Chief credendolo il candidato anti Washington e anti-establishment.
Cosa succederà adesso? Donald Trump è veramente quello che ha mostrato di essere durante la campagna elettorale, uno xenofobo, illiberale, razzista, autoritario e che per certe sue dichiarazioni contro il Primo Emendamento della Costituzione, abbiamo solo ieri descritto – senza pentircene – neofascista? Gli Stati Uniti, la nazione più potente del mondo (che potrebbe disintegrarlo in pochi minuti) cominciano dal 9 novembre 2016 ad assomigliare, nella leadership politica che si sono scelti, all’Italia del 1922 o alla Germania del 1932?
Anche chi scrive queste righe non ha alcuna remora, come quegli altri milioni di americani che hanno votato – senza entusiasmo – Hillary Clinton per scongiurare una presidenza Trump, ad ammettere che da questa notte con mezza America restiamo scioccati e impauriti. E che ci vorrà del tempo a riprendersi da questo incubo diventato realtà.
Allo stesso tempo, comprendiamo le ragioni di questa sconfitta: l’arroganza del Partito Democratico ad aver spinto (imposto) la candidatura della ex First Lady e Segretario di Stato, nonostante gli indici di popolarità bassissimi a livello nazionale, quando l’entusiasmo del popolo progressista americano era invece diretto al senatore Bernie Sanders, che avrebbe avuto sicuramente un altro tipo di coinvolgimento popolare. Hillary, come era prevedibile, era al contrario la candidata ideale per dare a Donald Trump quelle chance di convogliare su di lui il voto di protesta e prevalere.
Donald Trump, per la prima volta con fare conciliante e composto, nel ringraziare i suoi supporter ma anche chi non lo ha votato appellandosi all’unità, ha elogiato la sua avversaria, “Secretary Clinton… che dobbiamo ringraziare per il lavoro che ha fatto in questi anni…”. Un bel cambio di tono del presidente eletto rispetto a quello del candidato che diceva che l’avrebbe fatta inquisire e sbattere in galera quando fosse assurto alla presidenza… Poi Trump, nel breve discorso all’Hotel Hilton di Midtown Manhattan ha usato toni concilianti anche nei confronti del resto del mondo, dicendo che l’America, pur salvaguardando i propri interessi, “cercherà sempre la cooperazione pacifica e non il conflitto”.
L’incubo Trump era solo un brutto sogno? Trump il neo fascista non è mai esistito, era solo una caricatura per assecondare una bruttissima campagna elettorale che sparirà con la responsabilità della presidenza?
Vorremmo scrivere ai nostri lettori che è già così. Che Trump non è Donald il terribile, le idee razziste e anticostituzionali espresse durante la campagna elettorale non faranno parte del repertorio della sua presidenza, l’America e il mondo non devono averne paura. Vorremmo, ma non possiamo.
Trump ha mostrato finora un temperamento colmo di difetti caratteriali oltre che ideologici, che ci verrebbe impossibile non considerarlo un’ incognita non solo per gli Stati Uniti, ma per il mondo intero. Un grave pericolo quindi? Spetterà solo a Trump dimostrare il contrario, che il voto di protesta della mezza America che lo ha premiato, sarà in grado di tradurlo e trasformarlo in sana azione politica per il progresso economico e sociale del popolo degli Stati Uniti e del resto del mondo. E smentire chi invece ancora teme, come il sottoscritto, che la sua demagogia supportata dal potere possa far riapparire proprio in America gli spettri che sconvolsero meno di un secolo fa l’Europa.