Può succedere che nel giro di pochi anni, o solo in qualche mese, o da un giorno all’altro, un paese piccolo e sconosciuto diventi improvvisamente celebre per un fortunato caso. Tutto può nascere dalla scoperta di una pepita d’oro in un torrente, dal clamore di un festival musicale, o dal successo di un vino o di un prodotto tipico di grande qualità. Castellabate è un paese della Campania che, fino a 12 anni fa, era conosciuto dai suoi novemila abitanti e da pochissimi altri. Poi, nel 2010, esce un film di successo, girato completamente in quel piccolo paese del Cilento. Si chiama “Benvenuti al Sud”. Un efficace regista, attori bravissimi come Claudio Bisio e Alessandro Siani, e una storia perfetta per raccontare l’amore-odio fra la disciplinata e operosa Italia del Nord e un Sud che trabocca di vizi e virtù. Fu un successo epocale. Solo sei film, nella storia dei botteghini italiani, hanno incassato più dei suoi 30 milioni di euro. E il suo set, il semisconosciuto Castellabate, diventa una capitale di un turismo nuovo, esigente e curioso, sensibile alla qualità dei paesaggi, del mare, della buona tavola.
Certo, quel film era geniale. È la storia di un dirigente postale lombardo costretto ad accettare un punitivo trasferimento in un Meridione povero e soprattutto lontano, non solo geograficamente. Ma in quel Sud da sempre percepito come patria di rumorosi cialtroni, di rozzi e incurabili nullafacenti e scansafatiche, il dirigente nordico trova un’accoglienza e una qualità umana che lo conquistano. Frase chiave del film: “chi viene al Sud piange due volte, quando arriva e quando riparte”.
Storia piacevole e divertente, molto buonista e molto dolce (a tratti pure troppo). È un film coccolato dalla sinistra, non certo dalla destra che, fin dai tempi della Lega secessionista di Umberto Bossi, ha sempre visto il Sud come un cancro che divora le sorprendenti risorse dell’Italia migliore. Passare qualche giorno a Castellabate è un piacere, ma è anche un modo per farsi un’opinione diretta e genuina sulla valanga di giudizi e pregiudizi che gli italiani nutrono da sempre verso il loro Meridione.

Così si può decidere di andarla a vedere Catellabate, dopo una bella vacanza ad Amalfi. Salutiamo la Costiera con una magnifica cena alla Torre normanna di Maiori, uno di quei ristoranti che restano nel cuore non solo per l’ottima cucina: magnifiche sale storiche e terrazze a picco sul mare, atmosfera romantica e panorama indimenticabile, servizio preciso e cordiale, conto accettabile in una zona ad alto rischio di sorprese urticanti. La strada verso Sud non è mai veloce, sia seguendo la costiera salernitana che arriva a Paestum (uno dei siti archeologici più importanti e meglio gestiti d’Italia) sia cercando conforto in qualche braccio autostradale. Si sale verso Agropoli e poi si prosegue lungo una costa complicata e frastagliata.
Castellabate ha due cuori. Il primo è un borgo medievale a quasi 300 metri di quota, con poderose mura di cinta, un castello del dodicesimo secolo, palazzi e chiese di ogni epoca, stradine silenziose e mai agevoli, da scoprire a piedi. Meta obbligata dei turisti è la piazzetta che tante volte si vede nel film. A un bar di quella piazzetta, seduto davanti a un caffè, qualche giorno fa c’era anche il regista di “Benvenuti al Sud”, Luca Miniero, un napoletano di 54 anni che ormai è cittadino onorario di questo accogliente paese.

A chi cerca un albergo conviene puntare sull’altro cuore di Castellabate: la frazione costiera di Santa Maria. Lo storico Palazzo Belmonte e il moderno Grand Hotel Santa Maria, affacciato sulla sua spiaggia privata, sono le migliori sistemazioni, a prezzi quasi mai inferiori ai 200 euro a notte per una camera doppia in bed and breakfast. Il lungomare attorno all’antico e suggestivo borgo costiero è una sequenza ininterrotta di ristoranti e trattorie. In una di queste, ovviamente, sono state girate alcune divertenti scene del film.
Il miglior ristorante dell’intera zona è l’Osteria 1861: sapori intensi e tradizionali, tecniche moderne e presentazioni di gusto, dagli antipasti agli ottimi dolci, all’interno e all’esterno di un suggestivo palazzo storico sulla camminata del lungomare. La qualità espressa dal giovane team di cuochi è sempre molto alta, a volte sorprendente. Cucina accurata, buona scelta di vini e bella terrazza anche nei due ristoranti del Grand Hotel Santa Maria. Aggiungiamo un indirizzo spartano e interessante sulla spiaggia nella parte più a sud della frazione costiera, verso Punta Licosa: la Tartaruga. Primi di mare, fritture e molto altro, a pranzo e a cena.

Più che altrove, qui è rischioso affidarsi al caso. È facile lasciare 50 euro a testa in locali deludenti, apparentemente sobri e popolari. No, Castellabate non è la spiaggia economica e familiare di trent’anni fa. Il boom c’è e non è indolore per quel turismo che ancora cerca un bel mare a prezzi abbordabili. Il mare è ancora bello (siamo nel parco nazionale del Cilento). I tramonti regalano emozioni intense. Nei negozi si trovano coloratissime ceramiche, vini locali interessanti, alici e olio, limoni e altri ottimi prodotti tipici di una terra generosa. Ma prima di comprare è meglio perdere un po’ di tempo per confrontare molto bene i prezzi. Il ricordo che vi resterà sarà più dolce.