Probabilmente qualcuno ricorda “Video killed the radio star”, una canzone del 1979 con la quale un gruppo inglese, i Buggles, vendette tonnellate di dischi in mezzo mondo. Aggiornando quel titolo, oggi si potrebbe dire ‘Video killed the kitchen star’, ovvero, il video ha ucciso la stella della cucina. Non c’è stato spargimento di sangue, ma è evidente che qualche grande chef ha pagato qualche prezzo al boom della cucina-spettacolo in televisione.
Viene in mente un caso celebre in tutto il mondo, quello di Gordon Ramsey. Col successo del grande chef inglese nacque la fortuna e la popolarità dei cuochi televisivi. ‘Cucine da incubo’ e ‘Hell’s Kitchen’ hanno avviato una moda che sta ancora dilagando. Però non è tutto oro. Francamente, credo sia giusto ricordare Ramsey per quello che ha fatto nel suo magnifico ristorante di Londra e poi in mezzo mondo. Ma di lui ci resta, con fastidio, anche l’immagine dei violenti e arroganti sfoghi che i suoi collaboratori (e tanti ex dipendenti) ricordano bene e che il cuoco inglese ha ampiamente portato in video per fare spettacolo. Insomma, la tv ha dato tanto a Ramsey, soldi e popolarità, ma gli ha anche tolto qualcosa in termini di immagine. Ad altri famosi cuochi la tv ha fatto anche danni più gravi.
Nel loro piccolo, le star italiane della cucina televisiva sono state più abili. In video, nel seguitissimo MasterChef, è esplosa la simpatia di Antonino Cannavacciuolo. Ed è decollata la popolarità di Bruno Barbieri, fino a diventare un caso mediatico di grande interesse. Barbieri è uno dei più cristallini talenti della moderna cucina italiana. Ha fatto grandi cose fin da giovane ed è arrivato a collezionare complessivamente sette stelle Michelin in quattro diversi ristoranti. Classe 1962, come Ferran Adrià e Massimo Bottura, Barbieri ha fatto una gavetta lunga e severa. Da ragazzo partiva dal suo paese (Medicina, in provincia di Bologna) e faceva l’autostop per andare a lavorare in un locale di San Giovanni in Persiceto, un altro paese del Bolognese. Lui stesso ha raccontato di quando puliva enormi cassette di calamari in un ristorante della Riviera di Romagna. Non aveva ancora 18 anni quando iniziò a girare il mondo sulle navi, cucinando per eserciti di croceristi. Ma la sua passione e la sua abilità trovarono presto un palcoscenico straordinario: il Trigabolo di Argenta, primo grande ristorante italiano di sperimentazione. Un fantastico gruppo di nomi destinati alla celebrità (Giacinto Rossetti, Igles Corelli, Mauro Gualandi e diversi altri) scrisse un indimenticabile pezzo di storia della ristorazione italiana.
Gualtiero Marchesi aveva aperto da poco il suo primo ristorante. “Era un’epoca di febbrili entusiasmi – ricorda Barbieri – si guardava a Bocuse e alla Francia, a nuove tecniche e a nuove logiche. Il Trigabolo era un covo di sovversivi, un circo di eclettici trasformisti che facevano sempre il contrario rispetto alle mode”. Si usavano materie prime costose, a volte introvabili. Non si badava a spese sulle apparecchiature. Il successo di pubblico e di critica fu travolgente, anche se non fu mai facile far quadrare i bilanci. “Abbiamo lavorato dieci anni senza guadagnare sostanzialmente un soldo, ma da noi venivano a cena i grandi cuochi italiani ed europei”, racconta lo chef.
Tanti ricordano ancora alcuni piatti sorprendenti: il budino di cipolla al fegato grasso, il piccione al forno con cacao e broccoli. Correva voce che la Michelin avesse pronta la terza stella quando la saracinesca del Trigabolo si abbassò per sempre. Ma la carriera di Barbieri decollò gloriosamente, con una pioggia di soddisfazioni e di stelle: La Grotta di Brisighella, la Locanda Solarola a Castel Guelfo, l’Arquade di Villa del Quar, tra i vigneti della Valpolicella.
Poi è arrivata la tv: prima MasterChef, poi un programma tutto suo, ‘Quattro hotel’. No, la tv italiana non ha ucciso nessuno. Ha semplicemente regalato a Barbieri una seconda vita, fatta di popolarità, di grandi ascolti, di ottimi contratti pubblicitari e di consensi sempre più unanimi. Almeno per ora, Barbieri non ha un nuovo ristorante. Non prepara piatti, si limita a parlarne. Ma sa di che cosa parla.