Di solito si fa finta di niente. Ma la cosa è di una gravità spaziale. Mentre ci si affanna a rivalorizzare le tagliatelle al ragù e i tortellini in brodo, a farne simbolo della cucina petroniana, mentre, noi bolognesi, blateriamo sulla tradizione che non vada perduta, che va recuperata, adesso è il momento di dire basta e denunciare tutto il pianeta. E qui ci vuole un avvocato bravo.
Nel mondo siamo conosciuti, a livello di cibo, per una cosa di terrificante fattura, dagli spaventosi contenuti, una cosa che non esiste, ma che è il frutto di una allucinazione di qualcuno: gli spaghetti alla bolognese. O, per dire meglio, gli “spaghetti bolognaise”. Li conosce il mondo, li conosce Joe Biden e li conoscono gli indiani che vivono attorno al Gran Canyon, li conoscono in Sudafrica e fra i ghiacci della Scandinavia. E Biden stesso, così come tutti gli altri, non sanno neanche dove siamo noi di Bologna, cosa sono le Due Torri, l’Università, i tortellini in brodo, le tagliatelle tirate a mano. Ma sanno degli “Spaghetti bolognaise”.
Dice Wikipedia (che Dio l’abbia in gloria) che sono conosciuti anche come “esparguete à bolonhesa” e nei paesi del Commonwealth come “spag bol”. L’orrendo piatto è chiamato: “spaghetti med kottfarssas” in Svezia, “spaghetti med kodsovs” in Danimarca, “spaghetti og kiotteg” in Norvegia e “bolognai spagetti” in Ungheria. Attenzione, siamo su una china irreversibile.

Siccome negli ultimi tempi a Bologna sono arrivati più turisti, subito alcuni ristoranti del centro hanno esposto il cartello “Spaghetti alla bolognese”. Ma il bello è che se glieli fai bene e cioè con un ragù come si deve, i suddetti turisti diranno che fanno schifo. Perché? Perché sono abituati, da Manhattan a Helsinki, da Nuova Dehli a Bus dal Cul, a mangiare una sbobba pappolenta di “spagetti” senza senso, cotti fino alla cremazione totale.
Dentro a quei ragù lì ci sono dei crepacci e degli strapiombi scivolosissimi, degli oli che il Castrol, quello delle macchine, non gli fa neanche un baffo, degli intingoli che se li sfiori con le mani rimani unto per tutta la vita. Quando mangi quei piatti lì, dopo, devi andare a dormire avvolto nella carta oleata, non nel lenzuolo. E al mattino quando ti svegli, unto ma felice, trovi delle macchie scure sulla carta. Si vede che ha assorbito, dici. E vai a lavorare tranquillo.