In questi giorni ho portato in visita per le vie di Palermo alcuni amici originari della Garfagnana. E dalla “calata rimaccarrunara” (discesa dei maccheronai) strada che unisce Piazza San Domenico a Piazza Caracciolo meglio nota come Vuccìrìa e magistralmente ritratta nell’omonimo dipinto di Guttuso, siamo arrivati in Piazza del Garraffello e, da lì, all’oratorio di Santa Cita. Incrociando “i bambiniddara” (via dei Bambinai) e “l’argintieri” (via dell’argenteria) ho parlato di un piatto gustoso e leggero che porta il nome di “l’argintieri”.
Si racconta che il piatto abbia come ingrediente protagonista il caciocavallo cucinato seguendo un procedimento destinato alla cottura sfumata del coniglio al cognac. Nasce, come buona parte della buona cucina casalinga, dei bassi nei vicoli della vecchia Palermo con la fantasia protagonista e un trionfo di aromi che ingentiliscono nei vapori la stagionatura del cacio, ammorbidendolo nei sapori equilibrati dell’agrogentile. Poveri ingredienti e nobili profumi chi poteva mai immaginare che nella cucina dell’argentiere cuoceva in padella un pezzo di caciocavallo stagionato? Ma andiamo a legger gli ingredienti
Ingredienti per 5 persone:
mezzo chilo di caciocavallo
2 spicchi di aglio
olio d’oliva extra vergine (decisamente Nocellara)
2 cucchiai di aceto
un cucchiaino di zucchero
pepe macinato fresco
origano
Sciogliere lo zucchero nell’aceto e mescolare. Tagliare il caciocavallo a fette rettangolari dello spessore di un centimetro. Riscaldare due cucchiai d’olio in un tegame e aggiungere gli spicchi d’aglio, fare imbiondire e toglierli dal tegame.
Mettere le fettine di caciocavallo nell’olio caldo e fare rosolare da ambo i lati e bagnare con l’aceto. Fare sfumare e spolverare con origano fresco e un pizzico di pepe. Spegnere il fuoco e fare riposare qualche minuto quindi servire su piatti preriscaldati perché “’ caciu all’argintieri” si mangia molto caldo.
Consiglio un bicchiere di nero vinificato rosè.