Viene dal cuore del Monferrato uno dei vini che il magazine Wine enthusiast ha inserito nella prestigiosa classifica del 100 migliori al mondo.
Un vitigno, Barbera. Un luogo, Nizza. Un produttore, Michele Chiarlo.
Questi i tre ingredienti del successo dei Cipressi Nizza docg di Michele Chiarlo che ha conquistato la vetta degli Enthusiast 100, i Migliori vini che ogni anno i redattori dell’autorevole Magazine scelgono fra le oltre 20mila bottiglie provenienti da 17 Paesi.
E ad accompagnare verso la proprietà della famiglia Chiarlo è proprio una collina acuta con lunghi cipressi, impressi sull’etichetta disegnata dall’artista Giancarlo Ferraris.

È la prima volta che il vitigno Barbera conquista la più ambita delle cento posizioni disponibili.
Un risultato ancora più clamoroso se si analizzano i risultati degli ultimi 15 anni nei quali solo altri 3 vini italiani sono stati incoronati al vertice: un Barolo, un Chianti Classico Gran Selezione e un Brunello di Montalcino, mentre la Barbera d’Asti è comparsa nella classifica due volte al 71° e al 73° posto.
Il Cipressi Nizza di Michele Chiarlo verrà ricordato, a 4 anni dalla nascita della denominazione, come il primo Nizza docg a comparire nella classifica americana conquistandone subito il vertice.
Avevamo già parlato di questo vino e dell’associazione di produttori che sta portando avanti il progetto Nizza nel mondo.
La storia della famiglia Chiarlo affonda letteralmente le sue radici nella terra monferrina sin dagli inizi del secolo scorso, quando Pietro, padre di Michele, nato nel 1898, cominciò il suo lavoro come “schiavandario”, cioè manovale ed operaio nella cascina Pastori, a Calamandrana.
Michele, che da sessant’ anni porta avanti con passione il sogno che ebbe origine cent’anni fa, quando la terra, così come la vita, era davvero dura: “Tutto è cominciato durante la mia infanzia, quando papà comprò con duecentoquarantamila lire la prima cascina semiabbandonata, trasformandola gradualmente in azienda. Dopo gli studi in enologia ad Alba ho iniziato ad impegnarmi in vigna e, con alcuni amici a sperimentare nuove strade al fine di creare un prodotto davvero “per tutti”.”

Altra grande sfida, davvero. Nel 1976 la società Kobrand, mettendoci un anno e mezzo, selezionò alcune ditte vinicole che avessero determinate caratteristiche, partendo proprio dal Piemonte. Tra le 16, la mia azienda. Fra le caratteristiche richieste, anche quella di avere almeno due fi gli maschi, a garanzia della continuità dell’impresa. Il rapporto di collaborazione continua ancor oggi.
“Bisogna far capire al mondo che l’Italia (e non solo, per intenderci, la Francia) – spiega Chiarlo – produce vini di grande pregio. Per trasmettere questa immagine è necessario unirsi per avere più forza. È quanto abbiamo inteso fare con la costituzione dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi marchi, formato da 18 prestigiosi marchi di diverse regioni italiane, con prodotti caratterizzati da alti livelli qualitativi. Dal punto di vista del marketing aziendale è anche molto importante la presenza personale del produttore e il rapporto continuativo con i mercati”.
L’anno scorso, Michele Chiarlo ha compiuto 80 anni, 60 dei quali a fianco della moglie Pinuccia. Assieme hanno dato vita ad una straordinaria famiglia in cui i figli Alberto e Stefano, fedeli all’impegno e agli ideali tramandati nel tempo, guidano verso il futuro lo storico marchio con “pazienza e sacrifici”, proprio come insegnava nonno Pietro.

Davvero moltissimi i successi ed i riconoscimenti meritati dai prodotti Chiarlo, tra cui i “3 bicchieri” aggiudicati alla Barbera d’Asti Superiore Nizza La Court 2012, vino simbolo dell’Azienda, premiato per la 6° volta, che hanno portato all’azienda la 2°stella della guida del Gambero Rosso.
Altro riconoscimento è arrivato dal BIWA (Best Italian Wine Awards), ovvero una classifica dei 50 migliori vini d’Italia stilata da esperti e critici dopo un lungo lavoro di selezione. Tra questi il Barolo Cerequio 2011. Inoltre il Barolo Cannubi 2011 ha meritato il punteggio di 95 e l’inserimento nella lista “Collectible” di Wine Spectator, probabilmente la più prestigiosa e diffusa rivista al mondo dedicata al vino .

È stato, invece, il Barolo Cerequio Riserva 2007 a ottenere il punteggio di 96 nella Guida essenziale ai Vini d’Italia 2006. Lo stesso vino ha ottenuto i “5 grappoli” con i quali la Guida della Fondazione Italiana Sommelier Bibenda 2016 contraddistingue le bottiglie migliori dell’immenso patrimonio vinicolo italiano.
Tornando alla classifica del Wine enthusiast, gli italiani si impongono massicciamente, nella top 10, anche il prosecco di Valdobbiadene Ca’ dei Zago 2015 Dosaggio Zero Metodo Classico alla posizione n. 8. In totale dall’Italia, si contano 17 etichette a pari merito con la Francia.