Quando si scrive di vino, non si estingue tutto nella descrizione del prodotto in sé, si cerca di scovarne il racconto, esprimendo il progetto del vignaiolo, tutta la passione di un territorio, come espressione della cultura di un luogo e della sua storia. Per questo è importante mettere in luce le persone che lo pensano, lo progettano, lo fanno crescere, maturare, ne correggono i difetti e lo personalizzano, mettendoci dentro la propria storia.
Gianni Bertolino si muove senza fretta nella tenuta Olim Bauda di Incisa Scapaccino, che domina le colline scoscese di quella fetta di territorio chiamata Monferrato, zona che sta riconquistando nel mondo un identità storica preziosa.
Dopo l’ammissione di Langhe, Roero e Monferrato all’interno del patrimonio Unesco, avvenuta nel Giugno 2014, il comune di Incisa Scapaccino e i territori limitrofi si son trovati in una posizione di estrema vicinanza all’area tutelata dall’Unesco, senza però farne parte. Questo però ha dato la possibilità a questa area di “sognare in grande” ed essere all’altezza dei territori considerati Patrimonio dell’umanità, attraverso chi ha ridato vita a questo territorio attraverso i frutti della terra.
Qui, nel cuore storico dell’azienda intorno alla villa padronale, sorgono i vigneti piantati nel 1961 a Barbera e Moscato, e si erge una cantina che vanta una tradizione secolare nella produzione e commercializzazione di vino, di cui si hanno testimonianze già con il bisnonno dei tre fratelli, Giacinto.
La scelta di identificare chiaramente i vini della Tenuta Olim Bauda con il loro vigneto di provenienza rispecchia l’importanza che la famiglia da sempre riserva al territorio e alla zona d’origine dei vini che vi si producono
I Bertolino producono e imbottigliano vino da ormai quattro generazioni. Negli anni sessanta, Agostino Bertolino, padre degli odierni proprietari, acquistò l’azienda agricola Bauda e la Villa De Negri. Nacque così la Tenuta Olim Bauda.
Nel 1998 sono subentrati i figli Dino, Diana e Gianni con la determinata volontà di continuare la tradizione familiare. Oggi la ditta possiede 100 ettari di terreno di cui 25 a vigneto tra Incisa Scapaccino e Nizza Monferrato, zone particolarmente vocate per la Barbera ed il Moscato d’Asti.
Gianni passeggia lentamente con a fianco Marte, il suo bracco di Weimar ma nella sala degustazione si muove senza indugi. Per il primo assaggio sceglie il suo Grignolino Isolavilla 2017.
“Questo è un vino storico. In pochi lo sanno ma è il più antico del Piemonte e risale al 13 secolo ed era ritenuto un vino nobile, raffinato, facile da consultare are rispetto ad altri rossi più corposi. Ha una maggiore facilità di beva ma è allo stesso tempo un vino difficile, da comprendere, che presuppone ùn palato educato a riconoscere certe sfumature. Per questo è più difficile anche trovarlo all’estero. Per questo andrebbe promosso e conosciuto, ha tutte le caratteristiche per essere apprezzato”.
E a proposito di esportazione diventa d’obbligo commentare gli ultimi dati resi noti all’edizione del Vinitaly di Verona appena concluso.
Rispetto a un anno fa sono in incremento gli operatori da Usa hanno avuto un incremento del +11%.
“In Usa i consumatori – commenta Bertolino- si sono evoluti rispetto a quando abbiamo cominciato ad esportare. Sono sicuramente più giovani, dai 30 ai 40 anni sono più curiosi e consapevoli di cosa bevono e soprattutto sono più curiosi delle origini, delle storie contenute in una bottiglia. Il vino per loro è sinonimo di relax, del vivere bene, del buon gusto sposato alla tradizione italiana e i criteri di scelta e rappresentano un distinguo anche sociale. Ovviamente sono ancora affascinati dai grandi nomi, dalle tipologie più famose, come Barolo, Barbera se si parla di Piemonte e Amarone o Etna se si parla di altre zone d’Italia ma si è diffusa la cultura delle coltivazioni biologiche, sostenibili, più naturali. Anche i mercati asiatici sono molto orientati a scoprire nuove tipologie di vitigni e ovunque vince l’abbinamento con il cibo. Sembra un collegamento scontato ma non lo è. Il vino nasce per essere portato a tavola e in Piemonte offriamo una gamma gastronomica della tradizione che abbraccia una grandissima varietà di piatti e ingredienti e di pari passo esistono altrettante tipologie, dal bianco al rosso, all’aromatico al fruttato al fermo alle bollicine”.
A questo punto sorge spontanea una domanda: quale piatto tradizionale che ha conquistato i palati in Oriente? “Inaspettatamente la bagna cauda associata ad un buon rosso come il Nizza docg. La ricetta originale è affine al loro modo di cucinare, soprattutto per l’uso delle verdure e degli aromi”.
Invece qual è l’accoppiata enogastronomica più interessante per Gianni Bertolino? Gavi delle nostre vigne e risotto agli asparagi” risponde con un’ombra di sorriso.
Tornando a parlare di estero, Gianni ricorda la prima vendita delle sue bottiglie a New York. “Era il 2008 e il nostro importatore Americano ci comunicò che aveva fatto assaggiare al ristorante Babbo il nostro vino. All’epoca ne producevamo pochissimo ma abbiamo capito che qualcosa stava cambiando. Abbiamo iniziato nel 1998 quasi per gioco, con una pigiatrice a manovella con l’aiuto di un anziano cantiere, abbiamo prodotto le prime 4mila bottiglie. L’anno dopo abbiamo coinvolto una piccola cantina per aumentare la produzione e per portare avanti ciò che comunque era la tradizione di famiglia. Arrivati alla quarta generazione abbiamo deciso di dedicarci completamente a questo. A oggi produciamo 200mila bottiglie l’anno e esportiamo in 20 paesi. In questa avventura ci siamo io che mi occupo del marketing export, mia sorella Diana responsabile del settore finanziario e mio fratello Dino che si occupa della produzione”.
Intanto il Grignolino Isolavilla scorre dalla bottiglia ai bicchieri, inondando di rosso rubino e ambra il cristallo, lasciando un vago sentore di fiori secchi e sottobosco nell’aria.
La conoscenza del territorio da parte degli avi è fortuna e sfortuna allo stesso tempo: sfortuna perché le parcelle di proprietà (sei i corpi principali) sono estremamente frazionate e distanti l’una dall’altra; fortuna perché gli appezzamenti sono stati acquisiti nelle migliori zone per i vitigni Barbera e Moscato. La selezione Nizza proviene dalle vigne attorno alla cantina. Nonostante le comprensibili difficoltà logistiche, i terreni sono lavorati con enorme cura e molta attenzione all’ambiente.
E a proposito del Nizza, passato docg il primo luglio 2016, c’è una nuova sfida che anima Gianni Bertolino, la creazione, nel 2002 dell’ associazione Nizza docg di cui è presidente dal 2015.
Conta a oggi 57 vignaioli con nomi storici: i Chiarlo dell’azienda fondata da Michele, il primo presidente dell’associazione, Gianluca Morino, ex presidente (tre volte), di Cascina Garitina. Poi dai grandi numeri di Bersano, ai Coppo di Canelli, dal Borgo Isolabella della famiglia dei liquori al trentenne Ermanno Brema, dai barolisti Vietti ai fratelli Maccario, dalla cantina sociale di Vinchio alle Tenute dei Vallarino.
«Siamo nati come una sottozona del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato – racconta Bertolino – la Barbera è il vitigno più coltivato nel Piemonte. Ci siamo dati regole severe: meno uva (70 quintali per ettaro contro gli 80 del Barolo, affinamento minimo di 18 mesi (30 per la Riserva). Le uve sono Barbera al 100%”.
A questo proposito è stata ideata la Mappa del Nizza, uno dei più moderni strumenti di rappresentazione di un territorio vitivinicolo. realizzazione della Mappa del Nizza rientra nella volontà dei produttori di dare agli operatori e agli appassionati un ulteriore strumento di conoscenza del territorio. Per questo l’Associazione l’anno scorso si è rivolta ad Alessandro Masnaghetti di Enogea per “mappare” il proprio territorio, evidenziandone i cru e le loro peculiarità.
Insomma, tra viaggi in giro per il mondo, la produzione dell’azienda e l’associazione, per Gianni Bertolino il tempo libero è davvero poco. Che cosa lo muove quindi ?
“La sfida, sfida in vigna, anno per anno. Nel vino, nel cercare sempre di migliorare e di fare cose nuove. In cantina, nel riuscire a costruire una squadra in cui il concetto di base sia la qualità estrema. In altri termini: chi NON si accontenta, GODE!”.
E a fine intervista, svuotati i bicchieri, un piccolo spazio per dedicarsi a qualcos’altro lo si trova:”Prima che faccia buio voglio dedicarmi al giardinaggio intorno alla villa, lo trovo rilassante”.