Il cibo e le tradizione che si tramanda attraverso sapori e profumi come elemento di aggregazione e scambio tra i popoli. Un concetto importante che in questa epoca di disordini può essere una fiammella di speranza di avvicinamento delle culture tramite la convivialità e l’atto naturale di nutrirsi.
Nell’ America spezzata dalla paura del terrorismo c’è chi risponde con attività pratica e utili, che guardano al futuro delle nuove generazioni, a prescindere dalle origini e dalla provenienza. È questo il caso di With love, Pakistan al 435 di Salina street a Syracuse è un nuovo ristorante didattico ideato dall’ Onondaga Community College. La sua cucina, il suo nome, cambia due volte l’anno al passo con il programma che gli studenti seguono. Ogni sei mesi offre ai rifugiati di nazioni diverse l’opportunità di perfezionarsi nel business della ristorazione. Si è scelto di cominciare dalla cucina del Pakistan.

Molti dei ragazzi ai fornelli, circa una dozzina, sono stranieri che l’associazione ha preso sotto la propria ala protettrice, che insieme agli ideatori dei progetti possono imparare usanze e i costumi del paese Ospite in cucina, sperimentando le ricette tradizionali, studiando le combinazioni di sapori e imparando a conoscere le occasioni festive tipiche, attività prese in considerazione dovranno dimostrare di essere economicamente sostenibili e concettualmente azzeccate proprio come tutte le altre iniziative di impresa che sperano di sopravvivere nel business della ristorazione. Ad inaugurare questo ristorante è stata della studentessa Sarah Robins, rifugiata di Lahore, Pakistan, che trasmette ai cuochi al lavoro nel pop up di Syracuse. “Quello che cucino è molto speziato, non facile da apprezzare per chi non è abituato ai sapori tipici della mia terra, ma la scuola di cucina serve anche a questo,ad apprezzare ciò che è diverso ed imparare nuove ricette che raccontano la storia di un Paese”.
Robin, arrivata a Syracuse 4 anni fa e il suo amore per il cibo del suo paese l’ha ispirata a cominciare a cucinare per mantenere quel legame forte con la terra natia. Dopo aver conosciuto Adam Suddmann, hanno pensato di creare il programma Food Management con la Onondaga Community College.
“L’ obiettivo è quello di offrire agli studenti una esperienza unica, un assaggio di come si muove davvero il mondo del lavoro, attraverso l esperienza pratica e la conoscenza di altre etnie “ha commentato Suddmann. Alcuni allievi come Robin, Rania Asfour, fanno parte del programma universitario, cioè l’ OCC’s food services management program dove imparano a gestire un attività di business, mentre altri Delores Jones, Venus Likulumbi and Trenton Peterson nela prima fase,impareranno la gestione del team in cucina, una figura professionale molto ricercata dai ristoranti della zona. Il programma è stato sviluppato grazie al sostegno del Centerstate CEO e Catholic Charities.
In cucina si trovano però molti ingredienti locali, trovati in realtà commerciali della città gestite da pakistani, proprio per coinvolgere la popolazione immigrata che vive e lavora in Usa, come Salt City Harvest Farm Di Kirkville; Regional Access Da Ithaca; Jubilee Homes’ Urban Delights Farm; Pyramids Halal Meat ; and Peter Guinta & Son Produce, Altanoor Grocery a Syracuse; Namaste Market in Liverpool. La carta di With Love, Pakistan non propone molti piatti, ma sicuramente non ha pietanze che si possono trovare nello stato di New York, come gli antipasti: Apple Pakora, una specie di mela fritta pakistana e Chaat Papri, un cracker fatto a mano con spezie, ceci, patate e yogurt.
I piatti principali prevedono il Haleen, a base di tacchino che, a detta del menu, è “condito con troppe spezie per poterle elencare tutte!”, oppure l’ agnello con i cavoletto di Brussels, melograno e spezia garam masala e la Butternut Dal, una zuppa a base di zucca violina, lenticchie rosse, anice stellato, cumino e cannella. Il dessert è un must della cucina del panjab, il Gajar Halwa, fatta di carote, cardamomo, mandorle e pistacchi. Il menu del ristorante quindi cambia ogni sei mesi per ruotare insieme ai cicli scolastici degli studenti, i prossimi saranno With love, Birmania, With love, Somalia e With love, Cuba.
Anche in Italia si conformano attività simili. Un esempio lo troviamo a Merano, dove il Comune ha investito parte del fondo nazionale apposito aperto dal ministero dell’ interno per premiare I comuni che hanno accolto richiedenti asilo per aprire Africa soul, per agevolare l’integrazione non solo dei profughi ospitati in paese, ma anche degli immigrati “tradizionali” che faticano a trovare lavoro, a formarsi professionalmente e a socializzare. È un progetto che sta per decollare, assieme ad altri interventi promossi dall’ assessore Andrea Rossi.

Accanto a personale fisso, infatti, ci sarà spazio per percorsi di lavoro a tempo determinato per chi è in attesa del riconoscimento di rifugiato. Una vecchia pizzeria verrà così ristrutturata e in autunno diventerà il primo ristorante africano di Merano, gestito da Spirit, una cooperativa sociale locale. Al suo interno verranno assunte solo due o tre persone straniere. Lo scopo infatti non è dare un lavoro ai migranti, ma far sì che il ristorante “diventi un luogo di stage e laboratori, dove poter imparare un mestiere ed entrare in contatto con i cittadini meranesi”, sottolinea Rossi. Chi lavorerà farà di tutto, dal cameriere al lavapiatti. “Allo stesso modo – aggiunge il vicesindaco – gli abitanti potranno conoscere la cultura e la cucina africana”.

Succede lo stesso a Venezia, grazie ai i soci fondatori, Hamed Mohamad Karim, Hadi Noori, Mandana Goki Nadimi e Samah Hassan El Feky, anche loro migranti provenienti dall’Afghanistan, dall’Iran e dall’Egitto, che nel 2002 hanno aperto l‘Orient Experience nel sestiere di Cannaregio. Ora il progetto è denomimato Africa Exerience e i piatti sono stati scelti tramite un concorso che ha coinvolto studenti e professori dell’Istituto alberghiero Barbarigo di Venezia, chiamati a giudicare quali erano i piatti all’altezza di un vero menu. I vincitori sono diventati così gli chef del ristorante: c’è Alganesh Tadese Gebrehiwot fuggita dall’Etiopia, Muhammed Sow scappato dalla Guinea e Efe Agbontaen dalla Nigeria.
Insieme al piatti tipici del loro Paese porteranno in tavola le loro storie, la cultura, la tradizione, dove si può imparare una professione e accogliere nuove testimonianze .