Fra i numerosissimi padiglioni presenti all’Expo di Milano quello gestito dalla Coldiretti ha voluto aprire una riflessione su importanti questioni che l’Italia si trova a dover affrontare nella produzione e distribuzione dei prodotti agroalimentari. Coldiretti ha utilizzato il proprio spazio per denunciare in modo particolare due urgenti problematiche: i prodotti contraffatti e falsificati venduti in tutto il mondo con brand pseudo italiani (il fenomeno noto come italian sounding, che costa all’Italia ben 60 miliardi di euro, trecento mila posti di lavoro e la beffa di danneggiare la reputazione dei prodotti di alta qualità italiana) e l’obbligatorietà che la Commissione Europea vorrebbe imporre all’Italia dell’uso del latte in polvere.
Infatti una normativa della Commissione Europea derivante dal OMC Unica (Organizzazione per il Controllo del Mercato) imporrebbe all’Italia di rimuovere il divieto di “detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostruito per la fabbricazione dei prodotti lattiero caseari”. All’ultimatum posto dalla EU per il 29 Settembre, il Ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, in accordo con la Coldiretti, ha risposto con una ulteriore negazione al volere della Commissione Europea in difesa della genuinità del prodotto italiano. In aiuto e a sostegno di questo rifiuto è la legge n. 138 dell'11 aprile 1974 della legislazione italiana che, in completa controtendenza rispetto alla norma della Commissione Europea, impone invece il divieto di “produrre formaggi, yogurt, e altri derivati facendo uso del latte in polvere”.
“Se dovessimo adeguarci ai voleri della Commissione Europea l’Italia vedrebbe una caduta verso il basso della qualità dei prodotti – ha dichiarato Giorgio Apostoli, responsabile dei servizi zootecnia di Coldiretti – la Commissione Europea ci impone l’uso del latte in polvere in virtù di quella che loro chiamano necessaria uguaglianza nei commerci . Noi italiani dobbiamo difendere la nostra diversità soprattutto nelle produzioni che ci contraddistinguono. Andare verso l’uguaglianza significherebbe un abbassamento della qualità dei nostri prodotti, che non può che penalizzarci”. Apostoli ha proseguito spiegando le ragioni del made in Italy: “Noi italiani vogliamo difendere il valore della qualità di tutti i prodotti italiani. Non è forse questo che ci contraddistingue in tutto il mondo ? È recente il risultato di un sondaggio internazionale in cui siamo in cima alla classifica fra i paesi più longevi del pianeta. Ci piace pensare che la naturalezza dei nostri prodotti sia una concausa di questa longevità”.
Una controversia dunque nel mercato fra i prodotti naturali e i prodotti manipolati. Ma quali sono le tendenze del consumatore? Prodotti e ristoranti italiani non smettono di riscontrare il favore del pubblico, in tutto il mondo. Un recente esempio lo troviamo nell'esperienza di Buongiorno e Buonasera, un locale bar-pizzeria-salumeria da poco aperto nel centro di Oxford, in Inghilterra. Gli ideatori e proprietari di Buongiorno e Buonasera sono due giovani, Alessandro Bianchetti e Francesco Bassanelli, che stanchi della precarietà lavorative in Italia hanno tentato il lancio oltre la Manica. L’idea originale dietro questo progetto è proprio quella di riuscire ad esportare in Inghilterra i genuini prodotti italiani, cucinarli nella tradizione italiana senza la sottovalutazione dei piccoli particolari e segreti della cucina nostrana. “Il nostro obiettivo è offrire nel nostro punto vendita solo prodotti italiani eccellenti uniti a prodotti particolari e regionali come la burrata, la mozzarella di bufala, il guanciale amatriciano, l’olio della Sabina, la coppa e così via” spiega Bianchetti.
Sebbene oltre le mura di questo locale la temperatura e i colori atmosferici siano rigorosamente britannici, gli odori e i sapori in vendita sul bancone riportano in Italia. La pizza (“pinsa” romana), per esempio, non ha nulla da invidiare alle pizze a taglio delle pizzerie italiane. Il segreto ha origine dalla composizione delle tre diverse farine: di grano tenero, di soia e di riso, impastate con acqua rigorosamente fredda. Dopo l’impasto la farina viene lievitata per 72 ore con lievito madre e precotto al 70 per cento.
Quello che sorprende nell’entrare a Buongiorno e Buonasera è l’atmosfera nostrana: la musica italiana che fa da sottofondo, i colori con tonalità pastello bianco, rosso e verde che si ripetono nell’arredamento del locale.
Ma quello che ancor più conquista e ingrazia è soprattutto lo spirito italiano dell’accoglienza: dieci giovani italiani sono stati assunti per la gestione del locale e la lingua del benvenuto è rigorosamente italiana: “buongiorno (o buonasera), come va oggi? Vuole il solito?”.L’affluenza giornaliera è di circa 500 persone fino a 1000 al giorno nel fine settimana, un numero che tende ad aumentare. I
l motivo del successo di questo progetto commerciale è in gran parte da ricercarsi nel fatto che in Inghilterra molti sono i brand di prodotti dichiarati italiani ma che di italiano hanno solo un nome sull'involucro. La tendenza invece a offrire prodotti italiani nella loro genuinità sembra essere una carta vincente per il mercato internazionale oltre che ad aiutare a mantenere viva la consapevolezza del valore della qualità. Il successo di Buongiorno e Buonasera in questa piccola porzione della Gran Bretagna ci testimonia che anche i britannici apprezzano la differenza fra un prodotto veramente italiano e un fac-simile e che i dettagli della qualità cominciano a contare.
Se l’Italia diventasse quindi rispettosa del principio della ‘necessaria uguaglianza nei commerci’, come auspicato dalla Commissione Europea, oltre a deludere la grossa fetta di consumatori in cerca della autenticità dei prodotti, assisterebbe ad un inevitabile declino dei prodotti nostrani con una ricaduta nel settore occupazionale.