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March 28, 2015
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Magic&Pasta, quando la cucina italiana è lirica

Chiara BarbobyChiara Barbo
Time: 5 mins read

La madeleine di proustiana memoria per Caroline Chirichella è il cavolfiore fritto. Caroline è una giovane cuoca newyorchese, cresciuta tra i sapori della cucina campana grazie alla nonna materna. Per lei la cucina italiana è un'esperienza totale, appresa tra i fornelli sin da ragazzina, perfezionata poi con un corso di cucina a Firenze, diventata negli anni la sua unica, vera grande passione. “I miei primi ricordi legati al cibo – racconta Caroline – risalgono a quando mia nonna, che viveva a Williamsburg (abitata un tempo da una numerosa comunità italiana), una volta ogni tanto lasciava i fornelli di casa per portare me e mio fratello da McDonald's, perché pensava così di farci contenti. E mentre mio fratello divorava felice hamburger e patatine, come tutti gli altri bambini, io non mangiavo nulla e tornata a casa le chiedevo di farmi le cotolette o i cavolfiori fritti”.

Sapori su una nave da Napoli

La tradizione della cucina italiana Caroline ce l'ha nel sangue, da quando il suo bisnonno nel 1905 si imbarcò a Napoli per arrivare in America, portando con sé, nel suo cuore e nei ricordi, come tutti i migranti, un pezzetto della sua terra, dei sapori e dei profumi, che sembrano essersi tramandati nelle generazioni fino ad arrivare a Caroline, che per anni l'Italia l'ha assaporata, l'ha immaginata, l'ha ascoltata nel dialetto della nonna, nella lingua della madre, nelle arie d'opera che era abituata ad ascoltare e cantare sin da piccola; per anni infatti Caroline è stata una cantante lirica professionista. Crescendo però sentiva sempre più di appartenere all'Italia più che alla New York di Forest Hills, dov'è nata e cresciuta, e anche la lirica non le bastava più.

Guardia Sanframondi

Caroline davanti alla sua nuova casa di Guardia Sanframondi

“Sono finalmente andata in Italia la prima volta nel 2011, con mia madre, a un festival operistico ad Ischia, e poi siamo state a Roma. In Italia mi sono sentita immediatamente a casa, e quando sono partita ero disperata… sono poi tornata a Firenze nel 2013 per un corso di cucina, e poi di nuovo a Roma, e la scorsa estate ho comprato una casa a Guardia Sanframondi, un posto meraviglioso (un paese medievale tra colline di ulivi e vigneti nel Beneventano, nda), non tanto distante da Sala Consilina, il paese da dove veniva il mio bisnonno e di cui ho sempre sentito parlare da quando ero piccola, e questo senso di appartenenza, di quelle che sono le mie radici, è molto importante per me”.

Prove di trattoria a New York

Alla sua casa a Guardia Sanframondi è legato un sogno, un progetto, quello di aprire una trattoria, negli antichi locali annessi alla casa, “dove proporre una cucina italiana fusion, una cucina italiana ma con un tocco personale, qualche contaminazione con altre cucine magari, perché, certo – dice Caroline ridendo – non c'è bisogno che arrivi lì io a fare la pizza!”.

Caroline fornelli

Caroline prepara gli stuzzichini per una delle sue serate Aperitivo Italiano

Prima di realizzare questo sogno, Caroline nel frattempo ne sta vivendo un altro, tutto newyorchese, che è diventato il suo lavoro e con ottimi e gustosissimi risultati: Magic&Pasta. “Era da tempo che pensavo all'idea di iniziare una mia attività di cucina: catering, organizzazione di eventi culinari a tema, lezioni di cucina a domicilio, insomma, pensavo a un'esperienza culinaria completa, in cui immergersi nella cultura italiana….”.

Lo zampino di Fellini

E anche la scelta del nome ha un storia italiana al cento per cento: “Una sera, nel dicembre del 2013, ero in una pizzeria a Roma dove era appeso un poster de La dolce vita che riportava una frase di Fellini: la vita è una combinazione di magia e pasta. Mi è sembrato perfetto come nome della mia attività, perché era proprio quello che penso io. E così sono partita con Magic&Pasta! Propongo cene ed eventi tematici, per esempio il Carnevale di Venezia, con piatti tipici della tradizione veneziana a cui ho unito la presentazione di maschere e marionette, o il recente Aperitivo Italiano, per proporre qui a New York quella che penso sia una delle migliori abitudini italiane, l'aperitivo, in cui la gente socializza, passa il tempo, chiacchiera, bevendo un bicchiere di vino e assaggiando piccoli stuzzichini”.

Il cibo quindi inteso come esperienza culturale e sociale e nel caso di Caroline questo è più che mai vero. “Quello che propongo è una cucina italiana autentica, semplice e preparata con ingredienti freschi. Per me è importante che a New York si conosca questa cucina italiana, e non la cucina italoamericana a cui molti sono abituati qui, che è buona ma è una cosa completamente diversa”.

Una cosa seria

caprese

Uno degli stuzzichini preparati per Aperitivo Italiano è la reinterpretazione di Caroline della caprese

moemento

Un momento di una serata Aperitivo Italiano

Nell'era dei reality show a tema culinario, tra gare, contest, eliminazioni, prove di assaggio e di coraggio, ristoranti messi sottosopra, cuochi che piangono, altri che in un attimo diventano star miliardarie, Caroline preferisce una cucina semplice e di sostanza. E guarda con una certa diffidenza a questi programmi che sembrerebbero confezionati a vantaggio di chi non sa cuocere un uovo ma vorrebbe tanto in cinque minuti essere in grado di preparare il soufflé perfetto. “La cucina vera è fatta di passione, serietà, lavoro duro, non ha niente a che vedere con lo spettacolo, la competizione, e tutto il resto. Un cuoco dev'essere concentrato sul piatto che sta preparando, non sulla gara con altri, l'invidia, o altre questioni che sono solo fuorvianti… io personalmente non guardo questi reality, non mi interessano. Per me la cucina è un'altra cosa – prosegue Caroline – il cibo per me serve anche a soddisfare altre emozioni, è sempre stato così, da quando ero una ragazzina: ero molto seria, mi piacevano l'opera e la cucina italiana, passavo il tempo a cucinare, mangiare e parlare di cibo, e per i miei coetanei ero una nerd, ma per me era il cibo quello che mi dava gioia, emozioni, ed è per questo che a un certo punto ho deciso di lasciare l'opera, perché non la sentivo più, non mi emozionava più”.

E per concludere in stile reality, due domande di rito: il piatto preferito di Caroline? “La pasta fresca”. E il piatto forte? “Sicuramente il ragù, quello che faccio io è buonissimo!”.

 

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Chiara Barbo

Chiara Barbo

Scrivere di cinema o scrivere il cinema? Possibilmente tutti e due. Dalla critica cinematografica alla sceneggiatura passando per la produzione, al di qua e al di là dell'oceano, collaboro con La VOCE di New York e con Vivilcinema, con la Pilgrim Film e con Plan 9 Projects. E anche con altri. Ma per lo più penso, immagino, ricerco, scrivo, organizzo in modalità freelance. Insieme a tanti altri, faccio parte della giuria del David di Donatello. New York è stata una scelta. New York è intensa, vitale, profonda e leggera, pacchiana e intellettuale, libera, creativa, è difficile, è bellissima, ed è la città più cinematografica del mondo.

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