Immaginate una famiglia e la sua storia, ognuno di noi ne ha, belle, brutte, avventurose, ordinarie, uniche. Storie eroiche, a volte. Nel lavoro di ricerca per il Progetto Petronilla, di storie ne abbiamo ascoltate tante, tutte con protagoniste le donne, le loro ricette, il loro modo di nutrire la famiglia.
La storia di Silvia, che oggi vive a Roma, e abbiamo intervistato per raccoglierne la ricetta della vita, sa di valigie, di emigranti, di partenze e ritorni frettolosi, di radici profondissime che affondano nel cuore, più che nella terra. Di speranze. Terra che si fa sabbia del deserto, negli anni ’30, nel pieno del sogno fascista della colonia libica.
Una storia che comincia con due esseri umani distinti, i genitori di Silvia, che dalla Sicilia, Scicli e Donnalucata, per la precisione, partono per cercare il futuro. Che poi si incontrano e creano la loro sicilianissima famiglia a Tripoli.
I figli nascono presto, e anche Silvia nasce a Tripoli, e cresce in quel misto di culture, usi, cibi, e profumi che è tipico degli emigranti.
Come in tutte le città del mondo, e in ogni epoca, i profumi tipici della cucina del posto si mescolano a quelli portati dai paesi lontani di chi si è trasferito.
La famiglia di Silvia in Libia

Il segretariato di Tripoli negli anni ’30
Cresce con i profumi delle spezie per il couscous, forti e prepotenti, che si insinuano dalle fessure come la sabbia trasportata dal Ghibli, ma con papà e mamma che preparano i piatti della loro amata Sicilia, con la mostarda preparata sul tetto, e le tante tradizioni mai dimenticate, ma tramandate con cura, soprattutto alle donne, dalle donne della famiglia.
La storia libica della famiglia di Silvia seguirà il tragico corso di tanti altri italiani. Nel 1962 gli Italiani in Libia erano ancora circa 35.000. Ma dopo il colpo di stato del colonnello Gheddafi del 1969, circa 20.000 italiani furono costretti a cedere improvvisamente i propri beni e le proprie attività economiche, il 7 ottobre 1970. Dalla Libia, vennero accolti in varie zone d'Italia.
Con gli anni, Silvia arriverà a Roma. La sua storia è significativa. Racconta quanto la cucina, il cibo faccia parte di noi, del nostro essere più intimo. Silvia, che è una cuoca amatoriale appassionata, racconta quanto la sua cucina sia una fusione di varie culture, di quanto la tradizionale cucina siciliana si sia, con il tempo, affiancata a ingredienti che provengono dal Nord Africa così come dal Veneto e dal Lazio.
La ricetta che ci ha regalato arriva però dalla terra da cui tutto è iniziato, la Sicilia. Racconta Silvia: “Questo piatto lo preparava la mia nonna e, prima ancora, immagino, la mia bisnonna. Veniva preparato il venerdì, perchè il venerdì tutto l'anno non si mangiava carne e l’alternativa era, a casa mia, quindi la pasta con la mollica e frittate con verdura. Qualche volta pesce, ma molto raramente, e la sera pizza”.
I ricordi di Silvia legati alla cucina del venerdì vanno indietro negli anni: “Io questo piatto l'ho potuto assaggiare verso i 12 anni e ho assaggiato sempre e solo la versione della mia mamma, ma ricordo il profumo del piatto della mia nonna quando tornando da scuola passavo per un saluto e trovavo i miei nonni già a tavola. Mia mamma a sua volta aveva preparato lo stesso piatto e a me toccava la pasta con burro e parmigiano mentre i grandi mangiavano 'a pasta ca' muddica. Infatti non veniva data a noi bambini, perchè i grandi dicevano che era troppo forte".
'A pasta ca' muddica (con la mollica) di Silvia – Ingredienti per due persone
140 gr di spaghetti;
4 alici sotto sale;
2 pomodori secchi;
una manciata di capperi;
qualche oliva;
olio EVO;
mollica di pane quanto basta;
parmigiano quanto basta;
peperoncino (se piace);
Sbriciolare la mollica di pane e tostare in padella con olio extra vergine d'oliva. Far bollire l'acqua salata e buttare la pasta. Mentre cuoce, in una padella mettere un filo d'olio le alici dissalate, i pomodori secchi a pezzetti e le olive a pezzetti. Fare sciogliere le alici a fuoco dolce, per pochi minuti, altrimenti diventano amare.
Togliere dal fuoco e scolare gli spaghetti molto al dente direttamente nella padella con il condimento, aggiungere un po' di acqua di cottura, mantecare e aggiungere il pangrattato con una generosa manciata di parmigiano. Servire molto calda. E come si dice in Sicilia, affavoriri!
Questa è una delle ricette tradizionali raccolte all'interno del Progetto Petronilla del Casato Filo della Rosa Onlus. Il progetto parte da Roma ma ha l’ambizione di viaggiare nel mondo, non solo in altre città e centri italiani, ma anche all’estero.
Raccogliendo le ricette delle donne del mondo, il progetto Petronilla punta a creare un ricettario internazionale e tutto al femminile, con un occhio al passato ma anche uno slancio verso il presente e il futuro. Le ricette raccolte verrano poi presentate a Milano in occasione di Expo 2015.
Ma il capologuo lombardo sarà solo una delle tappe: le “Petronille” sono già in viaggio e hanno iniziato a sviluppare progetti simili a quello romano in Bielorussia, a New York e a Barcellona. E ora, attraverso La VOCE di New York chiedono anche alle donne italiane negli States e alle italo americane di condividere le proprie ricette inviandole a moc.ynecoval @enoizader o a moc.liamg @asoralledolifotasac. Le proposte migliori verranno pubblicate su La VOCE di New York ed entreranno a far parte del ricettario delle Petronille nel mondo.