I festival cinematografici sono per antonomasia delle “finestre sul mondo”. Lo sarà anche la 79/a Mostra del cinema di Venezia (31 agosto-10 settembre): non solo per la presenza di tante pellicole drammatiche, nazionali ed internazionali, che affrontano diversi topici argomenti sociali e di relazione, con se stessi e gli altri, ma anche per la quasi assenza di commedie, di toni leggeri, forse riflesso degli ardui tempi che il mondo sta vivendo.
Questo però non significa assolutamente che dobbiamo aspettarci una rassegna in tono minore, visto che l’annuncio dei 23 film in concorso e di quelli presenti nelle varie sezioni della Mostra (Orizzonti, Fuori Concorso, Biennale College e Venezia Classici) ha fatto crescere in maniera esponenziale le attese di critici ed operatori del settore.
Sono venticinque i film italiani presenti in laguna, cinque dei quali in gara per il Leone d’Oro (Il signore delle formiche di Gianni Amelio; Bones and All di Luca Guadagnino; Chiara di Susanna Nicchiarelli; L’immensità di Emanuele Crialese; Monica di Andrea Pallaoro) anche se c’è francamente il rischio che ad una tale sovrabbondanza di produzioni – grazie ad una profusione record di finanziamenti per risollevare un settore molto colpito dalla pandemia – non corrispondano anche la qualità e soprattutto una proficua distribuzione e presenza di pubblico nelle sale.

Pur se non presenti in concorso, altri quattro film nostrani meritano particolare attenzione: la prima mondiale In viaggio di Gianfranco Rosi (in sala il 4 ottobre), nuovo lavoro del regista di Sacro GRA (vincitore del Leone d’Oro nel 2013) e Fuocoammare): un film/documentario che – promette il direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera – rivelerà nuovi e inediti lati del pensiero di papa Bergoglio, pellegrino. “Rosi ha scelto di realizzare questo film non certo su commissione, ma per il desiderio di raccontare l’emozione del mondo visto attraverso lo sguardo di Francesco”, ha dichiarato Donatella Palermo, produttrice del film.
Princess di Roberto De Paolis, storia vera di una giovane clandestina nigeriana (Glory Kevin) che vende il proprio corpo. “Ho costruito il film -ha detto il regista – fondendo il mio punto di vista con quello di alcune ragazze nigeriane, vere vittime di tratta, che lo hanno scritto con me e poi hanno interpretato se stesse. Sempre in bilico tra il racconto dal vero di una realtà degradata e quello lirico di un’umanità ferita, il film è un racconto di formazione: perché Princess, prima di ogni altra cosa, è una ragazza di diciannove anni che, aggrappata al proprio candore, cerca di resistere alla ferocia del mondo”.
Ti mangio il cuore, terzo lungometraggio del pugliese Pippo Mezzapesa e che segna l’esordio das attrice della cantante Elodie: tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini e girato in bianco e nero, è un gangster movie e una grande, tragica storia d’amore, che ripercorre le varie fasi della guerra di mafia che ha insanguinato il Gargano per decenni.
Infine Siccità, di Paolo Virzì, con Monica Bellucci, Valerio Mastandrea, Silvio Orlando, Claudia Pandolfi: a Roma non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Nella città che muore di sete e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro esistenze sono legate in un unico disegno beffardo e tragico, mentre cercano ognuno la propria redenzione.
Ora una veloce panoramica sulle più attese opere straniere in concorso. Unica opera prima in gara è Saint Omer di Alice Diop, regista che viene dal documentario e presenta il processo a una madre che ha messo fine alla vita di sua figlia; il novantaduenne regista, produttore e montatore Frederick Wiseman (National gallery e City Hall) fa la sua prima incursione nel cinema di finzione con Un couple, sul complesso rapporto affettivo tra Tolstoj e sua moglie.
The Eternal Daughter, il nuovo lungometraggio della britannica Joanna Hogg, presenta una storia di fantasmi, con Tilda Swinton, attorno al rapporto madre-figlia. Atteso dopo il successo planetario di Tre manifesti a Ebbing, Missouri, l’irlandese Martin McDonagh propone The Banshees of Inisherin: “una “storia alla Beckett”, l’ha definita Alberto Barbera.
E poi ancora tanta attesa per Darren Aronofsky (Requiem for a Dream, The Wrestler – vincitore del Leone d’Oro nel 2008 – e Il cigno nero) che torna in laguna con The Whale, tratto da un testo teatrale e girato in una stanza durante la pandemia. Aspettative anche per il film biografico su Marilyn Monroe, Blonde, di Andrew Dominik, con Ana de Armas e Adrien Brody. Cate Blanchett sarà invece protagonista di Tár di Todd Field, nei panni della direttrice d’orchestra Lydia Tar, prima direttrice donna di una grande orchestra tedesca. Uno dei titoli “più chiacchierati”, poiché in cantiere da cinque anni, dovrebbe risultare Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades del regista, sceneggiatore e produttore messicano Alejandro González Iñárritu (vincitore di cinque Premi Oscar, quattro Golden Globe, tre BAFTA e due David di Donatello): un film Netflix di tre ore e molto personale dove il regista riversa le sue ossessioni e incubi attraverso la figura di un noto giornalista e documentarista messicano (Daniel Giménez Cacho) che torna nel suo Paese natale.

Molto ricca e senza dubbio accattivante si presenta la sezione Fuori Concorso. Al Lido sbarcheranno infatti due attesissime miniserie Copenhagen Cowboy di Nicolas Winding Refn (autore dei riusciti Drive e The Neon Demon): sei episodi, per Netflix, che raccontano la storia di una giovane eroina, Miu (Angela Bundalovic), ambientata nel mondo criminale di Copenaghen; a sorpresa ci sarà anche The Kingdom Exodus-Riget Exodus del funambolico Lars von Trier (Palma d’Oro a Cannes nel 2000 con Dancer in the Dark, Le onde del destino, Melancholia e il tanto discusso Nymphomaniac: si tratta della terza stagione della serie creata nel 1994 e seguitissima dal pubblico danese e ambientata nel più grande ospedale di Coipenhagen, infestato da fantasmi e misteriose presenze che proprio in quella struttura hanno incontrato l’orrore, la tortura e una morte violenta. Stando ai critici, con questo lavoro Von Trier (che aveva annunciato tempo fa il suo ritiro dalle scene) ha riscritto gli standard delle produzioni televisive, trovando la “fusione atomica” di horror ospedaliero e commedia grottesca, humour noir, tragedia ellenica e provocazioni di natura esistenzialista e filosofica.
Nella stessa sezione sono previsti anche Don’t Worry Darling di Olivia Wilde, con Florence Pugh e Harry Styles; il thriller Master Gardener di Paul Schrader (al regista verrà assegnato il Leone d’oro alla carriera, Ndr), con Joel Edgerton, Sigourney Weaver e Quintessa Swindell: segue le vicende del meticoloso orticoltore Narvel Roth (Joel Edgerton) che si dedica alla cura dei terreni di una bellissima tenuta e asseconda la sua datrice di lavoro, la ricca vedova Mrs Haverhill (Sigourney Weaver). Ad un certo punto la donna chiede all’orticoltore di raddrizzare la sua pronipote ribelle e travagliata Maya (Quintessa Swindell) facendola lavorare con sé: una soluzione che riporta alla luce gli oscuri segreti di un passato violento che l’uomo ha tentato di nascondere per anni. Presto Roth dovrà scegliere tra le due donne: la vedova e la giovane nipote.
“Stavo pensando a quel tizio, ma poi si sono presentate due donne – ha detto Paul Schrader parlando dell’idea alla base del film durante un’apparizione allo Zurich Film Festival lo scorso ottobre -. Ha relazioni sentimentali con entrambe, ma quello che mi è piaciuto di più è che ora le donne possono parlarsi. Cosa accadrebbe in Taxi Driver se Cybill Shepherd e Jodie Foster uscissero a prendere un caffè?”. Sempre nella sezione Fuori concorso, gli attesissimi The Hanging Sun-Sole di mezzanotte esordio nel lungometraggio di Francesco Carrozzini, con Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay, Sam Spruell, Frederick Schmidt: un thriller noir – tratto dall’omonimo bestseller di Jo Nesbo e scelto come film di chiusura della 79/a edizione della Mostra – ambientato tra le atmosfere rarefatte dell’estate norvegese, dove il sole non tramonta mai.

John (Borghi), un uomo in fuga dopo aver tradito suo padre Dad (Peter Mullan), un potente boss criminale, trova riparo nel fitto di una foresta, vicina a un villaggio isolato dell’estremo Nord, dove le persone sembrano appartenere a un’altra epoca. Tra lui e il suo destino ci sono solo Lea (Brown Findlay), una donna in difficoltà ma dalla grande forza, e suo figlio Caleb, un bambino curioso e dal cuore puro. Mentre il sole di mezzanotte confonde realtà e immaginazione, John dovrà affrontare il tragico passato che lo tormenta. Tanto attesi anche il documentario Nuclear di Oliver Stone, che sicuramente accenderà forti dibattiti per le sue tesi controcorrente, e il western Dead for a dollar di Walter Hill (I Guerrieri della Notte e 48 Ore), con Christoph Waltz, Willem Dafoe e Rachel Brosnahan: 1897. Il famoso cacciatore di taglie, Max Borlund (Christopher Waltz) viene assunto da un uomo d’affari di Santa Fé per recuperare la moglie rapita in Messico. Mentre si trova a sud del confine, Borlund incontra un espatriato americano, Joe Cribbens (Willelm Dafoe), un giocatore d’azzardo professionista e fuorilegge che aveva mandato in prigione anni prima e suo nemico giurato.
E veniamo infine alle sette opere prime in concorso nella Settimana della Critica, sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI). C’è in gara anche un titolo italiano, Margini, con la regia dell’esordiente Niccolò Falsetti: una commedia su una giovane punk band di provincia che mette in atto un piano per lanciare la propria carriera. Coproducono i Manetti Bros e tra le chicche c’è un cameo di Zerocalcare.
Altre opere prime in gara: Anhell 69 di Theo Montoya (Colombia),sulla giovane comunità queer di Medellin; il francese Beating Sun di Philippe Petit, un film politico non ideologico che invoca un ritorno al senso di comunità: Max è un paesaggista che vive a Marsiglia, dove combatte per creare un giardino selvaggio in un luogo trascurato. All’età di 40 anni, la realizzazione di questo progetto si trasforma in un’ossessione che sconvolgerà la sua vita; Dogborn di Isabella Carbonell (Svezia) su due gemelli senzatetto indivisibili; Eismayer di David Wagner (Austria) ispirato alla storia vera di un amore fra un temuto istruttore dell’esercito austriaco e un militare nel suo reggimento; Have you seen this woman? di Dusan Zoric e Matija Gluscevic (Serbia) su diverse declinazioni di femminile; il body horror Skin Deep di Alex Schaad. Il film d’apertura fuori concorso è Three nights a week di Florent Gouelou, sul mondo delle drag queen, mentre chiude, sempre fuori concorso, il road movie femminista marocchino Queens di Yasmine Benkiran.
Insomma, una grande abbuffata per tutti i gusti!