Prosegue con grande interesse di pubblico e critica, pur con alcuni intoppi burocratici e incomprensibili, il cammino della 17ma Mostra del Cinema di Roma, giunta al suo giro di boa.
La cosa sorprendente è il numero di film, di grande interesse tematico e buona, se non ottima, sceneggiatura. E’ il caso del riuscito, “ben cucito” Raymond & Ray, nuovo film degli Apple Studio, scritto e diretto dal regista, sceneggiatore e produttore colombiano Rodrigo García (Le cose che so di lei-2000 premio Un certain regard a Cannes, Mother and Child-2009, Last Days in the Desert-2015 e la serie tv In Treatment), figlio sessantatreenne dello scrittore Gabriel Garcia Marquez e ha spesso collaborato con il premio Oscar Alfonso Cuarón (che del film è uno dei produttori) e Guillermo del Toro.
Diciamo subito che anche in questo suo ultimo lavoro il regista dimostra la sua grande capacità di reinventare i generi (road movie, commedia, family drama) e di costruire personaggi di cui innamorarsi: come quelli qui interpretati da Maribel Verdú e Sophie Okonedo, grazie ai quali García mostra di essere uno dei migliori direttori di attrici del cinema contemporaneo.
Il film – una commedia che funziona bene e che parte con la consueta dinamica del buddy movie – è la storia di due fratellastri, Raymond (Ewan McGregor) e Ray (Ethan Hawke) che hanno vissuto all’ombra di un padre terribile, violento e donnaiolo fino alla fine. Quando lui muore, i due si riuniscono per il funerale: in qualche modo, ognuno di loro non ha comunque perso un proprio senso dell’umorismo e il funerale diventa per loro un’occasione per reinventarsi, conoscere aspetti sconosciuti della personalità del padre e per… scavare la fossa del controverso, esecrabile padre che ha sparso figli ignoti dappertutto e – ultima stranezza – ha chiesto di essere sepolto nudo in una cassa da morto senza orpelli e di legno ruvido!
Sono due fratelli molto diversi in tutto, ma uniti dal sangue paterno. Al di là del rapporto con il padre, entrambi hanno alle spalle un passato difficile che spinge Raymond, dopo due divorzi ed una separazione, a pensare alla sua vita come un fallimento e a desiderare solo la pace di un’insipida quotidianità, e Ray, ex trombettista tossicodipendente, a vivere un presente fatto solo di relazioni occasionali sfruttando il suo fascino che non lascia le donne indifferenti.
Sostenuto da un semplice ma efficace sottofondo umoristico capace di smussare la rabbia e il peculiare, dolore di due personaggi, il film diverte, scorre in modo fluido e offre anche momenti di riflessione, legati soprattutto alla differente visione che hanno del loro padre le persone che lo hanno conosciuto ed apprezzato e che Raymond e Ray incontrano per le esequie, dalla sua “guida spirituale il reverendo Red West (Vondie Curtis-Hall) al suo avvocato Caanfield (Todd Louiso), dall’ultima compagna, Lucia (Maribel Verdù) con cui ultrasessantenne ha avuto un figlio alla sentimentale Kiera (Sophie Okonedo), sua prima infermiera che si è occupata di lui.
Un padre terribile può dunque essersi davvero riscattato in una seconda, terza vita? E i suoi figli potranno mai seppellire l’ascia di guerra, e quel corpo morto, e andare oltre?
Senza strafare, Raymond & Ray è intrattenimento davvero di buona fattura, poggiato su una sceneggiatura ben calibrata e un recitazione di ottimo livello.
Il film dà inoltre la possibilità ad Ethan Hawke di mostrare a tutti le sue capacità jazzistiche suonando Born to the Blue di Chet Baker.