Il nuovo film drammatico del regista Paul Greegrass è l’adattamento cinematografico del romanzo del 2016 News of the World scritto da Paulette Jiles. Il film racconta la storia del Capitano Jefferson Kidd, un veterano della Guerra di Secessione, interpretato da Tom Hanks, che nel 1870, viaggia da una cittadina all’altra nel Texas e riesce a sopravvivere leggendo le notizie “a chiunque abbia 10 centesimi e il desiderio di ascoltarle”.
Cinque anni dopo la fine della guerra, persiste una situazione di rabbia e ostilità latente nei confronti dei vincitori, e i soldati dell’Unione, che pattugliano i villaggi e le strade, sono apertamente disprezzati dalla maggioranza della popolazione, riluttante a far nuovamente parte degli Stati Uniti.
A quei tempi, la maggioranza delle persone che vivevano in quelle piccole cittadine non sapeva leggere, per cui dipendevano da individui come Kidd che per sapere quel che succedeva nel mondo. Il capitano è un viaggiatore solitario, un cantastorie di vecchio stampo, che di volta in volta sceglie alcune notizie e decide come raccontarle, riuscendo ad intrattenere la gente oltre ad informarla.
“E’ così ti pagano per raccontare le storie”, gli dice in parte sorpreso e in parte incredulo, un giovane cowboy. “Non ho mai saputo che ci fosse un mestiere come questo”! “Non è mica un’occupazione col quale si diventa ricchi”, gli risponde Kidd, e potrebbe star parlando anche a nome di tutti noi che facciamo attualmente i giornalisti. “Questa storia tratta dello scambio d’informazioni”, dice Tom Hanks in un’intervista sul film. “Ci sono fatti che presentati a un gruppo di persone che hanno fame di notizie dal mondo, li informano, li educano e li intrattengono. Il film è ambientato alla fine della Guerra di Secessione, e nel Texas in particolare, c’è la fame, la rabbia e l’onta per la sconfitta, e la Guerra ha lasciato tanti problemi insoluti. E quella rabbia e quel rancore strisciante, nascosto appena sotto alla superficie, è presente in ogni cittadina dove Kidd va a leggere le notizie”.
E’ facile trovare delle somiglianze tra la situazione descritta nel film con quella americana attuale, dove ancor oggi i sostenitori dell’ex presidente si rifiutano di accettare la sua sconfitta e la vittoria del candidato dei democratici, il neo Presidente Joe Biden anche se, secondo The Washington Post, “i giudici hanno stabilito in maniera inequivocabile che gli avvocati di Donald Trump non hanno provato che l’elezione sia stata fraudolenta, offrendo anche delle spiegazioni sul fatto che questi ricorsi non fossero state supportate da prove e sul pericolo che queste cause rappresentano per la democrazia Americana”.
Questo è il risultato della diffusione per decenni da parte della Fox News di Rupert Murdoch, e di altre testate associate all’estrema destra, della propaganda repubblicana più becera e delle fake news – notizie volutamente e verificabilmente false – per manipolare la percezione della realtà dei telespettatori e dei fruitori di questi media.
Quel che sta succedendo ora nel Texas costituisce un caso da manuale dell’uso delle fake news. In questo stato del Sud-Ovest, controllato da decenni da politici repubblicani, un’ondata di freddo senza precedenti, con temperature scese ben al di sotto dello zero, ha causato una serie di blackout che hanno lasciato senza energia e, quindi, senza riscaldamento e senz’acqua oltre 7 dei suoi 29 milioni di residenti.
Il governatore del Texas, Greg Abbott, e i media che lo appoggiano hanno mentito senza vergogna, dichiarando che i blackout erano stati causati dall’uso di turbine eoliche imposte da ambientalisti fanatici quando invece la maggioranza dell’energia nello stato proviene dall’uso di gas naturale e i problemi sono stati causati dalle aziende fornitrici dell’energia che non hanno provveduto alle necessarie operazioni di manutenzione della rete, non hanno predisposto la possibilità di affrontare situazioni d’emergenza né tantomeno hanno provveduto ad effettuare lavori che avrebbero permesso alla rete di affrontare senza collassare temperature più rigide – per esempio evitando il congelamento delle condotte usate per il trasporto del gas – nonché l’esplosione delle tubature dell’acqua in gran parte del Texas.
Le fake news hanno provocato una crescente sfiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini americani. In alcuni casi questa sfiducia è degenerata in atti di violenza come si è visto il 6 gennaio quando una folla di sostenitori di Trump e di organizzazioni paramilitari dell’ultradestra, incitati dal Presidente, hanno partecipato ad un attacco al Campidoglio per interrompere il conteggio dei voti elettorali che avrebbero assicurato la presidenza a Joe Biden.
Uno studio del Committee to Protect Journalists ha affermato che gli attacchi di Trump contro i media e contro i giornalisti, chiamati “nemici del popolo”, hanno “danneggiato in maniera notevole la ricerca della verità e la fiducia nei media e nelle istituzioni, in un paese profondamente diviso” mettendo in pericolo la democrazia americana
“Sono preoccupato”, ha scritto Henry Brady, professore di scienze politiche e Preside della Goldman School of Public Policy all’Università della California Berkeley: “La repubblica si trova indebolita da profonde divisioni interne come non è mai successo se non nel periodo appena prima, durante e dopo la Guerra di Successione.
Lo scorso 20 gennaio, nel corso del suo primo briefing giornaliero, il nuovo portavoce della Casa Bianca, Jennifer Psaki, ha promesso di riportare “la verità e la trasparenza” nei suoi rapporti con i news media. “Ho un profondo rispetto per il ruolo di una stampa libera e indipendente nella nostra democrazia e per il ruolo che voi tutti svolgete”, ha detto la Psaki. “Abbiamo un obiettivo in comune, che è la condivisione di informazioni esatte col popolo americano”.
Questo passaggio segna una differenza fondamentale tra la presidenza di Biden e quella del suo predecessore. Senza una stampa libera non può esserci una democrazia perché la democrazia non può esistere senza il controllo fondamentale della stampa sul governo, e cioè la stampa deve poter esercitare il suo ruolo di “government’s watchdog” e cioè dev’essere il cane da guardia del cittadino.
Resta da vedere come evolverà nel tempo il rapporto tra l’amministrazione Biden e la stampa, ma è sicuro che questo sia stato un passo importante nella direzione giusta.