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September 5, 2020
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“Miss Marx” alla Mostra del cinema denuncia l’immutabilità del patriarcato

In concorso a Venezia, il secondo film italiano, Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, un riuscito ritratto di Eleanor, colei che lottò per i diritti delle donne

Simone SpoladoribySimone Spoladori
Time: 3 mins read

Eleanor, detta Tussy, era la più giovane delle figlie di Karl Marx; attivista socialista, in prima linea nelle lotte per i diritti delle donne, morì suicida nel 1898, a 43 anni, provata dalle menzogne, dai tradimenti e dai debiti del compagno Edward Aveling, politico e autore di teatro, cofondatore, insieme ad Eleanor, della Socialist League.

Un’immagine del fil Miss Marx in concorso alla Mostra del cinema di Venezia (Youtube)

Quarto giorno di Venezia 77 ed ecco il secondo italiano del concorso principale, dopo il fallimentare Padrenostro di Claudio Noce: Miss Marx di Susanna Nicchiarelli. La bravissima autrice di Cosmonauta, La scoperta dell’alba e soprattutto del potentissimo Nico, 1988, per la prima volta nella main competition della Mostra, non è però tanto interessata a recuperare e riproporre in modo didascalico e preciso l’importanza storica della figura di Eleanor (interpretata dalla bravissima Romola Garai), quanto a sottolineare come profonde e consolidate siano le radici della discriminazione femminile e della cultura del patriarcato, robuste e sorprendentemente ramificate anche laddove non ce lo si aspetterebbe, cioè negli ambienti in cui si parla di uguaglianza e progresso, quasi fosse un riflesso incondizionato e un elemento endemico ed ineliminabile delle strutture sociali sistemiche.

Nicchiarelli inizia il suo racconto dal funerale di Karl Marx (interpretato nei flashback dal regista tedesco Philip Gröning) e dal toccante e romantico discorso che la figlia Eleaonor pronuncia per celebrare l’idilliaca relazione del filosofo di Treviri con la moglie Jenny von Westphalen, le sue battaglie per l’uguaglianza e i legami d’amicizia solidi con Friederich Engels e con la domestica Helene Demuth. Da questa scena, il film inizia a raccontare le vicende, le lotte e le riflessioni di Eleanor, procedendo però in modo decisamente ben strutturato anche in altre due direzioni differenti ma molto importanti: da un lato svela progressivamente quanto l’ambiente ideologicamente illuminato, votato all’equità e alla lotta alle ingiustizie del socialismo internazionale, fosse comunque quasi geneticamente intriso di cultura patriarcale, dall’altra rimarca come l’ansia di libertà e giustizia della protagonista venga progressivamente soffocata, nella sfera privata, da una relazione, quella con Aveling (Patrick Kennedy), emotivamente e socialmente sbilanciata. Scopriamo così, insieme ad Eleanor, che la domestica Helene era in realtà amante di papà Karl e che la madre Jenny ha dovuto masticare bocconi amari per mantenere in piedi l’impalcatura borghese del matrimonio; comprendiamo che il compagno Aveling, durante la loro relazione, ha sposato in segreto un’attrice e che si può permettere di sparire e tornare quando crede, perché il meccanismo della società glielo permette, mentre Eleanor, per sottolineare il suo legame con Edward, che va al di là del vincolo del matrimonio, firma gli articoli giustapponendo il cognome di lui al suo.

«Dovremmo smetterla di affrontare il discorso sulla condizione femminile partendo dalla constatazione che sono già stati fatti enormi progressi rispetto al passato», dice Eleanor Marx ad Aveling in un j’accuse che gli rivolge mentre questi dorme. Il senso dell’operazione della bravissima regista romana è forse tutto qui: alternando una ricostruzione più calligrafica a inserti rock-punk, Nicchiarelli riesce a dirci contemporaneamente della modernità delle idee di Eleanor, ma anche dell’antichità di alcuni problemi che ancora oggi caratterizzano, tali e quali, la nostra società, determinando la persistenza di una struttura sostanzialmente patriarcale. Non a caso, nello stesso vibrante discorso, Eleanor paragona il problema della parità di genere alla condizione degli operai nella società capitalista: così come il capitalismo, per conservarsi, necessita delle diseguaglianze sociali, così la nostra società, endemicamente maschilista, si nutre delle disuguaglianze di genere e si conserva grazie ad esse. Il lavoro di Nicchiarelli, riuscito e coerente, apparentemente meno ”fresco” dei precedenti perché costruito su un’architettura molto più “a tesi”, potrebbe anche essere una scelta intelligente per la corsa all’Oscar e si candida con autorevolezza per un premio qui al Lido. Come diceva Fourier, i progressi sociali si misurano in ragione del progresso della donna verso la libertà, e Miss Marx sembra ricordare la necessità e la difficoltà di questa lotta.

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Simone Spoladori

Simone Spoladori

Nato a Milano, laureato in lettere e laureando in psicologia, di segno pesci ma non praticante, soffro di inveterato horror vacui. Autore per radio e TV, critico cinematografico, insegnante, direttore di un'agenzia creativa di Milano. Oltre ai film, amo i libri e credo che la letteratura americana del '900 una delle prime tre cose per cui valga la pena vivere. Meglio omettere le altre due. Drogato di serie TV, vorrei assomigliare a Don Draper, a Walter White o a Jimmy McNulty. Quando trovo il tempo, mi diverte a scalare montagne, fare foto, giocare a tennis, cucinare e soprattutto mangiare ciò che cucino. Sono malato di calcio, tifo Manchester United e Milan, ma la mia vera guida spirituale è Roger Federer.

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