Nuovo regalo di Natale, anche questo davvero speciale. Sulla scia del grande successo di “Indietro tutta! 30 e lode” dello scorso dicembre, il riuscito trio Renzo Arbore, Nino Frassica, Andrea Delogu torna con “Guarda… Stupisci” – due serate, su Rai2, in onda il 12 e il 19 dicembre -, con sottotitolo ironico “Modesta e Scombiccherata Lezione sulla Canzone Umoristica Napoletana”. Realizzatori, assieme ad Arbore e Frassica, Ugo Porcelli, Giovanna Ciorciolini e Gino Aveta. Naturalmente il programma sarà poi visibile su RayPlay.
“Cosa si aspetta il pubblico da noi? Sorrisi e canzoni e noi facciamo sorridere e cantare con la musica”, spiega Arbore, da tempo impegnato nello sviluppo di un nuovo format televisivo, l’educational show, cioè lo spettacolo che divertendo insegna. E che ci sarà senz’altro da divertirsi lo dimostra, aldilà dei tanti ospiti, una chicca davvero sui generis: Nino Frassica debutterà come cantante di varietà! Più di così!!
Il titolo dello spettacolo ricorda “Agata”, sarcastica ed ironica canzone del 1937 composta da Giuseppe Cioffi (musica) e Gigi Pisano (testo) portata al successo poi da diversi cantanti e attori, quali, ad esmpio, Nino Ferrer e Nino Taranto.
Gli ospiti saranno “ragionati, giustificati e non a caso”, fa sapere il trio, perché funzionali ai singoli argomenti trattati nelle due lezioni: in ordine sparso, Gigi Proietti, Lino Banfi, Enrico montesano, Lello Arena, Enzo De Caro, Marisa Laurito, Stefano Bollani, Teo Teocoli, Vittorio Marsiglia e Tullio De Piscopo.
Per le loro lezioni l’Aula Magna di “Indietro tutta! 30 e lode” è stata trasformata in un'” Aula a mare”, perché programma e scenografia – con la regia di Luca Nannini – vogliono ricordare Napoli, il suo golfo, le sue tradizioni e gli artefici della canzone umoristica napoletana. Per fare questo, è stata “abbattuta” una parete dell’aula universitaria dello scorso anno per ottenere una “terrazza di Positano” che si affaccia sul golfo, solcato da una nave: un omaggio alla bella città partenopea, ma anche il ricordo delle tante navi, di migranti o da crocera, protagoniste di molte canzoni napoletrane.
Sotto la cattedra, un acquario incorporata, non vero come quellodi “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, ma finto e in cui si trova uno squalo, ribattezzato “Pasqualo”.
Sopra la cattedra il registro della “professoressa” Andrea Delogu, il Simpaticol – uno sciroppo che fa diventare simpatici – e un piatto di spaghetti (omaggio a Totò e al suo “Miseria e nobiltà“). Non manca neppure una statua di San Gennaro, circondato da ex voto.
Il ritmo musicale è affidato ancora una volta all’Orchestra Italiana di Renzo Arbore, che da tanti anni, vincendo una difficle scommessa con il pubblico, ha riportato in auge, non solo in Italia, la canzone napoletana. Da anni un’autentica “missione civile” quella di Arbore, secondo cui una canzone che resiste al tempo non diventerà mai vecchia ma antica, e quindi intramontabile, degna cioè di essere ricordata per sempre.
L’aula universitaria di fantasia, intitolata al grande Totò, è frequentata da tanti giovani, veri, studenti delle discipline dello spettacolo (musicisti, attori, danzatori, registi, comici,ecc): un modo forse per trasferire lo spettacolo in altre città d’Italia? Non si sa ancora. Quello che la storia dimostra è che le sue scelte hanno sempre colpito nel segno, anche le più azzardate, come il riportare in auge la canzone napoletana.
Perchè Napoli?
“Perché è la città più sorridente del mondo. E in un momento in cui sono tutti arrabbiati, si danno ‘contro’, si parlano ‘contro’, noi facciamo al contrario un programma per. Una trasmissione per allietare gli italiani, approfittando delle canzoni umoristiche antiche napoletane per far sorridere, spero, fino a Bolzano. Spiegandole un po’…”
Lancerà nuovi talenti comici?
«E dove stanno? Intorno vedo solo cabarettari. I grandi come Benigni e Grillo fanno altro. Ci sono rimasti Crozza, Littizzetto e pochi altri. Ma della mia razza sono pochissimi: Elio, Lillo e Greg e qualcun altro che tengo per me”.
Conclusione. Renzo Arbore resta un modello di umorismo e di stile, che ha insegnato all’Italia come uno sberleffo di Totò possa avere la stessa importanza di un assolo di Miles Davis.