Lo spettacolo Questa è casa mia (produzione Alessandro Blasioli in collaborazione con Dominio Pubblico) racconta, con la tecnica del teatro di narrazione, i momenti successivi al sisma de L’Aquila del 6 aprile 2009 e le scelte statali per farvi fronte. La rappresentazione deriva da un corto vincitore di diversi premi: Premio NUOVOImaie come miglior interprete maschile 2017, Miglior Corto teatrale al Festival Inventaria, Miglior Testo, Miglior Corto e Miglior Attore – II ed. Gran Premio 2.0. Questa è casa mia è il racconto della sventurata storia di una famiglia aquilana, i Solfanelli, in seguito al terremoto; è la storia dell’amicizia tra Paolo Solfanelli e il suo inseparabile compagno Marco, travolta anch’essa dalla potenza della natura e dall’iniquità dell’uomo.
Ci racconti la genesi di questo progetto?
Lo spettacolo Questa è casa mia nasce dal mio primo corto di narrazione intitolato A Vostra completa disposizione!, creato durante uno stage accademico nel 2014; vinti i primi premi e riconoscimenti e spinto dal riscontro positivo che il corto ha ricevuto dal pubblico di festival e concorsi a cui ho partecipato, ho approfondito l’argomento per 2 anni, facendo ricerca di documentazione e interviste in loco e debuttando nel 2017 presso il Teatro India di Roma, in occasione di Dominio Pubblico, festival dove ho ricevuto il Premio Miglior Interprete Maschile.
Quali sono i punti di forza dello spettacolo? Perché è da vedere?
Ho creato Questa è casa mia come uno spettacolo di denuncia civile con il preciso intento di riportare ciò che gli aquilani hanno visto e sentito; verità scomode non raccontate dai mass media, mascherate sotto una forte storia d’amicizia scalfita dall’evento tellurico, ma soprattutto dalla gestione del post sisma. Uno dei punti di forza di questo spettacolo – e lo dico con tristezza – è sicuramente quello di essere, a 9 anni dalla tragedia, tuttora attuale; inoltre, vista la gravità dell’argomento trattato, l’ho scritto in modo tale che vi fossero continuamente quelli che chiamo “ascensori emozionali”: a momenti drammatici seguono rotture comiche, divagazioni e lazzi da commedia, che lasciano liberare lo spettatore dalla tensione accumulata con risate, ora amare, ora gioviali. Consiglierei di vedere Questa è casa mia perché in uno dei paesi europei a più alto rischio sismico la domanda non è se riaccadrà’, ma quando. Nonostante questa consapevolezza, ad oggi non è stata varata una legge che possa impedire la speculazione e il giro di affari sporchi che caratterizza tutte le situazioni d’emergenza sismica del Bel Paese; Questa è casa mia tenta di porre rimedio a questa grave mancanza.

Cosa significa per te andare in scena a New York?
È la prima volta che sorvolo l’Atlantico e che metto piede negli Stati Uniti e non sto più nella pelle: New York è sempre stata LA città dei sogni (anch’io non sono stato risparmiato dal cosiddetto American Dream); essere nella Grande Mela ed avere la possibilità di mostrare ad un pubblico davvero straniero il proprio lavoro è una soddisfazione immensa, complice anche il fatto che è davvero tutta farina del mio sacco; per questa occasione ringrazio sinceramente il festival In Scena! NY. Sarà molto interessante leggere le reazioni di un pubblico “lontano” dai fatti narrati. Non vedo l’ora!
Cosa vuoi trasmettere al pubblico con il tuo monologo?
Al pubblico italiano voglio mostrare come sia stata realmente gestita la ricostruzione – adesso in lento svolgimento – e la gestione dell’emergenza, e quanto si è speculato verbalmente ed economicamente su morti e su d’una tragedia collettiva, sottolineando la necessità di reagire ad ingiustizie del genere, per evitare che si facciano in futuro gli stessi sbagli; a quello americano voglio raccontare uno spaccato reale e verace della mia terra che possa ben rappresentare la tragica situazione politica ed etica che abbiamo affrontato.
Da abruzzese deve essere ancor più difficile raccontare quel giorno. Quanto c’è di autobiografico nello spettacolo?
C’è molto di autobiografico, a iniziare dall’amicizia fra Paolo e Marco, trasposizione del rapporto fraterno fra me ed Antonio, aquilano; la volontà di raccontare questa storia è nata dal reale ed effettivo scoramento che notai nei suoi occhi quell’estate del 2009; vedere un sedicenne con lo sguardo perso nel vuoto, senza più voglia di far nulla…l’apatia causata dal crollo di tutte le sicurezze, spazzate via in soli 32 secondi, la casa, la famiglia, gli amici, la città…Non è affatto una condizione semplice, anche solo a pensarla. Da tutto ciò è derivato quel senso di impotenza che mi ha spinto successivamente a scrivere di una tragedia allo stesso tempo privata e nazionale. Altro punto autobiografico è Silvi la città della costa abruzzese dove si svolge la prima parte della vicenda e dove ho effettivamente passato tutte le estati della mia infanzia ed adolescenza; nello spettacolo poi faccio riferimento alla Solenne Processione del Venerdì Santo di Chieti, altro forte punto autobiografico: “il canto intonato per tre volte in direzione della città smembrata dalla furia della Terra” è accaduto davvero, così come la differenza fra “ospiti” e “clienti” dell’hotel… insomma: personaggi grotteschi a parte, è purtroppo tutto vero.
Cosa ne pensi del teatro civile in Italia?
Credo che il teatro civile in Italia sia un ottimo modo per raccontare il nostro Bel Paese; se al cinema e su Netflix impazzano realtà come Gomorra e Suburra, che mostrano il lato peggiore della nostra società, allo stesso modo il teatro civile deve far luce sui molti problemi che attanagliano la nostra nazione. Credo che al giorno d’oggi manchi il saper riflettere con coscienza: le nuove tecnologie, il bombardamento di informazioni a cui siamo sottoposti ogni giorno, ci impediscono di soffermarci col pensiero su questioni importanti che andrebbero invece protestate, discusse, analizzate, affrontate e risolte; questo il compito fondamentale del teatro civile in Italia: renderci permeabili e compatire (dal latino compăti, soffrire insieme) per evitare che tragedie efferate ci scivolino addosso come se nulla davvero ci importasse.
Questa è casa mia andrà in scena al College of Staten Island il 9 maggio alle ore 16 e presso la Casa Italiana Zerilli- Marimò l’11 maggio alle ore 20.
Per maggiori informazioni: InScena!